C'era un ragazzo che forse non amava né i Beatles né i Rolling
Stones, pur facendo parte di quell'età e di quella stagione
politica che cantava con Joan Baez contro la guerra nel Vietnam.
Era un ragazzo che aveva deciso di portare avanti la sua guerra
personale contro la mafia. Una guerra senza tregua e condotta con
coraggio indomito fin dentro la sua stessa famiglia, persino nei
confronti di suo padre, contro i boss mafiosi e gli intrallazzi e
i malaffari dell'amministrazione locale con la mafia.
Peppino Impastato, nato a Cinisi il 5 gennaio
1948, in
un paesazzo a quaranta chilometri da Palermo dove dominava la
banda di don Tano Badalamenti, sarebbe stato completamente solo in
quella guerra condotta attraverso le onde di Radio Aut, se non
fosse stato per l'appoggio incondizionato e l'amore sconfinato di
sua madre Felicia.
Un ragazzo solo contro la mafia e contro la speculazione edilizia
che stava già allora devastando quel pezzo di costa ovest che una
volta si chiamava Cala Rossa e che sprofondava nel mare "color del
vino", dove da ragazzi si andava a pescare a mani nude polipi e
ricci.
Un ragazzo solo contro tutti, in quel paesazzo di mafiosazzi, che
aveva deciso di candidarsi al consiglio comunale per controllare
da vicino quello che andavano facendo i membri della commissione
edilizia che, alle cinque della sera, come cantava una canzone che
Peppino mandava sempre in onda a quell'ora, decidevano come
spartirsi la torta di cemento che andava colando sulla costa e in
quel pezzo di territorio tra l'aeroporto di Punta Raisi e quella
che sarebbe diventata, di lì a poco, Città del Mare, la città
turistica delle cooperative rosse e dell'Unipol.
Un ragazzo solo contro tutti, che la mafia decise di ammazzare in
modo "esemplare" quando aveva 29 anni quattro mesi e tre giorni,
in una notte già arroventata dallo scirocco. Ché quelli erano
tempi e quello era un paese dove o eri mafioso o eri morto. E
infatti i sicari mandati da Badalamenti "Tano Seduto", come lui lo
sfotteva, la notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978 lo prelevano
all'uscita da Radio Aut, lo caricano sulla sua utilitaria e lo
portano di forza in località "Feudo". Lì lo legano ai binari della
linea ferroviaria Palermo-Trapani che faranno saltare con il
tritolo per un tratto, in modo da simulare un attentato a opera
degli "estremisti di sinistra", ovvero dello stesso Peppino
Impastato, facendolo passare, com'era avvenuto qualche anno prima
con Giangiacomo Feltrinelli ai piedi di un traliccio, per un
terrorista saltato in aria mentre preparava il sabotaggio della
ferrovia o, nel migliore dei casi, per un pazzo suicida.
Sarà quella la versione sùbito accreditata, meglio "abbracciata",
dai carabinieri chiamati sul posto dal conducente del treno che
nel cuore della notte, tra l'una e le due, si era accorto dei
binari divelti e dei resti umani sparsi attorno. Una versione
seguita da lunghi mesi di "oscuramento", anche perché nella stessa
data era stato ritrovato a Roma in via Caetani il cadavere del
presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, assassinato dalle
Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia e dopo il sequestro con
l'uccisione della scorta in via Fani.
Quello era il clima, e in quel clima far passare Peppino per un
esaltato, un pazzo, un brigatista - lui che aveva rinnegato
l'appartenenza a una famiglia mafiosa e a una comunità
democristiana per approdare prima nelle file del Psiup, poi a
Lotta Continua con Mauro Rostagno (ammazzato davanti alla Comunità
Saman a Trapani) e infine a Democrazia Proletaria - era stato
estremamente facile.
Sicché per molti mesi, per anni - se non fosse stato per la voce
solitaria della madre e del fratello Giovanni, e dei pochi
compagni che nemmeno per un momento hanno creduto alla versione
ufficiale e che hanno continuato a gridare nel deserto - le
istituzioni hanno fatto finta di niente e solo dopo un tempo
infinito - grazie all'istruttoria del procuratore Rocco Chinnici
(ucciso con un'autobomba nel luglio dell'83) e del suo successore
Antonino Caponnetto, che intuì nell'uccisione di Peppino la mano
mafiosa - si sono fatte carico di riaprire il caso e di scoprire i
killer e i mandanti.
Molto tempo dopo, l'11 aprile 2002, come sappiamo, per quel
delitto il boss Tano Badalamenti, nel frattempo rinchiuso in un
carcere americano, verrà condannato all'ergastolo. E sarà quello
il momento dell'orgoglio della madre Felicia Bartolotta e del
fratello Giovanni, ma anche di un intero paese che per anni aveva
sbeffeggiato quel suo figlio "diverso" e lo aveva lasciato
colpevolmente solo di fronte a un destino segnato dall'omertà e
dall'obbedienza mafiosa.
In questi giorni a Cinisi Terrasini e Partinico si è celebrata una
solenne commemorazione organizzata dalla Cgil Sicilia e dal Centro
siciliano di documentazione guidato da Umberto Santino, con molte
iniziative che hanno coinvolto la scuola media di Cinisi - che ha
presentato un progetto per lo studio della storia della mafia e
dell'antimafia e per la costruzione di un memoriale-laboratorio
intestato a Giuseppe Impastato - e l'intero paese, che ha
partecipato a una rappresentazione teatrale nell'atrio del Comune
di Cinisi dal titolo emblematico di "Nel nome del figlio", tratta
dal libro di Felicia Bartolotta "La mafia in casa mia".
E ancòra, un'iniziativa del Forum antimafia su "le radio libere e
l'anomalia di Radio Aut" e, ieri mattina, un convegno della Cgil
su "Sindacato e società civile nella lotta contro la mafia" hanno
preparato la visita del presidente della Commissione parlamentare
antimafia Francesco Forgione e del vicepresidente Giuseppe Lumia,
che hanno piantato "un albero per Peppino" nel corso di una
manifestazione organizzata dalla cooperativa sociale Noe, che si è
conclusa con una fiaccolata partita dalla sede di Radio Aut a
Terrasini e arrivata alla Casa della Memoria di Cinisi intestata a
"Felicia e Peppino Impastato", dove a fine serata ha parlato il
fratello Giovanni a nome del Forum sociale antimafia. Per non
dimenticare Peppino. Per non dimenticare che la lotta alla mafia o
la fa la società civile oppure è una guerra persa.
Gemma Contin
articolo tratto da
Liberazione.it
10/05/2007 |