L'orrore
in P.zza Alimonda - Parte Prima
PARTE
SECONDA >>>
Il passamontagna di Carlo Giuliani accusa
le forze dell'ordine: chi infierisce su Carlo
morente e perche'?
L'analisi di foto nuove di P.zza Alimonda (ma
conosciute dai magistrati) fa emergere una
sconvolgente verità: intorno alle ore 17.30 del
20 Luglio 2001, in presenza di ufficiali di
grado elevato della polizia e dei carabinieri,
qualcuno infierisce su Carlo Giuliani ferito
invece di aiutarlo, senza sapere se sia vivo o
morto. Una versione assurda e puerile risale la
linea di comando e viene validata in Questura
intorno alle 18.00: Carlo sarebbe morto a causa
di un sasso. Dura un attimo, l'evidenza la
spazza via. Ma quando i primi soccorritori
tolgono il passamontagna scoprono una profonda
ferita in fronte che viene certamente prodotta
mentre la piazza è sotto il controllo delle
forze dell'ordine. Inspiegabilmente il
passamontagna è integro, e non dovrebbe. Un atto
orribile si compie in quella piazza dopo il
ferimento. E' questo orrore che si voleva
coprire con l'archiviazione? Spaccare
intenzionalmente la testa ad un moribondo invece
di soccorrerlo è ancora reato in questo
paese?
Alle ore 17,27 del 20 Luglio 2001
dall'interno di un defender dei carabinieri in
P.zza Alimonda, al G8 di Genova, vengono esplosi
due colpi di pistola. Uno di questi colpisce al
volto Carlo Giuliani, che morirà nei minuti
successivi. La sua breve agonia incrocia
certamente altri due eventi traumatici diversi:
il defender passa per due volte sopra il corpo e
qualcosa di appuntito produce una profonda
ferita sulla fronte. Altre ferite meno gravi
sono riscontrate al volto. In nessuna di queste
ferite è presente un edema significativo: scarso
sanguinamento e gonfiore assente. Nell'autopsia queste ferite vengono
descritte, ma le parole non rendono giustizia
sulla loro gravità.
- In regione frontale mediana si osserva
una ferita lacero contusa di forma
irregolarmente stellata inserita in un'area
escoriata di circa cm. 3x2. Il fondo della
ferita è sottominato con presenza di lacinie
connettivali. Ai lati di detta lesione si
osservano altre piccole contusioni escoriate a
stampo, di forma irregolare.
- La piramide del naso mostra due
contusioni escoriate senza segni di frattura
alle ossa proprie sottostanti .
- La guancia destra evidenzia una
soffusione ecchimotica, più evidente a livello
zigomatico.
Servono le foto della polizia scientifica per
capire davvero di che si tratta. (ci scusiamo
per la crudezza delle foto che vengono
pubblicate, con il consenso della famiglia,
perchè sono indispensabili per capire la
dinamica dei fatti)
Come e quando si sono
prodotte queste ferite sul volto di Carlo? Per
mano di chi? L'autopsia non lo dice. Apre la
chiosa sulla ferita in fronte
che..."prodottasi verosimilmente prima della
lesione d'arma da fuoco, senza tuttavia poter
escludere che sia stata determinata in un
momento successivo"... conclude affermando:
"Alla luce di quanto sopra esposto è
possibile ritenere che la ferita lacero-contusa
presente alla regione frontale del soggetto sia
riferibile ad un urto contro un mezzo
contundente di forma irregolare e comunque non
chiaramente individuabile dalle caratteristiche
morfologiche della ferita, senza peraltro
escludere che possa essere stata determinata
dall'urto contro la superficie stradale".
Certamente Carlo non è mai entrato in
contatto fisico diretto con i carabinieri. Non
immediatamente prima dello sparo, non in
precedenza. Carlo poi non cade di fronte, ma sul
fianco ed è la jeep che investendolo lo mette di
schiena. Un'altra cosa certa che risulta dagli
atti e dalla documentazione è che Carlo
indossava il passamontagna ben prima di
afferrare l'estintore, e questo gli viene tolto
solo dai primi soccorritori. Teniamolo
presente.
