LE PULCI
DELLA DALOISO
Dove si
spiega, senza ombra di dubbio, perché è impossibile che il
proiettile colpisca il sasso e ne venga deviato.
Andando a spulciare le
quarantotto pagine dell'ordinanza
con la quale la GIP Elena Daloiso dispone l'archiviazione nei
confronti di Mario Placanica ci siamo imbattuti in una serie
impressionante di imprecisioni e contraddizioni. Alcune,
apparentemente, di poco conto, altre più significative. Ma di
certo la pulce più grossa è proprio quella che riguarda il
famoso sasso che avrebbe frantumato e deviato il proiettile che
colpisce Carlo Giuliani. Noi diciamo che questo è impossibile
e vi spieghiamo il perché.
Cominciamo con una
spiegazione tecnica. Ogni movimento che vediamo in un filmato
(cinema o tv), è soltanto un'illusione. Infatti, quello che noi
chiamiamo filmato non è altro che una serie di immagini fisse
(chiamate fotogrammi o frame), proiettate secondo un tempo
determinato che al nostro occhio dà l'illusione del movimento.
Ogni secondo di ripresa con una telecamera PAL è composto da 25
fotogrammi (uno ogni 4 centesimi di secondo), e (considerando che
l'otturatore ha un tempo di apertura di 1/50 di secondo), ogni
fotogramma è il risultato di una esposizione della durata di 2
centesimi di secondo. Questa è ovviamente una semplificazione, ci
sono sistemi che funzionano in maniera differente, ma non è il
nostro caso e per ora ci accontentiamo di questi dati.
Un'altra spiegazione tecnica
va fatta sulla percezione del suono in una ripresa. Noi sappiamo
che luce e suono hanno velocità differenti; notevolmente più
bassa è quella del suono. A dimostrazione di ciò viene spesso
ricordato l'esempio di un fulmine il cui rumore conseguente (il
tuono), arriva sempre in un momento successivo. Misurando il
ritardo fra il lampo e il tuono possiamo determinare a quanti
metri da noi è caduto il fulmine. Per esempio, se fra lampo e
tuono, cronometro alla mano, passa un ritardo di un secondo,
sapremo che il fulmine è caduto a 344 metri da noi, perché
questa è l'esatta velocità
del suono nell'aria, 344 m/s. Di conseguenza, se noi
riprendiamo con una telecamera una scena e progressivamente ci
allontaniamo dal punto di ripresa, i suoni relativi ad essa
verranno registrati dal microfono posto sulla telecamera con un
ritardo sempre maggiore mano a mano che ci allontaneremo dalla
fonte. Anche questo ritardo è facile calcolarlo, basta una
semplice divisione: 344 (velocità del suono) diviso 25 (i
fotogrammi in un secondo) uguale 13,76 metri.
Ciò significa che se la
telecamera si trova a meno di 13,76 metri ci sarà contemporaneità
fra l'azione e il suo rumore (per esempio, un martello che batte
su un chiodo: vedremo e sentiremo contemporaneamente). Se invece
la telecamera si allontana oltre i 13,76 la percezione di questa
contemporaneità viene meno, per cui vedremo prima il
martello che batte sul chiodo e un fotogramma dopo (cioè con 4
centesimi di secondo di ritardo), sentiremo il suono conseguente.
Se raddoppiamo la distanza e andiamo oltre i 27,52 metri i
fotogrammi diventano due e il ritardo diventa di 8 centesimi di
secondo, oltre i 41,28 metri il ritardo arriva a 12 centesimi di
secondo e così via. In realtà il suono viene registrato dalla
telecamera non a fotogrammi, ma addirittura in millesimi di
secondo. Però l'evento visivo ad esso associato sarà comunque
nello spazio temporale di un fotogramma, cioè 4 centesimi di
secondo (per esempio, se fossimo così veloci da riuscire a dare
due martellate su un chiodo a distanza di un centesimo di secondo
l'uno dall'altro, sentiremmo due colpi, ma vedremmo un'unica
martellata)
******************
Perché c'era bisogno di
tutte queste spiegazioni? Perché la questione della percezione
del rumore dello sparo e dello sfarinamento del sasso vengono
messi in stretta correlazione dalla GIP Daloiso nell'ordinanza con
cui dispone l'archiviazione nei confronti di Placanica.
