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Per
una storia della “sinistra”
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Il
movimento di sinistra a Partinico ha lontane radici nei
Fasci Siciliani, ma assume un’identità più precisa
nell’immediato dopoguerra, durante le lotte contadine per
l’occupazione delle terre: tra banditismo e separatismo
nascono forti coscienze politiche che vengono fermate col
piombo, come nel caso dei sindacalisti Lo Jacono e
Casarrubea, uccisi dai banditi di Giuliano. Nel separatismo
l’anima di sinistra trova la sua espressione in A.
Varvaro, partinicese dimenticato. Negli ani ’60 le lotte
per la Diga sullo Jato rappresentano un grande momento di
crescita del movimento contadino, che, tuttavia, subisce un
arretramento nel successivo decennio, per responsabilità di
dirigenti incapaci e coinvolti all’interno del sistema dei
partiti in una linea moderata e suicida. Non si può non
ricordare l’attività dei compagni Turiddu Termini e Cola
Geraci, autentiche espressioni del comunismo popolare,
sempre presenti nei momenti di lotta e di scontro con la
prepotenza delle istituzioni. E’ in quegli anni che nasce
l’esigenza di una più incisiva opposizione di sinistra,
la quale si coagula prima nel PDUP, poi in Democrazia
Proletaria, conquistando anche ,per otto anni, un
consigliere comunale. Intanto , la cultura della mediazione,
il clientelismo e la corruzione si identifica nella D.C. che
spopola e conquista il controllo e il consenso quasi totale
del paese. Nel 1978 abbiamo la prima occupazione della
Distilleria Bertolino e il compagno Giacopelli paga per
tutti, perdendo il posto di lavoro e la macchina, che gli
viene bruciata. La crescita della nuova sinistra vive il suo
momento migliore nei primi anni ’80, con la creazione del
Comitato di lotta per la casa ed il lavoro: l’occupazione
delle case popolari, la risposta violenta e ingiustificata
delle forze dell’ordine, la conquista del seggio in
consiglio comunale, sono i segni chiari che esistono
nell’equilibrio mafioso, imposto dalla classe politica
dominante, schegge di malcontento, di disoccupazione, di
emarginazione, non sempre controllabili. Poi è ancora
crisi, con la diaspora di una parte di Democrazia Proletaria
nella Rete di Orlando e di un’altra parte nei Verdi.
Infine il grande momento delle elezioni comunali del ’93,
allorché la gente, stanca delle prepotenze di
quarant’anni di malgoverno, sceglie, per la prima volta,
un sindaco e un’amministrazione espressione delle forze
progressiste del paese: anche Rifondazione ha dato, senza
chiedere nulla, il suo contributo, pur conservando un
atteggiamento vigile e critico.Nelle elezioni del 1997
Rifondazione elegge un consigliere comunale, e dopo la
sfiducia del sindaco Cannizzo e le successive elezioni
comunali, viene eletto consigliere comunale il compagno
Ottavio Puleo riconfermato anche alle comunali del maggio
2005.
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Essere
comunisti oggi
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La
“polveriera” di gente costretta a inventarsi
qualsiasi lavoro e a ricorrere a qualsiasi mezzo, pur di
portare a casa qualcosa da mettere in pentola, è un terreno
naturale di lavoro cui Rifondazione Comunista si rivolge, in
assenza di quelle forti coscienze operaie che nascono dalle
fabbriche. Essere comunisti oggi è difficile, perché
significa credere ancora in un progetto di uguaglianza
sociale ed economica, in un momento in cui la corsa al
privato ha creato nuovi ricchi e nuovi sistemi di
sfruttamento: si sta sferrando l’ultimo e decisivo attacco
alla funzione dello “stato sociale”, per lasciare tutto
nelle mani di chi sa speculare o può pagare. Essere
comunisti significa credere a una giustizia dove
l’innocenza non si misura con i soldi, significa
rivendicare il diritto al lavoro,alla istruzione, alla
salute, al rispetto dell’ambiente. Certamente ciò non è
possibile senza innescare meccanismi di conflittualità tra
le classi sociali che tendono a conservare la politica del
proprio privilegio e quelle degli sfruttati, costretti a
mantenere questo privilegio col proprio lavoro: è per
questo che la lotta di classe non può essere cancellata con
un colpo di spugna. Essere comunisti oggi significa essere
additati come soggetti socialmente pericolosi, come
idealisti, o addirittura come nostalgici, ma non ci può
essere nostalgia per ciò che ancora deve essere realizzato
con la forza delle idee; significa restare oggi giorno sulla
barricata , per non essere stritolati da un sistema di
potere che non esita a ricorrere anche al delitto se si
sente minacciato da chi , disperatamente cerca di
sopravvivere. Essere comunisti oggi è l’unica politica
per chi vuole un umanità pulita che ritrovi la voglia di
sorridere.
