Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" - Partinico (PA)                         

Circolo di Partinico

FEBBRAIO 2006 #1

Sommario:

50 anni fa lo sciopero alla rovescia

Mafia e politica. Un intreccio collaudato.

Cambiamo il nome al Liceo Scientifico

Ripristinare il servizio di controllo del traffico al Liceo Scientifico

Il capogruppo della Margherita e la Consulta Giovanile

La vignetta

 

50 anni fa …Un esempio di azione diretta

 nonviolenta come strategia di lotta politica:

 "Lo sciopero alla rovescia"

Il 2 febbraio scorso è ricorso il 50° anniversario dello sciopero alla rovescia che poneva all’attenzione del Paese le condizioni di vita dei lavoratori del profondo Sud che chiedevano, ad uno Stato assente e sordo, soltanto d’avere il diritto al lavoro sancito dall’art. 4 della Costituzione. Danilo Dolci, uomo di pace, insieme ai nostri compagni comunisti Turiddu Termini, prestigioso dirigente della Camera del Lavoro, Ignazio Speciale, Ciccio Abbate e Tanino Ferrante e a decine di lavoratori disoccupati iniziavano il cosiddetto sciopero alla rovescia che ponevano anche  una grande questione politica e cioè il principio della disobbedienza civile quando le leggi dello Stato sono inique e quindi ingiuste. Su quell’evento Danilo Dolci scrisse: 

 "Un giorno del novembre scorso, vicino a casa nostra, nel quartiere di Spine Sante di Partinico, morì una bambina di 5 mesi, - che pesava due chili e duecento grammi, - buttando fuori tutte le budella. Morì perché la famiglia non aveva potuto assisterla e non era stata ricoverata in tempo… Questo non è un episodio, un fatto isolato. A Partinico casi simili succedono spesso: la stessa Opera Maternità e Infanzia documenta con statistiche ufficiali che la percentuale della mortalità infantile è dell'8,7 per cento... Abbiamo rivolto diversi appelli al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, a tutti i deputati e a tutti i senatori. Anche ad altre autorità abbiamo rivolto appelli per chiedere soprattutto lavoro, scuola per i ragazzi e assistenza ai figli dei condannati. Sapevamo che troppo pericolo presentava la situazione: negli ultimi due anni, sedici sono stati i delitti nella zona di Partinico, fra uccisioni e suicidi.

Per tale situazione noi abbiamo mandato alla stampa e alle autorità documentazioni e appelli con la fiducia che le cose cambiassero. Ma le cose non cambiarono.. Noi non volevamo che la gente andasse a rubare o commettesse delitti. Cosa potevamo fare? La popolazione faceva pressione perchè si trovasse una soluzione, un rimedio.Così per la prima volta siamo andati sulla trazzera vecchia detta di Valguarnera, a due chilometri da l'abitato. Una strada tutta rovinata. A causa dei sassi scombinati e delle buche non potevano passare i carri, e la gente chiedeva che venisse aggiustata. non intendevamo disfare quella strada: volevamo, potevamo aggiustarla. Il commissario di pubblica sicurezza comandò di tornare a casa, promettendo che il lavoro sarebbe arrivato, e noi quella volta ritornammo...Così quel giorno tornammo a casa e, dopo aver parlato coi disoccupati e con le loro famiglie, preparai il testo per la televisione...esponevo il nostro proposito, le nostre esigenze : non abbandonare a se stessa la popolazione, tornare a lavorare sulla trazzera vecchia, per esempio. Tornarci in modo pacifico ma pienamente consapevole; senza alcun disordine ma tornare, per lavorare, e duramente. Riattare quella trazzera, metterla in condizione di essere transitata; fare insomma un lavoro vero, generoso, anche per rendere palese che anche a Partinico c'è una grande ricchezza, il lavoro; che le braccia non mancano al possibile miracolo di cambiare la faccia di quella terra...Si era deciso di stare a digiunare per un'intera giornata. Un digiuno collettivo proprio per significare che le cose del mondo non possono cambiare al meglio senza meditare insieme, senza purezza, senza sacrificio. Noi ci riunivamo per meditare cosa si sarebbe potuto fare per cambiare il nostro piccolo mondo..."