Oltre a queste ferite
inspiegabili l'autopsia annota anche che:
"Nel lume dei bronchi maggiori si rileva
sangue fluido".... "presenza di sangue nelle vie
aeree, con segni di aspirazione
bronchiale". Carlo ha quindi respirato
dopo essere stato colpito dal proiettile, e
questo è talmente pacifico che nella stessa
autopsia (formalmente firmata da Marcello Canale
ma materialmente eseguita da Marco
Salvi il giorno successivo e consegnata
scritta il 5/11/2001) si ritiene che: "le
lesioni cranio-encefaliche riscontrate abbiano
determinato la morte del soggetto nel lasso di
tempo di alcuni
minuti,...." E' da notare che
invece nei primi momenti i periti parlarono di morte
immediata, addirittura prima dell'arrotamento da
parte del defender. Uscirono dalla sala
dell'autopsia sabato 21 luglio 2001 e con tono
apodittico affermarono alla stampa che:
"quando la camionetta dei carabinieri è
passata su Giuliani, questi era già morto".
A luglio, nelle anticipazioni a voce, era morto
sul colpo e a novembre, con la firma in calce,
invece sono occorsi alcuni
minuti. Scripta manent.
In
quegli stessi minuti che separano lo sparo dalla
morte di Carlo, per tutta la durata dell'agonia,
una follia nera si abbatte
sulla piazza e travolge la truppa e i dirigenti
di polizia. Succede qualcosa di orribile di cui
fino ad ora avevamo solo tracce o testimonianze
frammentarie. Esiste infatti molto materiale
video e fotografico dei momenti dell'arrotamento
e dei primi soccorsi prestati dai manifestanti a
Carlo, ma poco e di scarsa qualità sui minuti
successivi. Ed è proprio nell'arco di tempo che
va da un minuto dopo lo sparo all'arrivo dei
soccorsi che avvengono i fatti gravi, di cui
abbiamo visto l'esito ma non le dinamiche.
E' verso la fine di questo lasso di tempo
(tra le 17,28 e le 17,40 circa) che un
vicequestore accuserà un manifestante di aver
causato la morte di Carlo Giuliani con un sasso.
In effetti, come vedremo, un misterioso sasso
comparirà ad un certo punto nella
scena.
Dalle finestre sovrastanti Pzza
Alimonda alcuni genovesi fotografano lo
svolgersi dei fatti dopo l'arrivo della polizia,
successivamente le foto verranno sequestrate
dagli inquirenti e acquisite agli atti, ai quali
sono allegate. Eccole in fila.
Con la foto B11, questa preziosa
sequenza fotografica presa dai balconi di piazza
Alimonda si aggancia al video citato sopra.
Entra in scena il Vice Questore Aggiunto Lauro e
proclama: *sei stato tu con il tuo sasso*.
.
Un sasso compare a lato della testa di Carlo
tra la foto B1 (sasso assente) e la foto
B3 (sasso presente). Tracce di questo
sasso sono visibili in moltissime foto, ma in
posizione molto più distante da quella in cui lo
troveremo durante i rilievi della scientifica:
pochi centimetri dalla testa di Carlo, come
potete vedere sotto.
Ecco alcune di queste
posizioni:
Questo sasso ha camminato? E' stato spostato
da una posizione ad un'altra? Il sasso (è uno
dei reperti agli atti che corre rischio di
distruzione, come conseguenza
dell'archiviazione) è importante per molte
ragioni. Ha una forma particolare che lo rende
distinguibile, è intinto di sangue (ma si
intinge in un momento successivo, visto che
nelle foto precedenti di sangue non c'è traccia)
ed infine, cosa più importante, è la ragione
usata dal VQA Lauro in Commissione Parlamentare
d'Inchiesta sul G8 per giustificare la *famosa*
frase: sei stato tu col tuo
sasso!
