Sommario:
Di Trapani, Michele Chimenti e le comuni radici
Il
bluff della nuova amministrazione Motisi
Il puparo e la
pupetta
Ferrero: uno
spinello non fa male
Ucciso a
Gerusalemme un giovane militante di Rifondazione
Mario Rovinetti:
una vita per il comunismo
La consulta giovanile
La vignetta di Giovanni Guerra
RENZO DI TRAPANI, MICHELE CHIMENTI E LE COMUNI RADICI
Dopo le dichiarazioni del Consigliere della Margherita, Renzo Di
Trapani, il quale riteneva conclusa la vita dell’Alleanza
Democratica e si entusiasmava nel sostenere il nuovo ruolo di
Podestà assunto dal Sindaco Motisi (adesso lo capite perchè
l’effervescente Giovanni Guerra continua, imperterrito, nelle sue
vignette a rappresentarlo con il ciuccio in bocca?) impattiamo, di
recente, con quelle dell’altro consigliere dello stesso Partito,
Michele Chimenti, il quale in una recente intervista a Tele Jato
dichiarava, testualmente, che l’UDC e la Margherita “sono figli
della stessa madre avendo una comune origine”. E dire che c’erano
alcuni , anche tra noi, che ritenevano possibile una candidatura a
Sindaco di questo giovane cattolico di matrice democristiana!
Ora noi
non discutiamo delle radici comuni di buona parte della Margherita e
i Buttiglione, Casini, Giovanardi e via discorrendo ma, di grazia,
ci dice il consigliere Chimenti quale madre comune
(politico-culturale s’intende!) avrebbero lui e gli ex repubblicani,
ex socialdemocratici, ex socialisti siciliani on. Cintola e il
consigliere Giacomo Russo? E quali sarebbe la comune origine con
gli ex socialisti Tanino La Corte, Nuccio Latona, Salvo Lo Biundo e
l’ex di Alleanza Nazionale Francesco Lo Iacono, tutti consiglieri
comunali e tutti, attualmente, nell’UDC? Quale sarebbe il filo
culturale che li lega? E perchè il consigliere Chimenti ha la
necessità, oggi, di accreditare i citati consiglieri quali
espressione di una comune origine politico-culturale con il suo
Partito? Pensa già, liberatisi della presenza del nostro Partito
(almeno all’interno della Giunta Motisi), ad un dialogo
assolutamente necessario tra i diversi Partiti politici e che anche
noi condividiamo o, al contrario, pensa di costruire un percorso
politico con lo scopo, oramai abbastanza scoperto, di coinvolgere
ORGANICAMENTE NEL GOVERNO forze appartenenti a schieramenti opposti
e nella fattispecie l’UCD o parti di esso? Non sarebbe male aprire
una discussione su questo tema. Se non altro per far capire dove
intende, a Partinico, andare il CENTRO del centro sinistra!
Ma non
basta. Sempre in quell’intervista, e a proposito del documento sui
lavori della Commissione consiliare d’indagine costituita per fare
luce sui canoni idrici 1999, 2000, 2001, il consigliere Chimenti
dichiarava che l’atto di indirizzo redatto da La Corte e da un
sempre più accondiscendente Di Trapani, rappresentava una “buona
intesa” tant’è che il suo Partito quell’atto sottoscriveva e votava
in difformità al voto espresso dai consiglieri Ciravolo e Bono,
quest’ultimo Presidente della Commissione e redattore di una
Relazione alternativa a quella presentata dalla maggioranza dei
consiglieri di centro destra. No, consigliere Chimenti, quell’atto
non è una buona intesa. Al contrario, rappresenta una chiara
mortificazione dei lavori della Commissione consiliare e, cosa,
ancora più grave, è quella di avere voluto dare un colpo di spugna
alla VERITA’ DEI FATTI. Appare del tutto evidente che il Partito
della Rifondazione Comunista, che sulla questione dei canoni idrici
si è speso insieme ad altri consiglieri comunali anche di centro
destra, non lascerà che la vicenda cada nel vuoto sopraffatta da un’
accordo d’aula tra un pezzo della Margherita e l’UDC di Partinico,
preludio di un eventuale “inciucio” che, se realizzato,
consentirebbe a Pino Manici di diventare il politologo più
illuminato della città nel senso che ormai da lungo tempo, questo
processo lui lo ipotizza e lo rappresenta pubblicamente .
TOP
IL BLUFF DELLA NUOVA AMMINISTRAZIONE MOTISI
Il così tanto preannunciato rilancio dell’amministrazione comunale
di Partinico si è rivelato alla fine un enorme bluff. Più che di un
rilancio si è trattato di un grande rispolvero di vecchi ruderi,
riportati alla luce per realizzare quello che il sindaco ha definito
un rilancio dell’amministrazione, ma che in realtà è un tentativo di
porre le basi per un’apertura politica al centrodestra e di rompere
l’alleanza democratica, che lo ha portato a vincere le elezioni.