Lo sciopero alla rovescia si concluse con l'arresto di tutti gli attori dell'azione dopo un susseguirsi di contatti, comunicati e interventi delle forze dell’ordine che impedivano lo svolgersi dell’azione accusando i partecipanti di possedere armi (intendendo con esse gli strumenti da lavoro degli abitanti di Partinico). Il gruppo era sempre più motivato al compiersi dell’azione di lavoro sulla trazzera. Ciò doveva rappresentare il potere dei cittadini di ricostruire le loro possibilità di sviluppo attraverso la volontà e il lavoro collettivo. Nelle varie fasi dello sciopero furono coinvolti non solo gli organi di stampa, alcuni programmi televisivi ma anche numerosi personaggi impegnati per la mobilitazione sociale al fine di costruire la pace attraverso metodi nonviolenti di gestione del conflitto. Lo sciopero alla rovescia si può considerare la prima vera azione diretta nonviolenta nella storia italiana. Danilo Dolci è stato il primo a diffondere l'idea della nonviolenza come consapevolezza del potere di combattere la violenza sia diretta che strutturale attraverso strategie di gestione creativa dei conflitti.  Il Partito della Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti/e oggi rendono onore a quei compagni che 50 anni orsono nel silenzio di tanti, a volte coperti anche dal disprezzo dei sepolcri imbiancati e con l’ostilità palese di una Chiesa locale bigotta e conservatrice, segnavano con forza la strada da intraprendere per l’emancipazione delle classi lavoratrici.

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Mafia e politica. Un intreccio collaudato

La due giorni appena conclusasi a Palermo il 27 e 28 gennaio, dal Titolo “Istituzione, Società civile e poteri criminali”, organizzata dal Partito della Rifondazione Comunista, getta un fascio di luce sulla secolare questione mafiosa e meridionale. Un fascio di luce che a fatica cerca di illuminare il torbido e oscuro intreccio tra nuove mafie, vecchi e nuovi partiti dell’affarismo, e soprattutto sul tessuto sociale ed economico della nostra realtà isolana, ormai alla deriva. Ma parlare di mafia oggi appare sempre più difficile, non fosse altro per l’oscurantismo che i soliti golpisti della democrazia sono riusciti a perpetrare. Oscurantisti e contro-informatori della verità che dovrebbero essere già archiviati da un pezzo ma …. si sa, a volte ritornano. O meglio, forse non se ne sono mai andati. Tutti in fila per non amareggiare il potente di turno. Ha ragione Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della Sera, quando alla prima giornata del dibattito esordisce dicendo che tutti i golpe cominciano prendendo le tv, sottomettendo i giornali, controllando le informazioni. Che i siciliani si siano stancati di sentir parlare di mafia e antimafia ? Magari si fossero stufati! Qualora se ne parlasse in giro per il palinsesto televisivo, tranne qualche distinguo, tutto tace. E quando finalmente si cerca di parlare di mafia e di politica subito dai soliti noti si rivendicano trasmissioni di riparazione (vedi il caso Report), per non “smerdare” il buon nome dell’isola ormai colante a picco che prende il nome di Sicilia. La Sicilia e i siciliani non tutta e non tutti mafiosi e delinquenti per tendenza. La Sicilia e i siciliani sicuramente nelle grinfie di una lobby politico mafiosa che ormai sta succhiando quel po’ di sangue incontaminato che scorre nelle vene nostre. Siciliani onesti e snobbati dal governo nazionale e regionale, di centro-destra. E come fare per non parlare proprio di centro , di centro-destra, che in Sicilia ha preso, nelle scorse elezioni politiche del 2001 tutti i 61  seggi disponibili. Come non parlare del fatto che più della metà dei deputati all’Assemblea Regionale Siciliana ha problemi di mafia e corruzione. A cominciare da quel faccione tondo tondo di Totò Cuffaro, passando dallo scandalo delle talpe nella Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, fino ad arrivare ai nostri “beniamini del lavoro” che a Partinico, come l’onorevole Salvatore Cintola, hanno un serbatoio di voti non indifferenti. Storie di mafia vecchie e nuove. Storie di consigli comunali sciolti perché ormai Cosa Nostra né aveva fatto il suo personale salotto degli affari.Storie come quelle del Sindaco di Roccamena, Salvatore Gambino eletto nelle file del centro-destra, arrestato insieme agli imprenditori Diesi e Bartolomeo Cascio, il boss del mandamento. Tutti, o quasi, uomini di quel partito dell’UDC, erede della Democrazia Cristiana, che in Italia e in Sicilia, è stata la cabina di regia di truci scandali e speculazioni a vasto raggio. Quell’UDC del presidente Totò Cuffaro già rinviato a giudizio anche per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, per avere appunto favorito il boss di Brancaccio Guttadauro, quell’UDC dell’onorevole Salvatore Cintola, assessore al bilancio nella giunta regionale, anch’egli coinvolto in indagini giudiziari per mafia, poi archiviate perché le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia non ebbero riscontro. E quando il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso suggerisce di non candidare personaggi noti agli inquirenti perché indagati per associazione mafiosa, da quel partito che sembra essere sempre più il braccio politico di cosa nostra, un autorevole esponente della vecchia guardia, sempre quell’assessore al bilancio l’onorevole Salvatore Cintola, dichiara che dall’indagini al suo carico si sente addirittura rafforzato. E così come si sciolgono consigli comunali perché non proporre lo scioglimento dell’UDC per infiltrazioni mafiose, che ormai sono diventate in questo partito vere e proprie metastasi (così come avviene in altre nazioni europee per infiltrazioni criminali e terroristiche)? Altro che codice etico. Sempre più c’è bisogno di sentire un’altra parola magica che a tanti fa paura, che a tanti provoca sdegno. Rivoluzione culturale, ora e subito.Prima che sia troppo tardi.  Compito invece del nostro Partito sta nell’impegno a cancellare, nell’auspicio di una vittoria elettorale, sia la controriforma dell’ordinamento giudiziario che punta alla sottomissione dei giudici sia le leggi nefaste, volute dal centro-destra, che hanno favorito le mafie, come il cosiddetto “scudo fiscale” , o la legge “obiettivo” e tutte le norme di liberalizzazione rispetto ad ogni vincolo, regola, controllo nell’esecuzione delle opere pubbliche così come nella circolazione dei capitali. 