In ogni caso la sua
comparsa vicino alla testa di Carlo diventa
anche un indicatore temporale:
un elemento che separa ciò che avviene prima da
quello che avviene dopo, da incrociare con le
deposizioni e le dichiarazioni dei testimoni
oculari. Il sasso, sia come sia, compare
accanto alla testa di Carlo nei primissimi
attimi dopo la riconquista della piazza. Nei
momenti precedenti quando ci sono i manifestanti
(per circa un minuto dopo lo sparo) è lontano,
quando ci sono le forze di polizia è vicino ed è
sporco di sangue. Un altro indicatore o
"picchetto" temporale è la riconquista della
piazza da parte della polizia. La vediamo bene
in questa foto (1 minuto e 3/4 secondi dopo lo
sparo, secondo i timecode dei filmati).
Grazie ai filmati (e al loro
timecode) e alle
fotografie, siamo in grado di suddividere la
scena di piazza Alimonda con questa sequenza di
picchetti temporali:
- Lo sparo (17,27)
- La riconquista della piazza da parte della
polizia (ore 17,28)
- La comparsa del sasso vicino alla testa e il
pestaggio del fotografo Paoni (nei primissimi
attimi successivi alle 17,28 e quindi con Carlo
agonico, secondo l'autopsia)
- La scena di Lauro: *sei stato tu col tuo
sasso* (prima dell'arrivo dei soccorsi)
- I soccorsi e i rilievi della scientifica
(alle ore 17,40 circa arrivo di volontari
del GSF, poi l'auto medica , quindi la
scientifica e l'ambulanza che porterà via Carlo
attorno alle 19.00, alle 19,10 c'e' una ultima
carica in P.zza Alimonda).
Se collochiamo ogni singola immagine, filmato
o frammento di testimonianza dentro questi
picchetti otterremo una griglia temporale
approssimativa (mancando il timing esatto delle
fasi finali), ma sufficente a gettare una luce
inquietante sulle responsabilità personali di
alti ufficiali di PS e CC presenti in quel
settore di Genova al G8. Quelle di Lauro,
come vedremo, non furono parole fuggite di
senno.
Analizziamo la sequenza B.
(Cliccando sulle foto si aprirà l'originale
in una finestra separata) Questa prima
foto mostra la piazza riconquistata da poco.
Il sasso è assente, non c'è. Paoni e
il suo collega greco Kontos (camicia chiara)
cominciano ad essere malmenati. Paoni ha le mani
alzate e integre, ha appena smesso di
fotografare.
Entra in scena un ufficiale superiore di
P.S., che chiameremo per il momento
Mister 17. Mister 17 ha due
segni particolari. Un grado elevato sulla spalla
destra (una torre e due stelle =
ViceQuestore Aggiunto, l'equivalente di un
tenente colonnello) ed un casco diverso da tutti
gli altri del reparto: è satinato e non lucido,
la visiera è orlata di nero sul lato superiore,
ha sulla parte posteriore delle modanature e un
segno particolare, una specie di grande numero
17 nero fatto col nastro adesivo, ma potrebbero
anche essere tre lati di un quadrato. Quel tipo
di casco è chiamato casco ubbot ed è in
dotazione ai reparti speciali della polizia,
quelli preparati e tirati a lucido espressamente
per il G8, oltre che a quasi tutti gli ufficiali
superiori.
Le stelle sui gradi si notano meglio nelle
foto successive, ma attenzione a non farsi
ingannare da quella che sembra la terza
stella e che in realtà è il simbolo della PS. Almeno un
altro poliziotto, ma senza evidenti gradi sulle
spalline, ha quel tipo di casco in questo
contesto spazio-temporale. Troveremo Mister
17 in molte foto successive, sarà presente fino
alla fine. C'è anche un particolare fuori
posto: sembra esserci tensione tra un cc e un ps. Di una tensione tra le forze dell'ordine
in Piazza Alimonda nei momenti successivi
all'omicidio di Carlo ci aveva detto Bruno Abile
(fotografo francese freelance) che ha assistito
a tutta la scena: (ANSA) - PARIGI, 21 LUG -
''...i carabinieri si sono avvicinati e
l'hanno (a Carlo)
preso a calci. Hanno riempito
di botte anche dei fotografi''..... ''due minuti
dopo tutto questo, i carabinieri si
picchiavano fra loro''. (ANSA)
21-LUG-01 15:43
Bruno Abile ha
sempre confermato queste affermazioni ma i
magistrati non hanno mai voluto sentirlo. Le due
escoriazioni al naso e l'ecchimosi allo zigomo
di Carlo sono probabilmente da attribuire a
questi calci. Carlo come abbiamo detto non cade
col capo, ma si affloscia sul fianco, è evidente
nella documentazione video-fotografica. Lo
hanno calpestato più di una volta? Lo hanno
preso a calci di proposito arrivando? L'autopsia
comunque ci parla di più ferite, al naso e allo
zigomo.
