Sommario:
50 anni
fa lo sciopero alla rovescia
Mafia e
politica. Un intreccio collaudato.
Cambiamo il nome al Liceo Scientifico
Ripristinare
il servizio di controllo del traffico al Liceo Scientifico
Il capogruppo
della Margherita e la Consulta Giovanile
La vignetta
50 anni fa …Un
esempio di azione diretta
nonviolenta come strategia di lotta politica:
"Lo sciopero alla rovescia"
Il 2
febbraio scorso è ricorso il 50° anniversario dello sciopero alla
rovescia che poneva all’attenzione del Paese le condizioni di vita
dei lavoratori del profondo Sud che chiedevano, ad uno Stato assente
e sordo, soltanto d’avere il diritto al lavoro sancito dall’art. 4
della Costituzione. Danilo Dolci, uomo di pace, insieme ai nostri
compagni comunisti Turiddu Termini, prestigioso dirigente della
Camera del Lavoro, Ignazio Speciale, Ciccio Abbate e Tanino Ferrante
e a decine di lavoratori disoccupati iniziavano il cosiddetto
sciopero alla rovescia che ponevano anche una grande questione
politica e cioè il principio della disobbedienza civile quando le
leggi dello Stato sono inique e quindi ingiuste. Su quell’evento
Danilo Dolci scrisse:
"Un
giorno del novembre scorso, vicino a casa nostra, nel quartiere di
Spine Sante di Partinico, morì una bambina di 5 mesi, - che pesava
due chili e duecento grammi, - buttando fuori tutte le budella. Morì
perché la famiglia non aveva potuto assisterla e non era stata
ricoverata in tempo… Questo non è un episodio, un fatto isolato. A
Partinico casi simili succedono spesso: la stessa Opera Maternità e
Infanzia documenta con statistiche ufficiali che la percentuale
della mortalità infantile è dell'8,7 per cento... Abbiamo rivolto
diversi appelli al Presidente della Repubblica, al Presidente del
Consiglio, a tutti i deputati e a tutti i senatori. Anche ad altre
autorità abbiamo rivolto appelli per chiedere soprattutto lavoro,
scuola per i ragazzi e assistenza ai figli dei condannati. Sapevamo
che troppo pericolo presentava la situazione: negli ultimi due anni,
sedici sono stati i delitti nella zona di Partinico, fra uccisioni e
suicidi.
Per tale situazione noi abbiamo mandato alla stampa e alle autorità
documentazioni e appelli con la fiducia che le cose cambiassero. Ma
le cose non cambiarono..
Noi
non volevamo che la gente andasse a rubare o commettesse delitti.
Cosa potevamo fare? La popolazione faceva pressione perchè si
trovasse una soluzione, un rimedio.Così per la prima volta siamo
andati sulla trazzera vecchia detta di Valguarnera, a due chilometri
da l'abitato. Una strada tutta rovinata. A causa dei sassi
scombinati e delle buche non potevano passare i carri, e la gente
chiedeva che venisse aggiustata. non intendevamo disfare quella
strada: volevamo, potevamo aggiustarla. Il commissario di pubblica
sicurezza comandò di tornare a casa, promettendo che il lavoro
sarebbe arrivato, e noi quella volta ritornammo...Così quel giorno
tornammo a casa e, dopo aver parlato coi disoccupati e con le loro
famiglie, preparai il testo per la televisione...esponevo il nostro
proposito, le nostre esigenze : non abbandonare a se stessa la
popolazione, tornare a lavorare sulla trazzera vecchia, per esempio.
Tornarci in modo pacifico ma pienamente consapevole; senza alcun
disordine ma tornare, per lavorare, e duramente. Riattare quella
trazzera, metterla in condizione di essere transitata; fare insomma
un lavoro vero, generoso, anche per rendere palese che anche a
Partinico c'è una grande ricchezza, il lavoro; che le braccia non
mancano al possibile miracolo di cambiare la faccia di quella
terra...Si era deciso di stare a digiunare per un'intera giornata.