I nomi dei nuovi assessori sono, infatti, la conferma di tutto ciò:
uomini non solo del passato ma anche da sempre uomini di centro e di
destra. A questi si aggiungono l’assessore della Margherita
Tortorici, unico componente della giunta su cui pende una richiesta
di commissione d’indagine sul suo operato; l’assessore repubblicano
del centrodestra Cangemi e il rappresentante degli interessi
affaristici di alcuni artigiani e commercianti, entrambi assenti in
quest’anno di amministrazione Motisi. La strategia di rottura del
centrosinistra architettata da qualche maestro di politica
democristiana ha, quindi, perfettamente funzionato.
Un
tradimento politico che trova terreno di coltura in debolezze,
desideri di rivalsa e di restaurazione, difesa di interessi
particolari che non coincidono, sicuramente, con quelli generali
dei cittadini di Partinico e che mortifica le aspettative di tanti
che avevano consegnato, con il loro voto, il Governo della città
non certo ad un Sindaco e al suo Partito, che ne hanno abusato,
quanto ad una coalizione nella quale i Partiti storici della
sinistra locale, Democratici di Sinistra e Rifondazione Comunista,
erano elementi fondativi. Ci chiediamo cosa oggi sia l’Alleanza
Democratica per Partinico senza la presenza, nell’esecutivo, di
questi due Partiti storici della sinistra locale e senza il sostegno
del Partito di Di Pietro, l’UDEUR e pezzi importanti dello stesso
Partito del Sindaco.
Così
come è grave l’esautorazione della compagna Franca Tranchina,
assessore che in questo anno di governo si è distinta rispetto alla
mediocrità degli altri componenti della giunta. La compagna
Tranchina, come è noto, si è spesa soprattutto nelle battaglie per
la legalità e, in un paese ad alta densità mafiosa come Partinico,
la sua esclusione certamente avrà fatto felici alcune persone. A lei
va tutta la gratitudine e solidarietà dei Giovani Comunisti/e di
Partinico. Alla luce di questa operazione centrista del sindaco
Motisi, che servirà soltanto alla rottura politica del
centrosinistra, con la scelta irresponsabile dei Verdi di legittimare
questa giunta, noi continueremo la nostra attività di vigilanza e
valuteremo volta per volta gli atti di questa nuova amministrazione.
TOP
Il puparo e la pupetta
tratto dal blog www.partinico.info
Hai ragione, il puparo Chimenti, doveva difendere la pupetta
TORTORELLA che forse non poteva più beccare perchè guardata a vista
dalla badessa Tranchina? Io non voglio difendere quest'ultima, però
come mai una giunta che al primo punto del suo programma aveva la
lotta alla mafia ha cacciato via l'UNICO assessore che si è
schierata con le parole e con i fatti contro la MAFIA di Partinico?
allora è proprio vero quel che diceva Falcone e cioè che
quando si alza il tiro le istituzioni "non sane" lasciano sole le
persone per mandare il messaggio alla mafia.
MADONNA (utente del blog) – 10 Agosto, 2006
TOP
Le ricette del ministro a Partinico, al fianco di don Ciotti, per
inaugurare il centro di volontariato di Borgo Parrini dove fu ideata
la strage di Portella della Ginestra
Ferrero: uno spinello non fa male
Sono da perseguire i narcotrafficanti
Una
legge che non distingue le droghe leggere da quelle pesanti ed
equipara i consumatori agli spacciatori è sbagliata e va cambiata.
Le modifiche devono essere volte tanto al potenziamento della
repressione del narcotraffico quanto alla depenalizzazione dell’uso
di sostanze stupefacenti. La questione immigrazione, invece, va
affrontata attraverso l’ingresso legale dei migranti nel nostro
paese. Sono queste le ricette che il ministro per la Solidarietà
sociale, Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, ha voluto dettare
da un luogo simbolo nella lotta alla criminalità organizzata in
Sicilia. Un appuntamento al fianco di don Luigi Ciotti, presidente
di “Libera”, per inaugurare il centro di volontariato internazionale
sorto nel borgo Parrini presso la Cooperativa No.E. dove, secondo
gli storici, fu ideata la strage di Portella della Ginestra. Da qui
il ministro ha voluto chiarire: «Uno dei disastri combinati
dalla destra è stato quello di parlare di droga come se l'eroina e
la cannabis fossero la stessa cosa. Bisogna distinguere nettamente
le droghe leggere da quelle pesanti. Un conto è il contrasto all’uso
di quelle pesanti, su cui va fatta molta informazione in merito alla
pericolosità di eroina, cocaina e droghe sintetiche, un'altra cosa
sono le droghe leggere. La pericolosità di uno spinello è simile a
quella di un mezzo litro di vino». Ferrero ha precisato che
in Italia ogni anno muoiono circa settemila persone per l’alcolismo.