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Cambiamo il nome al Liceo Scientifico

Il 27 gennaio, come avviene da qualche anno, si è svolta la giornata della memoria della shoah che vede le scuole di Partinico impegnate ad organizzare iniziative per ricordare le vittime dei campi di sterminio. Anche quest’anno il Liceo Scientifico “Santi Savarino” ha reso liberi gli studenti di potersi esprimere come meglio credessero. I ragazzi hanno risposto positivamente a questo stimolo e hanno partecipato proponendo la lettura di alcuni componimenti, la visione di video e musica. Purtroppo, non tutti i ragazzi sanno chi sia stato veramente Santi Savarino: quest’intellettuale è stato tra quelli che hanno firmato le dieci leggi razziali proposte dal regime fascista. Le leggi razziali in Italia furono promulgate nel 1938 sul modello di quelle tedesche. Queste privarono circa 40.000 ebrei italiani dei diritti civili e politici e ne condannarono molti alla deportazione nei campi di concentramento. Queste leggi stabilivano che gli uomini erano suddivisi in razza biologicamente parlando. Quindi, poiché la razza ebrea era considerata inferiore non poteva trovarsi nel territorio italiano. Inoltre, era severamente proibito che si celebrassero matrimoni tra italiani e persone che appartenessero ad una razza extra-europea perché il carattere puramente europeo degli italiani si sarebbe alterato dall’incrocio con qualsiasi razza portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani. Santi Savarino, nel 1938, ha sottoscritto queste leggi, assieme ad altri scienziati e intellettuali del tempo, e a lui, ad oggi, è intestato il Liceo Scientifico di Partinico. Tutto ciò è assurdo! Provando anche a giustificarlo, perché magari si è trovato in un contesto per niente facile, lui non ha comunque fatto niente per opporsi, quindi non meriterebbe che un liceo gli fosse intestato. Ci sono moltissime persone che meriterebbero un onore simile, perché nella loro vita si sono battuti per valori importanti e giusti e che sono morti per potarli avanti. Per esempio Giuseppe La Franca, che si è opposto alle prepotenze della mafia pagando questo suo gesto con la vita. O magari Peppino Impastato: tanto si parla di lui, ma realmente nessuno gli ha mai intestato qualcosa nel nostro paese. Solo il nostro circolo porta il nome di Peppino Impastato. Per questo, come in passato, ci impegneremo affinché venga cambiato il nome al Liceo Scientifico, in modo da rendere giustizia alle vittime causate dalle leggi razziali.

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Ripristinare il servizio di controllo del traffico al Liceo Scientifico

Con una nota inviata al sindaco lunedì 30 gennaio, il nostro Partito, che ormai da tempo ha preso a cuore i problemi del Liceo Scientifico di Partinico, ha chiesto il ripristino del servizio di controllo del traffico da parte dei vigili urbani presso l’istituto scolastico. Dopo qualche giorno apprendiamo da un’intervista dell’assessore Nino Lo Cascio  rilasciata ai microfoni di Telejato che il tratto di strada che costeggia il Liceo, dove ogni mattina si formano lunghe code con pericoli di incidenti, e quindi la messa in pericolo dell’incolumità degli studenti, non è di competenza del comune di Partinico ma della Provincia e che comunque, vista la carenza di personale, si dava la precedenza alle scuole elementari e medie. Questa risposta non ci ha soddisfatto per niente e per questo ci attiveremo per proporre delle soluzioni a questo problema, come per esempio stipulare convenzioni con associazioni che svolgono attività di protezione civile per regolare il traffico davanti le scuole, così come avviene in molti paesi e città, in modo da alleggerire il lavoro dei vigili urbani di Partinico. Di seguito riportiamo la nota inviata al Sindaco Giuseppe Motisi.

