Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" - Partinico (PA)                         

Circolo di Partinico

LUGLIO - AGOSTO 2006 #5

Sommario:

Di Trapani, Michele Chimenti e le comuni radici

Il bluff della nuova amministrazione Motisi

Il puparo e la pupetta

Ferrero: uno spinello non fa male

Ucciso a Gerusalemme un giovane militante di Rifondazione

Mario Rovinetti: una vita per il comunismo

La consulta giovanile

La vignetta di Giovanni Guerra

 

RENZO DI TRAPANI, MICHELE CHIMENTI E LE COMUNI RADICI

Dopo le dichiarazioni del Consigliere della Margherita, Renzo Di Trapani, il quale riteneva  conclusa la vita dell’Alleanza Democratica e si entusiasmava nel sostenere il nuovo ruolo di Podestà assunto dal Sindaco Motisi  (adesso lo capite perchè l’effervescente Giovanni Guerra continua, imperterrito, nelle sue vignette a rappresentarlo con il ciuccio in bocca?) impattiamo, di recente, con quelle dell’altro consigliere dello stesso Partito, Michele Chimenti, il quale in una recente intervista a Tele Jato dichiarava, testualmente, che l’UDC e la Margherita “sono figli della stessa madre avendo una comune origine”. E dire che c’erano alcuni , anche tra noi, che ritenevano possibile una candidatura a Sindaco di questo giovane cattolico di matrice democristiana!

Ora noi non discutiamo delle radici comuni di buona parte della Margherita e i Buttiglione, Casini, Giovanardi  e via discorrendo ma, di grazia, ci dice il consigliere Chimenti quale madre comune (politico-culturale s’intende!) avrebbero lui e gli ex repubblicani, ex socialdemocratici, ex socialisti siciliani on. Cintola e il consigliere   Giacomo Russo? E quali sarebbe la comune origine con gli ex socialisti Tanino La Corte, Nuccio Latona, Salvo Lo Biundo e l’ex di Alleanza Nazionale Francesco Lo Iacono, tutti consiglieri comunali e tutti, attualmente, nell’UDC? Quale sarebbe il filo culturale che li lega? E perchè il consigliere Chimenti ha la necessità, oggi, di accreditare i citati consiglieri quali espressione di una comune origine politico-culturale con il suo Partito? Pensa già, liberatisi della presenza del nostro Partito (almeno all’interno della Giunta Motisi), ad un dialogo assolutamente necessario tra i diversi Partiti politici e che anche noi condividiamo o, al contrario, pensa di costruire un percorso politico  con lo scopo, oramai abbastanza scoperto, di coinvolgere ORGANICAMENTE NEL GOVERNO forze appartenenti a schieramenti opposti e nella fattispecie l’UCD o parti di esso? Non sarebbe male aprire una discussione su questo tema. Se non altro per far capire dove intende, a Partinico,  andare il CENTRO  del centro sinistra!

Ma non basta. Sempre in quell’intervista, e a proposito del documento sui lavori della Commissione consiliare d’indagine costituita per fare luce sui  canoni idrici 1999, 2000, 2001, il consigliere Chimenti dichiarava che l’atto di indirizzo redatto da La Corte e da un  sempre più accondiscendente  Di Trapani, rappresentava una “buona intesa” tant’è che  il suo Partito quell’atto sottoscriveva e votava in difformità al voto espresso dai consiglieri Ciravolo e Bono, quest’ultimo Presidente della Commissione e redattore di una Relazione alternativa a quella presentata dalla maggioranza dei consiglieri di centro destra. No, consigliere Chimenti, quell’atto non è una buona intesa. Al contrario, rappresenta una chiara mortificazione dei lavori della Commissione consiliare e, cosa, ancora più grave, è quella di avere voluto dare un colpo di spugna alla VERITA’ DEI FATTI. Appare del tutto evidente che il Partito della Rifondazione Comunista, che sulla questione dei canoni idrici si è speso insieme ad altri consiglieri comunali anche di centro destra, non lascerà che la vicenda cada nel vuoto sopraffatta da un’ accordo d’aula tra un pezzo della Margherita e l’UDC di Partinico, preludio di un eventuale “inciucio” che, se realizzato,  consentirebbe a Pino Manici di diventare il politologo più illuminato della città nel senso che ormai da lungo tempo, questo processo lui lo ipotizza e lo rappresenta pubblicamente .

