"Chi ha coraggio muore una volta
sola. Chi ha paura muore ogni giorno", diceva Paolo
Borsellino. L'intenzione dei consiglieri comunali di
centrodestra di salvare dalla demolizione le stalle abusive
della famiglia mafiosa dei Vitale-fardazza potrebbe
spiegarsi così, un misto di paura e vigliaccheria. Ma quando a
ciò si aggiunge che l'alternativa alle ruspe dovrebbe essere
l'assegnazione delle stalle all'Osservatorio per lo Sviluppo e la
Legalità intitolato a Giuseppe La Franca, come fare a non sentire il
gusto acre della provocazione? Più che paura, può sembrare un
occhiolino, una strizzata d'occhio e chi deve intendere
intenda.
La destinazione d’uso
delle stalle dei fardazza tiene banco tra basse ripicche di
retrobottega, tonnellate di prudenza, strategia dell'isolamento, e qualche
assenza istituzionale. Come se il tempo non fosse passato, come se solo la parola mafia
provocasse la scossa elettrica. Al massimo si sussurra e si mischiano le carte.
La politica non c'è, le istituzioni boccheggiano. Eppure questo capannone
abusivo di contrada Valguarnera è stato un tempo - e non parliamo di secoli fa!
- "location" di summit mafiosi, nonché ricovero per incolpevli
bovini e ovini istigati a scorrazzare e distruggere tutto il possibile nell’agro
intorno all'invaso Poma. Quadrupedi addestrati a delinquere, manovalanza a costo
zero, poi ci pensavano le braccia violente dalla stalla a fare il resto,
impadronendosi con la forza e la minaccia dei terreni devastati. La stessa
strategia di attacco a cui si ribellò Giuseppe La Franca, che pagò con la
vita.
I fatti. Le stalle abusive, da tempo, sono
state acquisite al patrimonio del Comune di Partinico. La maggioranza di
centrodestra del consiglio comunale, bontà sua, ha votato due
giorni fa la destinazione del bene per un uso di pubblica utilità
mentre il centrosinistra, inclusa l’amministrazione
era per la demolizione e il
ripristino della legalità in quel pezzo di territorio. Diciamola tutta
però: non è che la giunta comunale abbia sollevato sommosse e tentato
l'abbattimento delle stalle a furor di popolo. Anzi, per dirla proprio tutta,
quasi tutti gli assessori hanno pensato che non fosse affar
loro. E per non farci mancare niente ci chiediamo: se non è affar
vostro, che diavolo ci state a fare al governo della città?
Domani l’argomento
sarà in discussione al consiglio comunale di Partinico. E’
prevista anche una riunione dell’Osservatorio Sviluppo e
Legalità, il cui vertice è nel panico: che fare? Claudio
Burgio, figlio di Giuseppe La Franca, non è abituato a mandarle a dire,
e anche stavolta non ha peli sulla lingua: “è’ un atto ignobile. E’ una
manovra per metterci in difficoltà. Questa struttura è
abusiva, ha rappresentato le nefandezze della mafia che mio padre ha combattuto
coraggiosamente e in silenzio al caro prezzo della vita. L’unica alternativa è
demolire questo bene per riaffermare la presenza dello Stato e della
legalità”.
L'unica voce a
levarsi dalle nebbie in cui appare dispersa l'amministrazione è quella di
Franca Tranchina (Rifondazione Comunista), assessore al bilancio, alla legalità e ai
beni confiscati: "pensavo che abbattere queste stalle – dice –
sarebbe stata un occasione di riscatto, per cancellare il binomio
Partinico-mafia. Perciò ho detto ai consiglieri che hanno ucciso La Franca per
la seconda volta. Provo una profonda amarezza e anche un po’ di solitudine in
tutta questa vicenda”.
Dunque le volpi cieche sembrano pronte
a cascare nella perfida trappola orchestrata dal centrodestra.
Che ha già votato un documento ufficiale con il quale intende affidare
il bene all’Osservatorio per lo sviluppo e la legalità. Ci chiediamo che senso
abbia e quale utilità pubblica si possa ricavare da un capannone abusivo
utilizzato come stalla senza alcun requisito di legge e come luogo per i summit
di mafia. Si avverte la sensazione che a Partinico sia tornata (o forse
non è mai stata rimossa) una cappa di piombo sul versante mafioso. L'iniziativa
del centrodestra è disdicevole e denota scarso senso delle istituzioni. Ma
crediamo che l’amministrazione dovrebbe darsi un po’ più di coraggio. Appellarsi ai
numeri del consiglio comunale non basta: è la solita manfrina per non affrontare
con personalità le questioni più spinose. La politica - eravate voi a sostenerlo
in campagna elettorale, o no? - si fa anche con atti, dimostrazioni, segnali
concreti. E' così che si guarda al futuro, così si costruisce e si
rafforza l'identità collettiva. Del resto anche le forze
dell’ordine, il Prefetto e le altre istituzioni potrebbero far sentire la loro
presenza forte a sostegno di quanti lottano per riaffermare la
legalità.
Intanto, qualcuno ci ha anche segnalato che in contrada
Valguarnera sarebbero tornate le "vacche sacre" della mafia. Siamo
pronti a scommettere che "questa cosa già si sapeva". Un motivo di disgusto in
più.
articolo tratto da
Liberamente
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