Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" - Partinico (PA)                         

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Droghe, disobbedienza civile di Regioni e antiproibizionisti

Disobbedienza civile e abrogazione della nuova legge sulle droghe approvata ieri al Senato. Già prima dell'approdo alla Camera il ddl Fini-Giovanardi ha scatenato le proteste del movimento antiproibizionista che ora chiede all'Unione e alle Regioni di contrastare in tutti i modi l'applicazione del provvedimento.

Per i primi, c'è tempo fino alla seconda metà di febbraio, quando i cartelli antiproibizionisti "Non incarcerate il nostro crescere" e " ConFini zero", che riuniscono centinaia di organizzazioni nazionali dei servizi pubblici e del privato sociale, dei sindacati, dell'associazionismo, degli operatori della giustizia, torneranno ad incontrarsi.

Per i secondi, il passo è già stato fatto: il coordinamento degli assessorati alla Sanità delle Regioni, guidato dall'assessore toscano Enrico Rossi, aveva già espresso la sua contrarietà al ddl Fini, contenuta in un documento inviato alla conferenza governativa sulle droghe di Palermo. Sempre il coordinamento delle Regioni aveva inoltre palesato la possibilità di impugnare il provvedimento perché «concorrente all'organizzazione della Sanità», di loro competenza, e in alcuni casi addirittura la non applicabilità del decreto soprattutto per quel che attiene alla attribuzione delle certificazioni.

E quindi, mentre proprio in "zona Cesarini", An riesce a portare a casa un successo da sbandierare al proprio elettorato, con buona pace della stragrande maggioranza della popolazione, il movimento antiproibizionista affila le armi e non demorde.

«E' ora che tutti si assumano le loro responsabilità» ha ammonito Riccardo de Facci, responsabile tossicodipendenze del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca). A preoccupare sono le ricadute sul sistema di questo provvedimento. «Attraverso una legge nazionale - spiega de Facci- viene sancita la possibilità, per le strutture private di certificare lo stato di tossicodipendenza. L'organizzazione che prende in carico la persona è la stessa che decide chi si trova in tale situazione: insomma, un chiaro conflitto di interessi. Chi tutelerà, in questo caso, l'interesse pubblico e il controllo della spesa?». Di legge «illiberale violenta che va contro i giovani e le famiglie» ha invece parlato Patrizio Gonnella presidente di Antigone: «Con l'equiparazione di tutte le droghe, giovani incensurati che fanno uso di marijuana o hashish rischiano decenni di galera. «I consumatori di droghe leggere - aggiunge Gonnella - sono trattati molto peggio dei cocainomani». Il testo equipara tutti i tipi di droga e prevede la reclusione da 6 a 20 anni e la multa da 26 mila a 260 mila euro per chi "coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa, consegna" sostanze stupefacenti (comprese nella Tabella I, ancora da definire). Scompare la definizione attuale di dose minima che sarà decisa di imperio dal ministro della Salute. Innalza la soglia dei 4 anni a 6 per le condanne cui sono previste misure alternative al carcere, legalizza il lavoro coatto come "percorso di recupero" nelle strutture private Al presidente di Antigone, associazione da anni attiva sul fronte dei diritti dei detenuti, non poteva non preoccupare anche l'aspetto carcerario: «Questo provvedimento legalitario e liberticida, acuisce le pene. Se i detenuti tossicodipendenti oggi sono circa 17mila, dopo la legge Fini-Giovanardi si andranno a moltiplicare aggravando ancora di più l'emergenza nelle carceri».

Gli ha fatto eco Franco Corleone, presidente di Forum droghe che ha avvertito: «Oggi in carcere ci sono 60 mila detenuti: un anno di applicazione delle nuove norme in materia di tossicodipendenza farà lievitare il numero di 20 -30 mila unità, rendendo la situazione esplosiva».

Antiproibizionisti.it attraverso il suo segretario Marco Contini se la prende con tutti. Ovviamente con il presidente del Consiglio, primo firmatario del provvedimento che «ha ucciso lo stato di diritto del nostro paese», poi con gli alleati del centro destra «che in blocco si sono schierati con Berlusconi, compreso il ministro Martino da sempre dichiaratamente antiproibizionista». Infine con il segretario dei Ds Piero Fassino «che irresponsabilmente ha acconsentito al prolungamento dei lavori parlamentari» e con le forze del centro sinistra «che per mesi hanno taciuto sulla gravità di questo provvedimento di legge». E mentre i Giovani comunisti, hanno minacciato «dura battaglia in tutto il Paese», l'Unione degli studenti universitari ha auspicato azioni di disobbedienza e la diffusione di un prontuario «da utilizzare in caso di perquisizioni selvagge e caccia allo spinello, al quale verrà data la più ampia diffusione nelle scuole». Aspre critiche anche dal fronte sindacale che attraverso Sandro Del Fattore e Giuseppe Bortone della Cgil, ha messo in guardia «sulla competizione selvaggia che si scatenerà attraverso l'equiparazione del pubblico e privato sociale nel campo delle comunità di recupero. Una competizione al ribasso - fanno sapere in una nota - che spingerà sempre più allo sfruttamento i lavoratori dei centri e allo scadimento del servizio per gli utenti». Per la prossima settimana è prevista una riunione dei soggetti aderenti al Movimento di massa antiproibizionista (Mdma) che riunisce sindacati, centri sociali e partiti per fissare i «tempi e i modi» della protesta, che ovviamente avrà inizio in contemporanea con l'ultimo passaggio istituzionale, del provvedimento, alla Camera.

di Giuliano Rosciarelli "Liberazione" del 27/01/2006