Le foto B2,
B3, B4 (queste
3 non sono necessariamente in ordine
cronologico) mostrano il pestaggio di Paoni.
Quello di Paoni è più di un pestaggio: è un
linciaggio e una lezione di vita. Paoni è il
fotografo ridotto peggio a Genova, tanto che in commissione parlamentare
d'inchiesta si chiedono ripetutamente
spiegazioni ai vicequestori aggiunti Lauro e
Fiorillo sul trattamento che gli è stato fatto
subire. Le risposte sono variate da *non ho
visto nulla* (Fiorillo) a *figurarsi se toccavo
un fotografo con tutti quelli che c'erano*
(Lauro). E' interessante a questo proposito
sentire come la descrive Paoni (fonte) : "Stavo
fotografando - ha raccontato Paoni - in primo
piano il corpo del ragazzo ucciso e sullo sfondo
le forze dell'ordine , quando ho visto che i
carabinieri si stavano riorganizzando.
Immediatamente ho alzato il pass ufficiale e ho
urlato "sono un giornalista". Mi sono saltati
addosso egualmente ed hanno iniziato a colpirmi
in testa e su tutto il corpo. Istintivamente mi
sono aggrappato ad uno dei carabinieri che mi
stavano picchiando. Se fossi caduto a terra
probabilmente mi avrebbero massacrato.
Manganellate e calci ovunque. Si sono accaniti
contro la mia mano che teneva stretta una delle
due macchine fotografiche che avevo: una Nikon.
Sono riusciti a strapparmela, ma non era quella
delle mie ultime foto. Infatti avevo una Leica
infilata sotto un braccio ed era lì che c'erano
gli ultimi scatti al ragazzo morto. Non
l'avevano vista. E' servito a poco. L'ho
scoperto dopo che il carabiniere al quale mi ero
aggrappato, ad un certo punto mi ha tirato fuori
dalla mattanza e mi ha portato sugli scalini
della chiesa di piazza Alimonda. Pensavo che
fosse finita. E invece no. Qualcuno si era
accorto della Leica e dopo un chiarissimo ed
urlato "Tira fuori quel rullino o te la facciamo
vedere" mi è stata sfilata la pellicola dalla
macchina. Quando mi hanno lasciato, mi sono
diretto , barcollando, verso il centro della
piazza dove avevo visto un'ambulanza. Devo
ringraziare il collega Yannis Kontos, fotografo
dell'agenzia Gamma, che mi ha soccorso". Eligio
Paoni ha poi raccontato che una volta
sull'ambulanza, mentre il mezzo dei soccorritori
era in sosta in attesa di un varco per poter
partire verso l'ospedale, si è rifatto vivo il
carabiniere al quale si era aggrappato.
"Qualcuno ha aperto le porte - ha raccontato il
collega - e ho riconosciuto il carabiniere. E'
entrato a volto scoperto, mi ha chiesto scusa e
cosa potesse fare per me. Gli ho detto che avrei
voluto riavere la macchina che mi era stata
strappata nel pestaggio. Il carabiniere è uscito
ed è tornato poco dopo con ciò che restava della
mia Nikon: pochi rottami".
Pensavo
che fosse finita. E invece no. Eligio
Paoni racconta di un pestaggio in due tempi. In
uno dei due, che possiamo vedere nella foto
B2, il fotografo viene preso
per la nuca e trascinato sul corpo di Carlo
Giuliani. Non è difficile immaginare la
natura degli argomenti esposti e in qualche modo
solennizzati dalla presenza di Carlo
(agonizzante?). Mister 17 è a pochi
metri.