Un digiuno collettivo proprio per significare che le cose del mondo
non possono cambiare al meglio senza meditare insieme, senza
purezza, senza sacrificio. Noi ci riunivamo per meditare cosa si
sarebbe potuto fare per cambiare il nostro piccolo mondo..."
Lo
sciopero alla rovescia si concluse con l'arresto di tutti gli attori
dell'azione
dopo un susseguirsi di contatti, comunicati e interventi delle forze
dell’ordine che impedivano lo svolgersi dell’azione accusando i
partecipanti di possedere armi (intendendo con esse gli strumenti da
lavoro degli abitanti di Partinico). Il gruppo era sempre più
motivato al compiersi dell’azione di lavoro sulla trazzera. Ciò
doveva rappresentare il potere dei cittadini di ricostruire le loro
possibilità di sviluppo attraverso la volontà e il lavoro
collettivo. Nelle varie fasi dello sciopero furono coinvolti non
solo gli organi di stampa, alcuni programmi televisivi ma anche
numerosi personaggi impegnati per la mobilitazione sociale al fine
di costruire la pace attraverso metodi nonviolenti di gestione del
conflitto. Lo sciopero alla rovescia si può considerare la prima
vera azione diretta nonviolenta nella storia italiana. Danilo Dolci
è stato il primo a diffondere l'idea della nonviolenza come
consapevolezza del potere di combattere la violenza sia diretta che
strutturale attraverso strategie di gestione creativa dei
conflitti. Il Partito della Rifondazione Comunista e i Giovani
Comunisti/e oggi rendono onore a quei compagni che 50 anni orsono
nel silenzio di tanti, a volte coperti anche dal disprezzo dei
sepolcri imbiancati e con l’ostilità palese di una Chiesa locale
bigotta e conservatrice, segnavano con forza la strada da
intraprendere per l’emancipazione delle classi lavoratrici.
TOP
Mafia e politica. Un intreccio collaudato
La due
giorni appena conclusasi a Palermo il 27 e 28 gennaio, dal Titolo
“Istituzione, Società civile e poteri criminali”, organizzata dal
Partito della Rifondazione Comunista, getta un fascio di luce sulla
secolare questione mafiosa e meridionale. Un fascio di luce che a
fatica cerca di illuminare il torbido e oscuro intreccio tra nuove
mafie, vecchi e nuovi partiti dell’affarismo, e soprattutto sul
tessuto sociale ed economico della nostra realtà isolana, ormai alla
deriva. Ma parlare di mafia oggi appare sempre più difficile, non
fosse altro per l’oscurantismo che i soliti golpisti della
democrazia sono riusciti a perpetrare. Oscurantisti e
contro-informatori della verità che dovrebbero essere già archiviati
da un pezzo ma …. si sa, a volte ritornano. O meglio, forse non se
ne sono mai andati. Tutti in fila per non amareggiare il potente di
turno. Ha ragione Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della
Sera, quando alla prima giornata del dibattito esordisce dicendo che
tutti i golpe cominciano
prendendo le tv, sottomettendo i giornali, controllando le
informazioni. Che i siciliani si siano stancati di sentir parlare di
mafia e antimafia ? Magari si fossero stufati! Qualora se ne
parlasse in giro per il palinsesto televisivo, tranne qualche
distinguo, tutto tace. E quando finalmente si cerca di parlare di
mafia e di politica subito dai soliti noti si rivendicano
trasmissioni di riparazione (vedi il caso Report), per non
“smerdare” il buon nome dell’isola ormai colante a picco che prende
il nome di Sicilia. La Sicilia e i siciliani non tutta e non tutti
mafiosi e delinquenti per tendenza. La Sicilia e i siciliani
sicuramente nelle grinfie di una lobby politico mafiosa che ormai
sta succhiando quel po’ di sangue incontaminato che scorre nelle
vene nostre. Siciliani onesti e snobbati dal governo nazionale e
regionale, di centro-destra. E come fare per non parlare proprio di
centro , di centro-destra, che in Sicilia ha preso, nelle scorse
elezioni politiche del 2001 tutti i 61 seggi disponibili. Come non
parlare del fatto che più della metà dei deputati all’Assemblea
Regionale Siciliana ha problemi di mafia e corruzione. A cominciare
da quel faccione tondo tondo di Totò Cuffaro, passando dallo
scandalo delle talpe nella Direzione Distrettuale Antimafia di
Palermo, fino ad arrivare ai nostri “beniamini del lavoro” che a
Partinico, come l’onorevole Salvatore Cintola, hanno un serbatoio di
voti non indifferenti. Storie di mafia vecchie e nuove.