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IL BLUFF DELLA NUOVA AMMINISTRAZIONE MOTISI

Il così tanto preannunciato rilancio dell’amministrazione comunale di Partinico si è rivelato alla fine un enorme bluff. Più che di un rilancio si è trattato di un grande rispolvero di vecchi ruderi, riportati alla luce per realizzare quello che il sindaco ha definito un rilancio dell’amministrazione, ma che in realtà è un tentativo di porre le basi per un’apertura politica al centrodestra e di rompere l’alleanza democratica, che lo ha portato a vincere le elezioni. I nomi dei nuovi assessori sono, infatti, la conferma di tutto ciò: uomini non solo del passato ma anche da sempre uomini di centro e di destra. A questi si aggiungono l’assessore della Margherita Tortorici, unico componente della giunta su cui pende una richiesta di commissione d’indagine sul suo operato; l’assessore repubblicano del centrodestra Cangemi e il rappresentante degli interessi affaristici di alcuni artigiani e commercianti, entrambi assenti in quest’anno di amministrazione Motisi. La strategia di rottura del centrosinistra architettata da qualche maestro di politica democristiana ha, quindi, perfettamente funzionato.  Un tradimento politico che trova terreno di coltura  in debolezze, desideri di rivalsa e di  restaurazione, difesa di interessi particolari che non coincidono, sicuramente,  con quelli generali dei cittadini di Partinico e che mortifica le aspettative di tanti che  avevano consegnato, con il loro voto,  il Governo della città non certo ad un Sindaco e al suo Partito, che ne hanno abusato, quanto ad una coalizione nella quale i Partiti storici della sinistra locale, Democratici di Sinistra e Rifondazione Comunista, erano elementi fondativi. Ci chiediamo cosa oggi sia l’Alleanza Democratica per Partinico senza la presenza, nell’esecutivo, di questi due Partiti storici della sinistra locale e senza il sostegno del Partito di Di Pietro, l’UDEUR e pezzi importanti dello stesso Partito del Sindaco.

Così come è grave l’esautorazione della compagna Franca Tranchina, assessore che in questo anno di governo si è distinta rispetto alla mediocrità degli altri componenti della giunta. La compagna Tranchina, come è noto, si è spesa soprattutto nelle battaglie per la legalità e, in un paese ad alta densità mafiosa come Partinico, la sua esclusione certamente avrà fatto felici alcune persone. A lei va tutta la gratitudine e solidarietà dei Giovani Comunisti/e di Partinico. Alla luce di questa operazione centrista del sindaco Motisi, che servirà soltanto alla rottura politica del centrosinistra, con la scelta irresponsabile dei Verdi di legittimare questa giunta, noi continueremo la nostra attività di vigilanza e valuteremo volta per volta gli atti di questa nuova amministrazione.

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Il puparo e la pupetta

tratto dal blog www.partinico.info

Hai ragione, il puparo Chimenti, doveva difendere la pupetta TORTORELLA che forse non poteva più beccare perchè guardata a vista dalla badessa Tranchina? Io non voglio difendere quest'ultima, però come mai una giunta che al primo punto del suo programma aveva la lotta alla mafia ha cacciato via l'UNICO assessore che si è schierata con le parole e con i fatti contro la MAFIA di Partinico? allora è proprio vero quel che diceva Falcone e cioè che quando si alza il tiro le istituzioni "non sane" lasciano sole le persone per mandare il messaggio alla mafia.

MADONNA (utente del blog)  – 10 Agosto, 2006

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Le ricette del ministro a Partinico, al fianco di don Ciotti, per inaugurare il centro di volontariato di Borgo Parrini dove fu ideata la strage di Portella della Ginestra

Ferrero: uno spinello non fa male
Sono da perseguire i narcotrafficanti

Una legge che non distingue le droghe leggere da quelle pesanti ed equipara i consumatori agli spacciatori è sbagliata e va cambiata. Le modifiche devono essere volte tanto al potenziamento della repressione del narcotraffico quanto alla depenalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti. La questione immigrazione, invece, va affrontata attraverso l’ingresso legale dei migranti nel nostro paese. Sono queste le ricette che il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, ha voluto dettare da un luogo simbolo nella lotta alla criminalità organizzata in Sicilia. Un  appuntamento al fianco di don Luigi Ciotti, presidente di “Libera”, per inaugurare il centro di volontariato internazionale sorto nel borgo Parrini presso la Cooperativa No.E. dove, secondo gli storici, fu ideata la strage di Portella della Ginestra. Da qui il ministro ha voluto chiarire: «Uno dei disastri combinati dalla destra è stato quello di parlare di droga come se l'eroina e la cannabis fossero la stessa cosa. Bisogna distinguere nettamente le droghe leggere da quelle pesanti. Un conto è il contrasto all’uso di quelle pesanti, su cui va fatta molta informazione in merito alla pericolosità di eroina, cocaina e droghe sintetiche, un'altra cosa sono le droghe leggere. La pericolosità di uno spinello è simile a quella di un mezzo litro di vino». Ferrero ha precisato che in Italia ogni anno muoiono circa settemila persone per l’alcolismo. Un numero di gran lunga superiore a quello dei decessi dovuti ad uso di sostanze stupefacenti. Secondo il ministro, dunque, è necessaria una «repressione molto forte del narcotraffico e, sul versante del consumo, bisogna introdurre politiche di prevenzione, soprattutto nel campo dell'informazione». Insomma, la nuova legge sarà «severa contro lo spaccio» ma anche attenta alla depenalizzazione dell’uso di droghe leggere.