B3:
durante il pestaggio di Paoni, che continua
sotto l'occhio impassibile di Mister
17, compare il sasso.
La foto
B7 è decisamente interessante.
Si vede un carabiniere che mette mano
all'abbigliamento di Carlo. Sotto gli occhi di
un ufficiale (una stella sul casco), un carabiniere acconcia la
scena prima che arrivino i soccorsi
e siano fatti i rilievi della scientifica.
In
B8 (in alto, a sinistra nella
foto) si avvicinano alla scena del delitto i
primi soccorsi spontanei e la stampa. Forse è in
questo momento che viene distrutta la Nikon di
Paoni.
In
B9 vediamo nitidamente i primi
reporter e le telecamere (tra i primi che
arrivano ci sono Toni Capuozzo di Terra-Canale 5
e Renato Farina di Libero) . La nikon di Paoni è
a terra, fracassata. Il filmato preso dal videoreporter
di Canale 5 mostra questi momenti.
Eccoci a
B11: Lauro si lancia nella
sceneggiata del sasso.
Un vicequestore
aggiunto (una torre e 2 stelle) parla al
telefonino. I soccorritori stanno esaminando
Carlo che non ha più il passamontagna.
Riassumiamo: Il *tenente
colonnello* Mister 17 arriva sulla scena quando
il sasso ancora non c'è e vi rimane fino alla
fine.
Durante la sua permanenza si
infierisce su un moribondo e avvengono pestaggi,
danneggiamenti a cose altrui, minacce gravi e
infine si modifica la scena di un omicidio prima
dell'arrivo della polizia giudiziaria,
come si vede anche più chiaramente in
quest'altra foto.
1) Osservatore con casco
ubbot,
forse Mister 17, oppure il secondo poliziotto
che è presente con quel casco alla riconquista
della piazza. 2) Un poliziotto
(riconoscibile) osserva la manipolazione. 3)
Un terzo poliziotto, probabilmente un ufficiale
con baffi biondi (e forse occhiali) dispensa
consigli o comunque indica.
Le
manipolazioni avvenute sul corpo di Carlo
Giuliani prima dell'arrivo della scientifica
sono certamente state più di una, e hanno
lasciato diverse tracce. Se ne discute
ampiamente in questa scheda.
Paoni riceve un
trattamento durissimo, il più duro comminato a
Genova ad un fotografo, e le sue pellicole
vengono distrutte con metodo e accanimento.
Hanno per le forze dell'ordine un interesse non
generico. Negli stessi momenti un sasso che
di trova alla sinistra di Carlo, ad una distanza
considerevole, si sposta e appare dal lato
opposto, a destra accanto alla sua
fronte. Ma c'è un altro elemento molto
importante da valutare: il passamontagna.
I primi a togliere il passamontagna sono
i soccorritori. Ce lo dice Fiorillo in
commissione parlamentare: MAURIZIO
FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la
questura di Napoli. ...Ricordo
con tranquillità che indossava il passamontagna
nero sfilato dai primi soccorritori... Ce
lo conferma lo stesso Lauro rispondendo a
Violante: ADRIANO LAURO,
Vicequestore aggiunto presso la questura di
Roma. ... Potrebbe essere stata
quella ragazza del GSF, perché quando è
intervenuta ha tolto il cappuccio, lo ha alzato
e, dopo aver cercato di fare un massaggio, ha
chiesto l'ambulanza .. Precisa Fiorillo:
MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore
aggiunto presso la questura di Napoli.
... Su come fosse vestita la
persona morta, posso dire soltanto come l'ho
vista in terra perché da lontano ho notato solo
dei movimenti. Indossava un passamontagna nero
che copriva il volto; questo è stato tolto da
noi quando sono venuti i medici rianimatori.
Abbiamo notato immediatamente che aveva un buco
in fronte o qualcosa del genere; al momento
sulla fronte non c'era molto sangue e, quindi,
poteva sembrare opera anche di una pietra.