[...Sulla coincidenza fra
il momento di visualizzazione dello sfarinamento del
"sasso" e la registrazione del rumore dello sparo, vi è
stata notevole discussione fra i consulenti delle parti;
sostenendo quelli delle persone offese che lo sfarinamento del
sasso si è prodotto per l'impatto dell'oggetto contro il tetto
del "defender" e che dunque si è trattato di un
fenomeno del tutto indipendente dallo sparo...]
La questione sta tutta lì:
il suono dello sparo e il cosiddetto sfarinamento
del sasso sono registrati nell'esatto identico fotogramma. Qui
sotto abbiamo il momento preciso. Nel primo fotogramma vediamo il
sasso ancora integro che compare in alto a destra, in
corrispondenza della scritta Carabinieri; nel secondo vediamo il
sasso frantumarsi e in questo stesso fotogramma sentiamo il rumore
dello sparo.
[...Come si è detto la
visione del filmato dà invece la sensazione della coincidenza fra
i due fenomeni e pertanto appare condivisibile la tesi sostenuta
dai consulenti del Pubblico Ministero che hanno concluso che lo
sfarinamento dell'oggetto è stato cagionato proprio dall'impatto
contro il proiettile sparato da PLACANICA...]
La conclusione a cui arriva
la Daloiso è paradossale, ma per capirlo appieno occorre leggere
la spiegazione che dà.
[...Appare infatti
convincente tale ricostruzione quando mette in rapporto le
immagini video che sono state registrate con la registrazione dei
suoni associata.
E' pur vero che può apparire non in linea con la ricostruzione
effettuata il fatto che la percezione del rumore dello sparo sia
avvenuta in coincidenza con la visualizzazione del danno cagionato
(lo sfarinamento), posto che è dato incontestabile di comune
esperienza che l'azione che cagiona il danno, e dunque il suo
rumore, avviene prima del suo effetto. Occorre però tener
presente altri fattori, ed in particolare la distanza alla quale
si trova colui che registra l'azione, posto che tale distanza è
in stretta correlazione con la registrazione del suono. Infatti più
l'operatore si trova lontano, più sarà ritardata la
registrazione del suono, con la conseguenza che la sua percezione
potrà coincidere con la visualizzazione del fenomeno che a quel
rumore è conseguente.
Fatte queste premesse, ed osservato che la distanza alla quale si
trovava l'operatore che ha ripreso l'assalto al "defender"'
appare correttamente stimata sulla base dei riferimenti spaziali
evidenziati dalle riprese, si spiega come nel momento in cui si
nota lo sfarinamento del sasso si oda contemporaneamente il rumore
di uno sparo indubbiamente avvenuto poco prima...]
Cos'è che dice, in
sostanza, la Daloiso? Dice che prima dovremmo sentire lo
sparo e poi vedere lo sfarinamento. Ma, siccome l'operatore
era distante, il suono è arrivato in leggero ritardo e ha
coinciso con lo sfarinamento del sasso. Detto così sembra un
ragionamento logico. Peccato che la Daloiso non tenga conto di
alcuni fattori, primo fra tutti la distanza dell'operatore
dalla jeep.
Qual è questa distanza? I
periti della famiglia Giuliani parlano di più di 50 metri.
Per stabilirlo hanno preso in considerazione diversi
fattori, primo fra tutti la deposizione del fotografo Marco D'Auria,
che ha dichiarato davanti al PM di trovarsi in quei momenti a 50
metri circa di distanza dalla jeep, all'imbocco di via Ilice,
accanto all'operatore che riprendeva la scena. Questa
distanza è stata verificata con delle misurazioni in piazza
Alimonda e la distanza è risultata pari a metri 53. Ma c'è di più.
Poco prima dello sparo Marco D'Auria si viene a trovare per un
attimo davanti alla telecamera (si riconosce nelle immagini e lo
dichiara lui stesso davanti al PM Silvio Franz), e gli stessi
consulenti del tribunale, il 21 aprile del 2002, giorno della
ricostruzione dei fatti in piazza Alimonda, stabiliscono che il
fotografo si trova a 50 metri dalla jeep quando passa
"davanti" alla telecamera e su questa base stabiliscono
la distanza di Carlo Giuliani dalla jeep in 3 metri (3,07 per i
periti di parte), a cui vanno aggiunti i 30 centimetri che
intercorrono fra la bocca dell'arma e il portellone al momento del
primo sparo.