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Ucciso a Gerusalemme un giovane militante di Rifondazione

Si chiamava Angelo Frammartino ed era il coordinatore dei Giovani comunisti di Monterotondo, vicino a Roma, il giovane italiano accoltellato a morte nel centro di Gerusalemme mentre stava camminando con alcune amiche nella Sultan Suleiman Road, vicino alla Porta di Damasco.

Aveva 24 anni ed era arrivato in città il primo agosto per partecipare a un progetto di cooperazione dell’Arci e della Cgil con i bambini palestinesi. Pacifista convinto, ha pagato un  prezzo troppo alto alla sua passione politica e al suo impegno sociale e civile. I suoi compagni, appena raggiunti dalla tragica notizia, lo ricordano come un ragazzo capace e pieno di passione. E’ stato colpito tre volte, due alla schiena e una alla nuca, ed è morto sul posto dell’aggressione dopo avere perso molto sangue.

Angelo era andato a Genova nel 2001, era attivo nei movimenti, e aveva partecipato ai progetti “Chi dialoga pensa la pace”. In un testo intitolato “Fare l’amore con la Non-Violenza per partorire la pace dal grembo della società”, Angelo, aveva scritto: «Dobbiamo riconoscere che la non-violenza è un lusso per molti angoli del mondo, infatti non chiedo di abrogare la legittima difesa, mai(!) mi sognerei di criticare la Resistenza, il sangue del pueblo vietnamita, la riscossa dei popoli colonizzati, le fionde dei ragazzi palestinesi nella prima intifada dinnanzi a carri armati. La violenza che c’è nel mondo non ce ne consente altra; pace adesso. La non-violenza, come il comunismo, è ad un tempo una finalità, una metodologia, un percorso». I suoi gesti e le sue azioni hanno cercato di prosciugare i serbatoi dell’odio ed il precipizio dello scontro tra civiltà. E’ per questo che chiediamo a tutte e a tutti di esporre le bandiere della pace dai balconi, dalle sedi di partito, dalle associazioni, alle porte di tutti i luoghi dove ci sono compagni e amici che come Angelo ogni giorno cercano di costruire faticosamente percorsi di pace.

Ciao Angelo.

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Mario Rovinetti: una vita per il comunismo