Un numero di gran lunga superiore a quello dei decessi dovuti ad uso
di sostanze stupefacenti. Secondo il ministro, dunque, è necessaria
una «repressione molto forte del narcotraffico e, sul versante
del consumo, bisogna introdurre politiche di prevenzione,
soprattutto nel campo dell'informazione». Insomma, la nuova
legge sarà «severa contro lo spaccio» ma anche attenta alla
depenalizzazione dell’uso di droghe leggere.
TOP
Ucciso a Gerusalemme un giovane militante di Rifondazione
Si chiamava Angelo Frammartino ed era il coordinatore dei Giovani
comunisti di Monterotondo, vicino a Roma, il giovane italiano
accoltellato a morte nel centro di Gerusalemme mentre stava
camminando con alcune amiche nella Sultan Suleiman Road, vicino alla
Porta di Damasco.
Aveva 24 anni ed era arrivato in città il primo agosto per
partecipare a un progetto di cooperazione dell’Arci e della Cgil con
i bambini palestinesi. Pacifista convinto, ha pagato un prezzo
troppo alto alla sua passione politica e al suo impegno sociale e
civile. I suoi compagni, appena raggiunti dalla tragica notizia, lo
ricordano come un ragazzo capace e pieno di passione. E’ stato
colpito tre volte, due alla schiena e una alla nuca, ed è morto sul
posto dell’aggressione dopo avere perso molto sangue.
Angelo era andato a Genova nel 2001, era attivo nei movimenti, e
aveva partecipato ai progetti “Chi dialoga pensa la pace”. In un
testo intitolato “Fare l’amore con la Non-Violenza per partorire la
pace dal grembo della società”, Angelo, aveva scritto: «Dobbiamo
riconoscere che la non-violenza è un lusso per molti angoli del
mondo, infatti non chiedo di abrogare la legittima difesa, mai(!) mi
sognerei di criticare la Resistenza, il sangue del pueblo
vietnamita, la riscossa dei popoli colonizzati, le fionde dei
ragazzi palestinesi nella prima intifada dinnanzi a carri armati. La
violenza che c’è nel mondo non ce ne consente altra; pace adesso. La
non-violenza, come il comunismo, è ad un tempo una finalità, una
metodologia, un percorso». I suoi gesti e le sue azioni hanno
cercato di prosciugare i serbatoi dell’odio ed il precipizio dello
scontro tra civiltà. E’ per questo che chiediamo a tutte e a tutti
di esporre le bandiere della pace dai balconi, dalle sedi di
partito, dalle associazioni, alle porte di tutti i luoghi dove ci
sono compagni e amici che come Angelo ogni giorno cercano di
costruire faticosamente percorsi di pace.
Ciao Angelo.
TOP
Mario Rovinetti: una
vita per il comunismo
Domenica 30 luglio, come tutte le mattine , mi sono recato in
edicola per comprare Liberazione. Leggendo il giornale la mia
attenzione viene subito catturata da un trafiletto: “Gentile
redazione, i Giovani Comunisti di Bologna partecipano con dolore al
lutto che ha colpito il nostro partito, lo scorso 26 luglio, quando
si è spento il compagno Mario Rovinetti……..”. Mario Rovinetti era il
segretario del circolo di Rifondazione di Marzabotto, ma soprattutto
era stato comandante partigiano. Straordinaria figura di combattente
e militante comunista, non aveva smesso di combattere neanche
all’indomani del 25 aprile del 1945 e la sua vita è sempre stata
sempre all’insegna della lotta antifascista, in difesa dei diritti e
contro tutte le ingiustizie. Ha continuato ad essere un partigiano
e, prima nel Pci e poi nel Prc, ha continuato a battersi
strenuamente, come lui era solito dire, “per l’ideale comunista”.
Con il comandante Mario ci siamo conosciuti in un pomeriggio
d’autunno del 2004 a Marzabotto. Siamo stati a parlare per ore a
casa sua. Cresciuto in una famiglia antifascista, fin da giovane già
aveva capito che il socialismo era l’unica via per modificare le
ingiustizie della società. Iscritto al PCI nel 1944, faceva parte
del Comitato di Liberazione locale in rappresentanza dei giovani
comunisti. Con altri compagni costituisce nel suo paese un
distaccamento del 7° GAP (Gruppi di azione partigiana) di Bologna .