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Perché
Peppino Impastato
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Si
poteva intestare la sezione a un partinicese e di nomi ce
n’erano, ma non abbiamo voluto chiuderci nel solito
meccanismo e abbiamo scelto Peppino Impastato, sia
perché Rifondazione Comunista rivendica la sua continuità
con l’esperienza della sezione di Democrazia Proletaria,
già intestata a Peppino, sia perché la sezione di
Partinico intende essere un punto di riferimento e di
caldeggiamento per quelle realtà presenti nei centri vicini
che gravitano nell’area occidentale della provincia di
Palermo per le quali l’immagine di Impastato rappresenta
un simbolo nell’impegno di lotta alla mafia: tale
indicazione rimane prioritaria anche per noi e su di essa
intendiamo muoverci senza compromessi, nella volontà di
costruire una Sicilia nuova.
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Ma
chi è Peppino Impastato?
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Nato
a Cinisi da una famiglia notoriamente mafiosa, già negli
anni del Liceo, frequentato a Partinico, assieme ad un
gruppo di giovani, fonda una sezione del PSIUP, crea un
giornale locale, “Idea”; successivamente si
orienta verso scelte ” noiste”, allora molto
diffuse nella sinistra rivoluzionaria. Per sua iniziativa, a
Cinisi nasce un circolo, dedicato a Che Guevara, dove si
legge e si commenta materiale che arriva direttamente dalla
Cina, assieme alle opere di Marx, Lenin, Marcuse: la voglia
di intervento del gruppo trova spazio al momento
dell’esproprio dei terreni per la costruzione della terza
pista dell’aeroporto di Punta Raisi. E’ il caso di
ricordare che, nel 1968, più di duecento famiglie di
contadini vennero letteralmente “buttate sulla strada”:
i terreni furono espropriati a prezzi ridicoli e pagati solo
molti anni dopo: l’ economia agricola di Cinisi scomparve
per dar luogo a un massiccio processori terziarizzazione e a
un insieme di lavori pubblici, come l’ autostrada, sui
quali la mafia imponeva guardianie, assunzioni, forniture di
materiali e subappalti.
Il
lavoro del gruppo di Impastato continua negli anni
successivi con le lotte studentesche del ‘68/’69, le
lotte dei senzatetto di Palermo, organizzate da Mauro
Ristagno, il quale influisce notevolmente sulla formazione
politica di Impastato, i tentativi di organizzazione degli
edili e infine con una precisa scelta di campo nella lotta
contro la mafia e contro il conformismo su cui essa si
alimenta.
Nasce
a Cinisi il circolo “Musica e Cultura”, intorno al quale
ruotano un centinaio di giovani che partecipano a dibattiti,
cineforum, mostre, manifestazioni pacifiste, tematiche
tipiche del movimento giovanile del ’77. con ulteriore
passaggio politico Impastato crea un’emittente
radiofonica, Radio Aut, in collegamento con le altre
emittenti che aderiscono ala Federazione Nazionale Radio
Democratiche. I messaggi culturali, le denunce dettagliate
delle speculazioni mafiose e delle complicità
politiche, attraverso la trasmissione satirica “Onda
Pazza”,
diventano
argomento di
discussione
per i numerosi ascoltatori di Cinisi e Terrasini . Si tenta
anche una via istituzionale con la formazione della lista di
Democrazia Proletaria che partecipa alle elezioni comunali
di Cinisi nel 1978.
La
mafia locale, ridicolizzata e “sputtanata”,
decide che la misura è colma e che non si può più
consentire l’ingresso al Comune di una persona così
pericolosa ed intransigente: il cinque maggio si espone a
Cinisi una mostra sul saccheggio del territorio: tre giorni
dopo Impastato scompare nella notte, vittima di un attentato
al tritolo sui binari della Palermo-Trapani; ancora tre
giorni dopo Impastato, morto, è eletto consigliere comunale
a Cinisi. Le forze dell’ ordine orientano le indagini
ipotizzando un attentato terroristico mal riuscito, ad opera
dello stesso Impastato, o un suicidio eclatante: i compagni
di Peppino si sostituiscono ai carabinieri nelle indagini e
offrono alla magistratura una serie di preziosi elementi,
trascurati dagli investigatori; la costituzione di parte
civile della famiglia e il sostegno di numerosi gruppi
politici siciliani riescono a dare alle indagini il giusto
indirizzo. Del caso Impastato si occupano i giudici
Signorino, Chinnici, Caponnetto, Falcone e altri, per
arrivare dopo una serie di chiusure e di aperture delle
indagini al definitivo verdetto di “omicidio ad opera
di ignoti” chi
siano questi ignoti è stato detto e scritto nel dossier “Notissimi
ignoti”, a suo tempo consegnato alla magistratura. Ma
finalmente l’ 11 aprile del 2002 il boss mafioso Gaetano
Badalamenti è stato condannato all’ ergastolo come
mandante dell’ assassinio di Peppino, il 5 marzo 2001 era
già stato condannato Vito Palazzolo, vice di Badalamenti, e
il 6 dicembre del 2000 la commissione parlamentare antimafia
ha approvato una relazione sulle responsabilità di
rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle
indagini.
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