Domenica 30 luglio, come tutte le mattine , mi sono recato in edicola per comprare Liberazione. Leggendo il giornale la mia attenzione viene subito catturata da un trafiletto: “Gentile redazione, i Giovani Comunisti di Bologna partecipano con dolore al lutto che  ha colpito il nostro partito, lo scorso 26 luglio, quando si è spento il compagno Mario Rovinetti……..”. Mario Rovinetti era il segretario del circolo di Rifondazione di Marzabotto, ma soprattutto era stato comandante partigiano. Straordinaria figura di combattente e  militante comunista, non aveva smesso di combattere neanche all’indomani del 25 aprile del 1945 e la sua vita è sempre stata sempre all’insegna della lotta antifascista, in difesa dei diritti e contro tutte le ingiustizie. Ha continuato ad essere un partigiano e, prima nel Pci e poi nel Prc, ha continuato a battersi strenuamente, come lui era solito dire, “per l’ideale comunista”. Con il comandante Mario ci siamo conosciuti in un pomeriggio d’autunno del 2004 a Marzabotto. Siamo stati a parlare per ore a casa sua. Cresciuto in una famiglia antifascista, fin da giovane già aveva capito che il socialismo era l’unica via per modificare le ingiustizie della società. Iscritto al PCI nel 1944, faceva parte del Comitato di Liberazione locale in rappresentanza dei giovani comunisti. Con altri compagni costituisce nel suo paese un distaccamento del 7° GAP (Gruppi di azione partigiana) di Bologna  . I GAP si dimostrarono di una straordinaria efficacia come “quinta colonna” in grado di danneggiare militarmente e debilitare moralmente l’avversario. I gappisti compivano sabotagi, conducevano azioni militari anche contro consistenti reparti armati. A differenza dei partigiani di montagna che erano costituiti in grosse brigate, i GAP dovevano condurre una vita rigorosamente clandestina, con nomi falsi, cambiare di continuo il luogo dove dormivano, erano costituiti in gruppi di due  o tre pesone appartenenti ad unità che contavano al massimo 30 persone. Mario mi raccontò  delle numerose azioni di attacco e sabotaggio lungo la Porrettana (strada che collega Bologna con Pistoia) ai danni delle truppe nazi-fasciste, ma anche del  lavoro politico e della distribuzione di volantini clandestini. Ma l’azione più esclatante che ricordava era quella del 4 ottobre 1944. Da giorni ormai era in corso a Marzabotto un rastrellamento da parte di due reggimenti di SS: stragi di massa, fucilazioni, neonati strappati dal seno delle madri e decapitati con le baionette. Mario con un piccolo drappello di partigiani resistette un’intera giornata sui boschi a fronteggiarsi contro un’intero repato di tedeschi, infliggendo gravi perdite alle SS, e solo con il calare della notte riuscirono a disimpegnarsi. Un drappello di partigiani riuscirono a resistere così  a lungo perché, a differenza dei nazi-fascisti, loro combattevano per un ideale, “l’ideale comunista” come orgogliosamente mi ripeteva spesso, e per esso erano pronti anche a morire. Alla fine di quelle drammatiche giornate i morti di Marzabotto furono 1830, compreso il padre di Mario (Ettore Rovinetti), la più grossa strage compiuta dai tedeschi in Italia. Successivamente Mario e i suoi compagni vanno a lavorare presso un campo di lavoro dei nazisti, così infiltrati riuscirono a disegnare la mappa topografica delle postazioni dell’esercito tedesco, grazie alla quale le truppe alleate riuscirono a bombardare con precisione le truppe nemiche. Interessante è stata la discussione riguardante il ruolo del Partito Comuista nella Resistenza. Infatti il PCI, a differenza di tutti gli altri partiti italiani, anche sotto il regime fascista non abbbandonò mai il popolo italiano, perché “il PCI non doveva essere un partito di emigrati ma un partito ancora in mezzo le masse popolari”. Questo processo portò il Partito Comunista Italiano a diventare, alla Liberazione nel 1945, un grosso partito di massa. Per Mario la guerra partigiana in Italia ha avuto un valore enorme perché a saputo coinvolgere tutto il popolo: classe operaia, contadini e ceto medio. La lunga discussione si è conclusa parlando delle nuove resistenze che noi giovani comunisti oggi portiamo avanti: lotta al precariato, no a tutte le guerre, rivendicazioni per una scuola laica e pubblica. L’età non aveva scalfito la sua volontà e la sua determinazione a continuare ad essere un’autentica guida ed un lucido riferimento per tutte le compagne ed i compagni del nostro partito, che vedevano in lui non soltanto il segretario del circolo del Prc di Marzabotto ma anche la più importante memoria storica militante ancora vivente. Ora riposa nel cimitero di Sperticano, di fianco alla madre, lo stesso cimitero alla cui entrata una lapide ricorda il sacrificio degli abitanti del borgo, trucidati dall’esercito nazista nel 1944, tra questi anche il padre di Mario. Porterò per sempre in ricordo quel pomeriggio dell’autunno del 2004, non dimenticherò mai le parole di un’uomo che ha lottato per la nostra libertà e per un mondo migliore.

Un saluto a pugno chiuso comandante Mario:                                                ORA E SEMPRE RESISTENZA!                     

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Consulta Giovanile

E’ passato un mese da quando, con un comunicato stampa, denunciavamo la mancata convocazione della consulta giovanile. Da allora né l’assessore Tortorici né il Sindaco Motisi hanno dato una risposta alla nostra richiesta, così come nessuna forza giovanile partinicese è entrata nel merito  della questione. A noi Giovani Comunisti questo comportamento appare politicamente molto grave in quanto sta fortemente limitando la partecipazione dei giovani alla vita politica del nostro paese. In quest’anno di giunta  non ci sono state delle vere e proprie poltitiche giovanili. A Partinico non esistono spazi di aggregazione e centri giovanili. L’unico spazio che c’è concesso è la piazza dove la sola attività possibile è il passeggio e l’ozio e che non è certamente un luogo aperto al libero dibattito culturale, politico e amministrativo dal quale possano nascere proposte e iniziative costruttive per il nostro paese. Speriamo che il nuovo Assessore convochi in tempi brevi la consulta, poiché un’ulteriore perdita di tempo accrescerebbe la già profonda frattura tra l’amministrazione e i giovani del paese.    

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La vignetta di Giovanni Guerra

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