Storie di consigli comunali sciolti
perché ormai Cosa Nostra né aveva fatto il suo personale salotto
degli affari.Storie come quelle del Sindaco di Roccamena, Salvatore
Gambino eletto nelle file del centro-destra, arrestato insieme agli
imprenditori Diesi e Bartolomeo Cascio, il boss del mandamento.
Tutti, o quasi, uomini di quel partito dell’UDC, erede della
Democrazia Cristiana, che in Italia e in Sicilia, è stata la cabina
di regia di truci scandali e speculazioni a vasto raggio. Quell’UDC
del presidente Totò Cuffaro già rinviato a giudizio anche per il
reato di rivelazione di segreto d’ufficio, per avere appunto
favorito il boss di Brancaccio Guttadauro, quell’UDC dell’onorevole
Salvatore Cintola, assessore al bilancio nella giunta regionale,
anch’egli coinvolto in indagini giudiziari per mafia, poi archiviate
perché le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia non ebbero
riscontro. E quando il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso
suggerisce di non candidare personaggi noti agli inquirenti perché
indagati per associazione mafiosa, da quel partito che sembra essere
sempre più il braccio politico di cosa nostra, un autorevole
esponente della vecchia guardia, sempre quell’assessore al bilancio
l’onorevole Salvatore Cintola, dichiara che dall’indagini al suo
carico si sente addirittura rafforzato. E così come si sciolgono
consigli comunali perché non proporre lo
scioglimento dell’UDC per infiltrazioni mafiose, che ormai sono
diventate in questo partito vere e proprie metastasi (così come
avviene in altre nazioni europee per infiltrazioni criminali e
terroristiche)? Altro che codice etico. Sempre più c’è bisogno di
sentire un’altra parola magica che a tanti fa paura, che a tanti
provoca sdegno. Rivoluzione culturale, ora e subito.Prima che sia
troppo tardi. Compito invece del nostro Partito sta nell’impegno a
cancellare, nell’auspicio di una vittoria elettorale, sia la
controriforma dell’ordinamento giudiziario che punta alla
sottomissione dei giudici sia le leggi nefaste, volute dal
centro-destra, che hanno favorito le mafie, come il cosiddetto
“scudo fiscale” , o la legge “obiettivo” e tutte le norme di
liberalizzazione rispetto ad ogni vincolo, regola, controllo
nell’esecuzione delle opere pubbliche così come nella circolazione
dei capitali.
TOP
Cambiamo il nome al Liceo Scientifico
Il
27 gennaio, come avviene da qualche anno, si è svolta la giornata
della memoria della shoah che vede le scuole di Partinico impegnate
ad organizzare iniziative per ricordare le vittime dei campi di
sterminio. Anche quest’anno il Liceo Scientifico “Santi Savarino” ha
reso liberi gli studenti di potersi esprimere come meglio
credessero. I ragazzi hanno risposto positivamente a questo stimolo
e hanno partecipato proponendo la lettura di alcuni componimenti, la
visione di video e musica. Purtroppo, non tutti i ragazzi sanno chi
sia stato veramente Santi Savarino: quest’intellettuale è stato tra
quelli che hanno firmato le dieci leggi razziali proposte dal regime
fascista. Le leggi razziali in Italia furono promulgate nel 1938 sul
modello di quelle tedesche. Queste privarono circa 40.000 ebrei
italiani dei diritti civili e politici e ne condannarono molti alla
deportazione nei campi di concentramento. Queste leggi stabilivano
che gli uomini erano suddivisi in razza biologicamente parlando.