Però, poi, molto
inspiegabilmente, quegli stessi consulenti vanno al poligono di
tiro di Fidenza per fare le prove di sparo (guarda caso il 20
luglio del 2002), e decidono che chi riprendeva la scena era molto
più vicino alla jeep, addirittura a 18 metri (poi corretti a 35)
e fanno tutte le loro misure partendo da questi dati;
infischiandosene altamente di quello che si vede nel filmato
originale, come per esempio le auto parcheggiate in via Ilice che
si vedono alla destra dell'operatore (alla sua stessa altezza), ma
soprattutto infischiandosene della nuca di D'Auria che continua,
secondo gli atti ufficiali e più di ogni altra cosa secondo le
loro stesse misurazioni, a restare a 50 metri.
Come faccia un operatore
a riprendere la nuca di una persona che sta dietro di lui è un
mistero che i consulenti del PM non si preoccupano di svelare.
Partendo, però, dalla
posizione della telecamera accertata in piazza Alimonda abbiamo un
primo riferimento e possiamo fare subito una verifica con una
semplice divisione: 50 (i metri di distanza dell'operatore) diviso
344 (la velocità del suono) che ci dà 0,14 (cioè 14 centesimi
di secondo). Avendo detto che ogni fotogramma copre un arco di 4
centesimi di secondo, lo sparo avviene 3 fotogrammi e mezzo
prima, ma non esistendo i mezzi fotogrammi dobbiamo per forza di
cose parlare di 4 fotogrammi. Se ne deduce che Placanica (o chi
per lui), affinché il suono dello sparo e lo sfarinamento
del sasso siano nello stesso fotogramma, avrebbe dovuto premere il
grilletto 4 fotogrammi prima di questo momento, cioè 14
centesimi di secondo prima!
[...Come si è detto, i
filmati mostrano il calcinaccio poi sfarinatosi, che appare da
destra poco al di sopra del limite superiore del tetto del "defender"
più o meno in corrispondenza delle lettere finali della scritta
"CARABINIERI".
Tenendo conto che il "defender" è alto cm.196, i
consulenti del Pubblico Ministero, tenuto conto dell'equipaggio a
bordo, hanno stimato in circa 190 centimetri l'altezza del
calcinaccio quando è entrato nel campo visivo della telecamera.
Su tale base hanno effettuato prove di sparo ponendo l'arma alla
distanza di circa m. 1,30 dal calcinaccio sospeso all'altezza di m
1,90...]
In quest'altro estratto
dell'ordinanza si legge che il calcinaccio che sarebbe stato
colpito si trova, secondo la GIP e i consulenti del PM, a 1,30
metri dalla pistola.
Manca ormai un unico dato,
ma il più importante: la velocità del proiettile. L'arma
in dotazione ai carabinieri è una Beretta 92 SB, che impiega
normalmente cartucce 9mm Parabellum la cui velocità
d'uscita è supersonica: 390 m/s.
Dunque, visto che suono
dello sparo e sfarinamento del sasso si verificano nello stesso
fotogramma, e visto che il momento dello sparo deve essere
collocato 14 centesimi di secondo prima, se ne desume che il
ragionamento della Daloiso prevede che il proiettile esploso
impieghi 14 centesimi di secondo a percorrere il metro e trenta
che lo divide dal sasso.
Proviamo, allora, a fare
questa semplice divisione 1,3 (distanza fra arma e sasso,
stabilita dalla GIP) diviso 390 (velocità del proiettile)
otteniamo 0,003.
Il tempo che avrebbe
dovuto impiegare il proiettile per compiere un tragitto di 1,30
metri è di soli 3 millesimi di secondo. Altro che 14 centesimi!
Ne consegue che se il
suono dello sparo e lo sbriciolamento del sasso sono contemporanei
(e l'operatore che riprende la scena si trova a più di 50 metri),
non è
matematicamente
possibile che il
proiettile abbia colpito il sasso.
