Distilleria
Bertolino, una storia infinita, una storia, soprattutto in questi
ultimi venti anni, fatta di proteste, di chiusure dell’azienda e
di concessioni alla ripresa dell’attività; una storia fatta da
chi, a tutela dei propri interessi personali, invadeva le vie
della città con i propri camion, o con mezzi di persone a loro
vicine, per sostenere un attività che con il tempo, secondo le
accuse, si sarebbe resa responsabile di inquinare fiumi, mari,
provocando le ire non solo degli ambientalisti, ma anche di alcuni
operatori turistici, che vedendo diventare le acque marine di
colori non compatibile con l’azzurro intenso del nostro
litorale, videro crollare il numero delle presenze dei turisti,
con il forte rischio di collasso della loro attività.
E come
non ricordare in questi lunghi anni, la protesta, spettacolare,
plateale, dell’allora responsabile locale di Italia Nostra,
Carlo Bongiorno, che si immerse nelle acque putrescenti del
Nocella.
Una
storia infinita, una specie di telenovela, dove protagonisti non
sono i classici innamorati alle prese con un sentimento
contrastato da una terza persona che ama fare il bastian
contrario, “u sconza iocu” per intenderci, ma che vede da un
lato la titolare della distilleria la quale da sempre afferma che
la sua industria non inquina, e le varie amministrazioni comunali
succedutesi nel tempo, che si sono trovate ad affrontare una
situazione, che molte volte avrebbero preferito evitare.
Così
nel corso di questi venti anni, troviamo sindaci come Pino
Bongiorno, come Gino Geraci, come Gigia Cannizzo, come Giuseppe
Giordano e ora Giuseppe Motisi, alle prese con atti di varia
natura, con revoche o autorizzazioni da concedere, e con una
cittadinanza che lentamente ha preso coscienza di quanto stava
accadendo e che forse ha aperto gli occhi.
Vi
sono due episodi che in un certo senso rappresentano gli opposti
estremi di questa vicenda tutta partinicese.
La
prima, risalente al dicembre del 1992, quando in seguito alla
chiusura della distilleria, causata da una inchiesta della
magistratura, i dipendenti dell’azienda riuscirono a raccogliere
oltre 4600 firme per sensibilizzare la riapertura degli impianti,
mentre una parte, seppur meno fragorosamente, ma con discrezione,
accennava al fatto che quando l’industria era chiusa, diminuiva
di conseguenza l’inquinamento atmosferico.
La
seconda riguarda la cosiddetta marcia dei 10.000 del 2003, quando
veramente una intera comunità espresse in maniera fragorosa,
senza possibilità di equivoci, il proprio parere sulla
distilleria, dando nel frattempo un significato non solo
ambientale alla vicenda, ma certamente anche di carattere
politico, in quanto il primo balzello alla caduta del centro
destra, poi puntualmente verificatosi durante le recenti elezioni
comunali, è arrivato proprio da quella sera.
E allo
stesso tempo, come non ricordare alcuni personaggi, che con
coerenza, con tenacia, hanno denunciato quanto stava accadendo.
Abbiamo
parlato di Carlo Bongiorno, che poi purtroppo ha lasciato il
campo, forse perché stanco nel vedere che le sue proteste
trovavano un interesse inversamente proporzionale da parte di chi
doveva dare risposte adeguate al problema, impossibilitato a
destare nell’opinione pubblica quei sentimenti che invece
sarebbero emersi prepotenti dieci anni dopo.
Ma
certamente va citato anche Nino Amato, il quale ha espresso, a
volte in forma pungente, spesso con marcata ironia, accuse a
coloro i quali non facevano il proprio dovere a livello politico,
a livello istituzionale, a livello di magistratura; una morte
prematura gli ha impedito di essere presente oggi, dove avrebbe
sicuramente molte cose da dire a proposito di ambientalismo e
ambientalisti.
Una
storia, quella della distilleria Bertolino, con repliche di
trasmissioni già viste, con documenti dai toni allarmistici, che
evidenziavano lo stato di disagio provocato dalla chiusura della
distilleria in relazione alla grave crisi economica del settore
vitivinicolo, fatto questo verificatosi non solo recentemente,
(ricordate la manifestazione del 15 luglio scorso conseguenza di
tale allarme? ) ma anche nel 1992, quando un documento della
Prefettura di Palermo, a firma del prefetto Musio, sollecitava la
riapertura della distilleria, in quanto i rappresentanti delle
cantine sociali, hanno segnalato il grave disagio provocato dalla
chiusura degli stabilimenti.
Allora
come oggi, veniva sottolineato il rilevante danno economico subito
dalle aziende del settore, impegnate nel superamento della grave
crisi economica del settore vitivinicolo e minacciando velatamente
gravi ripercussioni.
Una
storia che vede protagonisti anche coloro che non vivono nella
nostra zona, e che meno di altri conoscono a fondo il problema.
Ecco
perché nascono affermazioni che entreranno a far parte di un
ipotetica galleria delle assurdità, come quelle gentilmente
profferite dall’onorevole Lucchesi, il quale candidamente
affermava che i problemi dell’inquinamento sono secondari
rispetto all’aspetto economico della vicenda, e quelle dette
speriamo senza grossa convinzione dall’ex sindaco di Monreale
Salvino Caputo, il quale afferma senza grossi giri di parole, che
una situazione di stallo può portare a disordini sociali.
Una
storia lunga, complessa, tanti personaggi, non tutti di elevato
spessore morale, che nel corso degli anni hanno intrecciato le
loro vicende con quelle della distilleria, finendo che per uscirne
a testa alta, chi mantenendo una coerenza di base, e volenti o
nolenti non possiamo non affermare che di questa coerenza sia
fornita la titolare della distilleria, la quale a torto o a
ragione ha sempre affermato la solita storia, la sua storia,
quella di una donna che dal nulla ha saputo creare un impero
industriale, che ha saputo nel tempo gestire se stessa e coloro
che le stavano accanto per una crescita vertiginosa.
Lei,
nonostante tutto, non ha mai cambiato opinione, a differenza di
molti uomini che hanno amministrato negli anni il nostro paese,
che di fronte alla coerenza della signora Bertolino, hanno alzato
bandiera bianca o siglato un patto di non belligeranza.
Una
storia destinata a durare ancora a lungo, che vedrà altri
protagonisti, altre storie, altre proteste e altre difese, una
storia, come detto all’inizio…….., infinita.
11
agosto ’05 -
Roberto Vitale (Telejato)
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