Quindi, poiché la razza ebrea era considerata inferiore non poteva
trovarsi nel territorio italiano. Inoltre, era severamente proibito
che si celebrassero matrimoni tra italiani e persone che
appartenessero ad una razza extra-europea perché il carattere
puramente europeo degli italiani si sarebbe alterato dall’incrocio
con qualsiasi razza portatrice di una civiltà diversa dalla
millenaria civiltà degli ariani. Santi
Savarino, nel 1938, ha sottoscritto queste leggi, assieme ad altri
scienziati e intellettuali del tempo, e a lui, ad oggi, è intestato
il Liceo Scientifico di Partinico. Tutto ciò è assurdo! Provando
anche a giustificarlo, perché magari si è trovato in un contesto per
niente facile, lui non ha comunque fatto niente per opporsi, quindi
non meriterebbe che un liceo gli fosse intestato. Ci sono moltissime
persone che meriterebbero un onore simile, perché nella loro vita si
sono battuti per valori importanti e giusti e che sono morti per
potarli avanti. Per esempio Giuseppe La Franca, che si è opposto
alle prepotenze della mafia pagando questo suo gesto con la vita. O
magari Peppino Impastato: tanto si parla di lui, ma realmente
nessuno gli ha mai intestato qualcosa nel nostro paese. Solo il
nostro circolo porta il nome di Peppino Impastato. Per questo, come
in passato, ci impegneremo affinché venga cambiato il nome al Liceo
Scientifico, in modo da rendere giustizia alle vittime causate dalle
leggi razziali.
TOP
Ripristinare il servizio di controllo del traffico al Liceo
Scientifico
Con una nota inviata al sindaco lunedì 30 gennaio, il nostro
Partito, che ormai da tempo ha preso a cuore i problemi del Liceo
Scientifico di Partinico, ha chiesto il ripristino del servizio di
controllo del traffico da parte dei vigili urbani presso l’istituto
scolastico. Dopo qualche giorno apprendiamo da un’intervista
dell’assessore Nino Lo Cascio rilasciata ai microfoni di Telejato
che il tratto di strada che costeggia il Liceo, dove ogni mattina si
formano lunghe code con pericoli di incidenti, e quindi la messa in
pericolo dell’incolumità degli studenti, non è di competenza del
comune di Partinico ma della Provincia e che comunque, vista la
carenza di personale, si dava la precedenza alle scuole elementari e
medie. Questa risposta non ci ha soddisfatto per niente e per questo
ci attiveremo per proporre delle soluzioni a questo problema, come
per esempio stipulare convenzioni con associazioni che svolgono
attività di protezione civile per regolare il traffico davanti le
scuole, così come avviene in molti paesi e città, in modo da
alleggerire il lavoro dei vigili urbani di Partinico. Di seguito
riportiamo la nota inviata al Sindaco Giuseppe Motisi.
“Com’è a sua conoscenza quotidianamente, e negli orari d’ingresso e
d’uscita degli alunni del Liceo Scientifico di Partinico, la
condizione del traffico nel tratto di strada attualmente
interessato, e cioè dall’ingresso al Liceo al rifornimento di
benzina nei pressi , è tale da provocare ingorghi, proteste dei
genitori e dei cittadini di transito. A detta degli studenti nel
precedente anno scolastico all’orario d’ingresso degli studenti
(8,00/8,30) e d’uscita (13,15) dirigeva il traffico in quella zona
un Vigile Urbano del nostro Comune. Dall’inizio dell’anno scolastico
questo servizio utile ed importante non é stato più ripristinato. Il
nostro partito Le chiede il ripristino del servizio al fine di
assicurare un minimo d’ordine in quella zona e negli orari
indicati.”