Ma proviamo, per un attimo,
a fare gli avvocati del diavolo. Abbiamo detto che i consulenti
del PM hanno ridotto la distanza a cui si trovava l'operatore da
più di 50 metri a soli 18 metri (corretti poi in 35 metri). Posto
che basta guardare le immagini per rendersi conto che questa
distanza è di certo molto maggiore di quella che indicano loro,
proviamo a prenderla per vera e a fare le verifiche del caso.
Anche nella molto improbabile eventualità che la distanza fosse
realmente di 18 metri ci sarebbe comunque un ritardo fra immagine
e suono di un fotogramma, perché l'operatore avrebbe superato il
limite di contemporaneità di 13,76. Se poi prendiamo in
considerazione anche l'ipotesi, altrettanto improbabile, che
l'operatore fosse a 35 metri, il ritardo fra suono e sparo aumenterebbe
a 2 fotogrammi.
Abbiamo detto però (lo ha
detto la Daloiso), che il suono dello sparo è sul fotogramma
esatto dello sbriciolamento. Quindi, persino in questo improbabile
caso, che l'operatore fosse fra i 18 e i 35 metri di distanza, anche
secondo quello che dicono gli stessi consulenti del PM,
sarebbe matematicamente impossibile per il proiettile
colpire il sasso.
******************
Già quanto esposto dimostra
inconfutabilmente che il ragionamento della Daloiso, per cui
Placanica spara in aria e il proiettile si frantuma contro un
sasso andando a colpire Carlo Giuliani, è sbagliato. Ma si
potrebbe obiettare che con le nostre argomentazioni abbiamo solo
dimostrato che la GIP sbaglia nel riportare le frasi dei
consulenti del PM. Però, possiamo fare una controprova.
Tutto il ragionamento della
Daloiso parte dallo sfarinamento del sasso a opera del proiettile,
dimenticando inspiegabilmente di individuare l'esatto momento in
cui avviene lo sparo.
Proviamo a individuarlo noi
al posto suo. In questa gif animata ci sono i 9 fotogrammi più
importanti: da un attimo prima dello sparo a subito dopo lo
sfarinamento del sasso.
Cominciamo subito dicendo
una cosa. A un certo punto della sequenza si vede quello che
sembra un lampo nel finestrino laterale del defender e
contemporaneamente si sente lo sparo e si vede il sasso
sbriciolarsi. Ecco l'attimo esatto.
Quel lampo, però, non è
prodotto dallo sparo, come potrebbe erroneamente sembrare: si
tratta solo di un banale riflesso. Il finestrino scuro del
defender non fa altro che creare un effetto specchio con un raggio
di sole rimbalzato nella zona in ombra della piazza da qualche
finestra (erano le 17,27 e i raggi del sole a quell'ora arrivano
obliquamente; il vento ha completato l'opera creando
l'intermittenza).
Come ulteriore controprova,
ecco un riflesso identico, addirittura più accentuato,
preso 4 secondi prima dalla stessa ripresa, quando non era ancora
stato esploso nessun colpo di pistola (notare la nuca di D'Auria).
Ma di questi riflessi (e non lampi), è pieno l'intero filmato.
Appurato che quel lampo è
soltanto un riflesso, qual è, allora, il momento esatto dello
sparo?
Qui di seguito abbiamo gli
stessi 9 fotogrammi fondamentali della gif animata, presi
singolarmente e in una risoluzione maggiore; vanno da un
fotogramma prima dello sparo all'ultimo in cui si vede la polvere
del sasso disperdersi.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Il fotogramma 1 ci serve
come punto di riferimento. Siamo a un attimo prima dello sparo,
che avviene nel fotogramma 2.
2
Se si guarda attentamente il
punto in corrispondenza della parte superiore della ruota di
scorta e si fa il confronto con il fotogramma 1, si noterà uno
sbuffo di fumo orizzontale che prima non c'era. Nel fotogramma
successivo si vede che il fumo, nella sua parte terminale destra,
si alza perfettamente in verticale. In questa gif abbiamo isolato
la zona dello sparo e i 3 fotogrammi mostrano in sequenza quanto
detto.