“Com’è a sua conoscenza quotidianamente, e negli orari d’ingresso e d’uscita degli alunni del Liceo Scientifico di Partinico, la condizione del traffico nel tratto di strada attualmente interessato, e cioè dall’ingresso al Liceo  al rifornimento di benzina nei pressi , è tale da provocare ingorghi, proteste dei genitori e dei cittadini di transito. A detta degli studenti nel precedente anno scolastico all’orario d’ingresso degli studenti (8,00/8,30) e d’uscita (13,15) dirigeva il traffico in quella zona un Vigile Urbano del nostro Comune. Dall’inizio dell’anno scolastico questo servizio utile ed importante non é stato più ripristinato. Il nostro partito Le chiede il ripristino del servizio al fine di assicurare un minimo d’ordine in quella zona e negli orari indicati.”

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Il capogruppo della Margherita e la Consulta giovanile

Com’è possibile che un gruppo consiliare, quello della Margherita, nel momento in cui il Consiglio comunale era chiamato, Giovedì 2 febbraio u.s., all’approvazione del Regolamento che istituisce la Consulta giovanile e fortemente voluta dall’attuale maggioranza di Governo della città, fa mancare volutamente il numero legale vanificando mesi di lavoro di una Commissione consiliare che aveva licenziato, all’unanimità, il testo della Consulta stessa? E’ possibile se pensiamo che il Gruppo della Margherita, d’accordo con Alleanza Nazionale, pretendeva di fare passare la sua linea che vedrebbe la Consulta composta da soggetti non nominati da organismi associativi, come vuole la maggioranza del Consiglio, ma scelti attraverso il metodo dell’elezione diretta, di fatto escludendo molte realtà dell’associazionismo e non. E allora siccome la maggioranza va in altra direzione si tenta disperatamente di utilizzare lo strumento sconnesso del far mancare la validità e… ”muoia Sanzone con tutti i Filistei”. Perché il Gruppo della Margherita vanifica il lavoro della Commissione, stoppa la volontà dell’Amministrazione che è quella di dotarsi di un organismo giovanile seppur consultivo e insiste così tanto su tale linea? E’ una questione di principio? E’ il volere manifestare un particolare attaccamento al sistema della elettività e quindi d’essere più democratici degli altri, oppure c’è dell’altro? Noi non sappiamo quale sia l’intendimento VERO di questo Partito perché non intendiamo fare dietrologia. Fatto è, però, che ormai ad ogni Consiglio comunale si verifica sempre più palesemente una divisione verticale all’interno dei consiglieri comunali che fanno riferimento ai Partiti e Liste che compongono il Governo della città. E ciò che appare evidente è il fatto che il Gruppo della Margherita pare che non preoccupi più di tanto degli effetti devastanti che, a lungo andare, possono provocare una situazione che si trascina ormai da troppo tempo. Responsabilità gravi, sia chiaro, vanno divisi tra tutti senza nessuno escluso. Sicuramente discutibile e di cattivo gusto, però, appare il tentativo di trasferire su altri le responsabilità delle divisioni (è, questa, una caratteristica del capogruppo della Margherita)senza chiedersi se, invece, tali responsabilità non coinvolgano pesantemente il suo Gruppo se non altro in relazione alla sua maggiore consistenza numerica. Il Consigliere Di Trapani l’ha fatto, come in altre occasioni, in una emittente locale (Telejato) e a noi è apparso come quel generale hitleriano che mentre Berlino crollava sotto il forte bombardamento alleato lui si faceva apparecchiare da un solerte cameriere una tavola imbandita come se nulla lo turbasse.  Per quel che ci riguarda, in mancanza di un confronto precedente (su questo come su altre importanti cose) con tutte le forze del centro sinistra, restiamo fermi nelle nostre posizioni: la Consulta, almeno nella sua prima fase di carattere sperimentale, va composta su indicazione dei rappresentanti dell’Associazionismo locale a tutti i livelli, Partiti compresi, e dalle scuole.. E’ un modo per dare il via ad un’esperienza che potrebbe sicuramente, nel suo divenire, richiedere degli aggiustamenti sostanziali. Dopo, però, non certo prima.

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"Odio gli indifferenti, perché mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime...... Vivo. Sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." 

Antonio Gramsci (Scritti Giovanili)

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