TOP
Il
capogruppo della Margherita e la Consulta giovanile
Com’è
possibile che un gruppo consiliare, quello della Margherita, nel
momento in cui il Consiglio comunale era chiamato, Giovedì 2
febbraio u.s., all’approvazione del Regolamento che istituisce la
Consulta giovanile e fortemente voluta dall’attuale maggioranza di
Governo della città, fa mancare volutamente il numero legale
vanificando mesi di lavoro di una Commissione consiliare che aveva
licenziato, all’unanimità, il testo della Consulta stessa? E’
possibile se pensiamo che il Gruppo della Margherita, d’accordo con
Alleanza Nazionale, pretendeva di fare passare la sua linea che
vedrebbe la Consulta composta da soggetti non nominati da organismi
associativi, come vuole la maggioranza del Consiglio, ma scelti
attraverso il metodo dell’elezione diretta, di fatto escludendo
molte realtà dell’associazionismo e non. E allora siccome la
maggioranza va in altra direzione si tenta disperatamente di
utilizzare lo strumento sconnesso del far mancare la validità e…
”muoia Sanzone con tutti i Filistei”. Perché il Gruppo della
Margherita vanifica il lavoro della Commissione, stoppa la volontà
dell’Amministrazione che è quella di dotarsi di un organismo
giovanile seppur consultivo e insiste così tanto su tale linea? E’
una questione di principio? E’ il volere manifestare un particolare
attaccamento al sistema della elettività e quindi d’essere più
democratici degli altri, oppure c’è dell’altro? Noi non sappiamo
quale sia l’intendimento VERO di questo Partito perché non
intendiamo fare dietrologia. Fatto è, però, che ormai ad ogni
Consiglio comunale si verifica sempre più palesemente una divisione
verticale all’interno dei consiglieri comunali che fanno riferimento
ai Partiti e Liste che compongono il Governo della città. E ciò che
appare evidente è il fatto che il Gruppo della Margherita pare che
non preoccupi più di tanto degli effetti devastanti che, a lungo
andare, possono provocare una situazione che si trascina ormai da
troppo tempo. Responsabilità gravi, sia chiaro, vanno divisi tra
tutti senza nessuno escluso. Sicuramente discutibile e di cattivo
gusto, però, appare il tentativo di trasferire su altri le
responsabilità delle divisioni (è, questa, una caratteristica del
capogruppo della Margherita)senza chiedersi se, invece, tali
responsabilità non coinvolgano pesantemente il suo Gruppo se non
altro in relazione alla sua maggiore consistenza numerica. Il
Consigliere Di Trapani l’ha fatto, come in altre occasioni, in una
emittente locale (Telejato) e a noi è apparso come quel generale
hitleriano che mentre Berlino crollava sotto il forte bombardamento
alleato lui si faceva apparecchiare da un solerte cameriere una
tavola imbandita come se nulla lo turbasse. Per quel che ci
riguarda, in mancanza di un confronto precedente (su questo come su
altre importanti cose) con tutte le forze del centro sinistra,
restiamo fermi nelle nostre posizioni: la Consulta, almeno nella sua
prima fase di carattere sperimentale, va composta su indicazione dei
rappresentanti dell’Associazionismo locale a tutti i livelli,
Partiti compresi, e dalle scuole.. E’ un modo per dare il via ad
un’esperienza che potrebbe sicuramente, nel suo divenire, richiedere
degli aggiustamenti sostanziali. Dopo, però, non certo prima.
TOP
-------------------------------------------------------------------------------
"Odio gli indifferenti, perché mi dà noia il loro piagnisteo di
eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi come ha svolto il
compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò
che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di
poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non
dover spartire con loro le mie lacrime...... Vivo. Sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."
Antonio Gramsci (Scritti Giovanili)
------------------------------------------------------------------------------------------
TOP
|