Il comportamento di questo
sbuffo di fumo è significativo. E' perfettamente orizzontale, a
filo con la ruota, il che vuol dire che subisce una pressione
notevole che lo costringe a espandersi in questa direzione. Quando
la spinta in avanti si esaurisce il fumo va nell'unica direzione
possibile, cioè in alto. Proprio questo comportamento, e il fatto
che il fumo nel fotogramma 3 si sposti in verticale nella sua
parte più a destra, ci determina la sua provenienza e direzione:
da sinistra (dentro la jeep) a destra. I fumatori possono fare una
prova diretta soffiando davanti a sé una boccata di fumo: la
vedranno muoversi in orizzontale e poi, una volta esauritasi la
spinta, in verticale nella sua parte terminale.
E' questo, con tutta
probabilità, il momento esatto dello sparo. 4 fotogrammi prima
della frantumazione del sasso!
Anche in questo caso
possiamo effettuare una controprova per dimostrare che il
fotogramma 2, con il suo sbuffo di fumo, ci mostra l'esatto
momento dello sparo. Ricordate quanto affermava la Daloiso?
[...Sulla coincidenza fra
il momento di visualizzazione dello sfarinamento del
"sasso" e la registrazione del rumore dello sparo, vi è
stata notevole discussione fra i consulenti delle parti ...]
Il suono dello sparo si
sente nello stesso fotogramma in cui si vede il sasso sfarinarsi
(il fotogramma 6). Nel fotogramma 2 vediamo lo sparo, nel 6
lo sentiamo, cioè 4 fotogrammi dopo (16 centesimi di
secondo). Abbiamo detto che ogni fotogramma di ritardo corrisponde
a 13,76 metri che moltiplicato per 4 fa 55,04 metri. Con
buona approssimazione, la distanza a cui si trovava l'operatore
che ha ripreso la scena.
Ma se neanche questo
bastasse, abbiamo individuato un ulteriore elemento nel filmato
che può aiutarci a capire quando è avvenuto lo sparo. Si tratta
della persona con lo zainetto e la camicia chiara. Al momento
dello sparo ha una reazione istintiva molto umana, ritrae la testa
fra le spalle, come può capitare a qualunque persona a cui venga
fatto esplodere un petardo a distanza ravvicinata. E' quindi
fortemente probabile che la sua reazione sia causata dalla
percezione improvvisa dello sparo.
Guardando bene i fotogrammi
ci sembra che il movimento di ritrazione inizi nel fotogramma in
cui compare il sasso, ma è sicuramente evidente in quello in cui
il sasso si sbriciola. In questo caso non esiste nessun ritardo
del suono, perché la persona si trovava molto vicina alla jeep.
Si potrebbe, quindi, pensare che la reazione è causata dallo
sbriciolamento. Ma esiste un altro fattore da prendere in
considerazione: i tempi di reazione minimi umani.
Anche questo è un dato
misurabile: ogni essere umano ha un tempo di reazione a uno
stimolo variabile da 10 a 15 centesimi di secondo, in
funzione della sua prontezza di riflessi. E' un concetto molto
applicato in atletica, in particolare nei 100m piani. Per esempio,
se un corridore, pur scattando dopo lo sparo, lascia i blocchi di
partenza con un ritardo incompatibile con i tempi di reazione
umani, gli viene assegnata comunque una falsa partenza. Esistono
persone con riflessi più lenti, ma di sicuro non esistono persone
capaci di reagire "all'istante" a un dato evento. Nel
momento in cui la persona con lo zainetto ritrae la testa sta
reagendo a uno stimolo (lo sparo) avvenuto minimo 10 centesimi di
secondo prima, più probabilmente avvenuto intorno ai 15 centesimi
di secondo prima. Nell'uno e nell'altro caso molto prima che il
sasso si sbriciolasse. E' quindi una ulteriore controprova, che si
va ad aggiungere alle altre che abbiamo già individuato, che
probabilmente lo sparo avviene i famosi 3 fotogrammi e mezzo (14
centesimi di secondo) prima di quel momento, e che sicuramente
il proiettile non colpisce il sasso.
Non c'è altro da
aggiungere, tranne che la matematica non è un'opinione, nemmeno
nelle aule di un tribunale (...forse).
gin{
(grazie a Poiccard per la
consulenza tecnica)
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