I GAP si dimostrarono di una straordinaria efficacia come “quinta
colonna” in grado di danneggiare militarmente e debilitare
moralmente l’avversario. I gappisti compivano sabotagi, conducevano
azioni militari anche contro consistenti reparti armati. A
differenza dei partigiani di montagna che erano costituiti in grosse
brigate, i GAP dovevano condurre una vita rigorosamente clandestina,
con nomi falsi, cambiare di continuo il luogo dove dormivano, erano
costituiti in gruppi di due o tre pesone appartenenti ad unità che
contavano al massimo 30 persone. Mario mi raccontò delle numerose
azioni di attacco e sabotaggio lungo la Porrettana (strada che
collega Bologna con Pistoia) ai danni delle truppe nazi-fasciste, ma
anche del lavoro politico e della distribuzione di volantini
clandestini. Ma l’azione più esclatante che ricordava era quella del
4 ottobre 1944. Da giorni ormai era in corso a Marzabotto un
rastrellamento da parte di due reggimenti di SS: stragi di massa,
fucilazioni, neonati strappati dal seno delle madri e decapitati con
le baionette. Mario con un piccolo drappello di partigiani
resistette un’intera giornata sui boschi a fronteggiarsi contro
un’intero repato di tedeschi, infliggendo gravi perdite alle SS, e
solo con il calare della notte riuscirono a disimpegnarsi. Un
drappello di partigiani riuscirono a resistere così a lungo perché,
a differenza dei nazi-fascisti, loro combattevano per un ideale,
“l’ideale comunista” come orgogliosamente mi ripeteva spesso, e per
esso erano pronti anche a morire. Alla fine di quelle drammatiche
giornate i morti di Marzabotto furono 1830, compreso il padre di
Mario (Ettore Rovinetti), la più grossa strage compiuta dai tedeschi
in Italia. Successivamente Mario e i suoi compagni vanno a lavorare
presso un campo di lavoro dei nazisti, così infiltrati riuscirono a
disegnare la mappa topografica delle postazioni dell’esercito
tedesco, grazie alla quale le truppe alleate riuscirono a bombardare
con precisione le truppe nemiche. Interessante è stata la
discussione riguardante il ruolo del Partito Comuista nella
Resistenza. Infatti il PCI, a differenza di tutti gli altri partiti
italiani, anche sotto il regime fascista non abbbandonò mai il
popolo italiano, perché “il PCI non doveva essere un partito
di emigrati ma un partito ancora in mezzo le masse popolari”.
Questo processo portò il Partito Comunista Italiano a diventare,
alla Liberazione nel 1945, un grosso partito di massa. Per Mario la
guerra partigiana in Italia ha avuto un valore enorme perché a
saputo coinvolgere tutto il popolo: classe operaia, contadini e ceto
medio. La lunga discussione si è conclusa parlando delle nuove
resistenze che noi giovani comunisti oggi portiamo avanti: lotta al
precariato, no a tutte le guerre, rivendicazioni per una scuola
laica e pubblica. L’età non aveva scalfito la sua volontà e la sua
determinazione a continuare ad essere un’autentica guida ed un
lucido riferimento per tutte le compagne ed i compagni del nostro
partito, che vedevano in lui non soltanto il segretario del circolo
del Prc di Marzabotto ma anche la più importante memoria storica
militante ancora vivente. Ora riposa nel cimitero di Sperticano, di
fianco alla madre, lo stesso cimitero alla cui entrata una lapide
ricorda il sacrificio degli abitanti del borgo, trucidati
dall’esercito nazista nel 1944, tra questi anche il padre di Mario.
Porterò per sempre in ricordo quel pomeriggio dell’autunno del 2004,
non dimenticherò mai le parole di un’uomo che ha lottato per la
nostra libertà e per un mondo migliore.
Un saluto a pugno chiuso comandante Mario:
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
TOP
Consulta Giovanile
E’ passato un mese da quando, con un comunicato stampa, denunciavamo
la mancata convocazione della consulta giovanile. Da allora né
l’assessore Tortorici né il Sindaco Motisi hanno dato una risposta
alla nostra richiesta, così come nessuna forza giovanile partinicese
è entrata nel merito della questione. A noi Giovani Comunisti
questo comportamento appare politicamente molto grave in quanto sta
fortemente limitando la partecipazione dei giovani alla vita
politica del nostro paese. In quest’anno di giunta non ci sono
state delle vere e proprie poltitiche giovanili. A Partinico non
esistono spazi di aggregazione e centri giovanili. L’unico spazio
che c’è concesso è la piazza dove la sola attività possibile è il
passeggio e l’ozio e che non è certamente un luogo aperto al libero
dibattito culturale, politico e amministrativo dal quale possano
nascere proposte e iniziative costruttive per il nostro paese.
Speriamo che il nuovo Assessore convochi in tempi brevi la consulta,
poiché un’ulteriore perdita di tempo accrescerebbe la già profonda
frattura tra l’amministrazione e i giovani del paese.
TOP
La vignetta di Giovanni Guerra
TOP
|