Infatti, ricordo che a terra c'erano delle
pietre - a parte l'estintore - ma non ricordo se
una di esse fosse insanguinata. Infine
dichiara Lauro alla domanda se uscisse molto
sangue dal volto di Carlo: ADRIANO
LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura
di Roma. Tantissimo. Io stavo a
dieci metri di distanza e credevo che fosse
stata una pietra; infatti, mentre andavo in
quella direzione anch'io sono stato colpito da
alcune pietre dietro la schiena. Quando ho visto
il ragazzo per terra e ho visto un «fuggi fuggi»
generale; mi sono avvicinato a quel lago di
sangue che usciva e ho visto una pietra, come
quella che ha visto il dottor Fiorillo, intrisa
di sangue e molto vicina alla tempia; dunque ho
pensato che il giovane fosse stato colpito dalla
pietra. In parte ero convinto che fosse stata la
pietra, in parte credevo che se loro non
avessero attaccato, non sarebbe accaduto questo
fatto; ecco il senso di quella frase famosa
(si riferisce al *sei stato tu col tuo
sasso*).
Qualcosa non quadra in
queste affermazioni.
Nella foto
B1 vediamo Carlo Giuliani che
ha smesso di sanguinare e la pietra non è ancora
apparsa vicino alla sua fronte. La pietra arriva
subito dopo, durante il pestaggio di Paoni, e
quindi come può averla vista Lauro
nell'immediatezza se ancora non c'era?
Ammettiamo pure una dilatazione soggettiva dei
tempi o una deformazione del ricordo (Lauro
parla a Settembre in Commissione, e deve
giustificare molte cose) Rimane comunque una
domanda: chi e come può aver visto la ferita in
fronte se i primi soccorritori sfilano il
passamontagna dopo il teatrino
di Lauro? Quando Lauro grida *sei stato tu
col tuo sasso* i soccorsi non erano ancora
arrivati e lui non poteva
sapere della ferita in fronte!
Una cosa è
certa: Carlo ha indossato il passamontagna (che
copriva la fronte) fino ai soccorsi e nessuno lo
ha tolto prima. Quindi nessuno avrebbe potuto
vedere la grave ferita al centro della fronte
fino a quel momento, a meno che non ci fosse una
vistosa lacerazione del passamontagna. Fino
all'arrivo dei soccorritori solo due tipi di
persone potevano sapere della ferita: chi la
produce e chi la vede produrre.
Quando si
produce la ferita? Chi o cosa la produce? Perchè
questo fatto non è mai stato considerato dai
giudici? Nell'autopsia si discute diffusamente
di questo aspetto che è assolutamente incongruo
per molte ragioni, una delle quali grande come
una casa: il passamontagna è integro e non
presenta lacerazioni in corrispondenza della
ferita. Le prove di questo si hanno esaminando
le fotografie della polizia scientifica.
In queste foto la scientifica segnala
diligentemente tutti i fori presenti nel
passamontagna. Troviamo dei fori per la
respirazione prodotti artigianalmente, troviamo
il foro prodotto in uscita da un frammento del
proiettile... e stop. Nessun foro si nota o
viene segnalato sulla fronte. Recentemente
la famiglia di Carlo è rientrata in possesso del
passamontagna che rischiava di essere distrutto.
Lo abbiamo esaminato ed è effettivamente integro
dove invece avrebbe dovuto essere almeno
lacerato o strappato. E' perfettamente integro:
non c'è un filo fuori posto in tutta l'area
frontale.
Il tipo di ferita al centro della
fronte lascia pochi dubbi sulla violenza del
colpo: non è materialmente possibile che una
ferita lacero-contusa di questa rilevanza si sia
prodotta senza lasciare tracce sul tessuto,
se il tessuto copriva la
fronte.
L'assenza di lacerazioni sulla zona del
passamontagna corrispondente alla fronte porta
ad una unica conclusione: quando è avvenuto
l'evento traumatico il passamontagna non copriva
la fronte, non c'era o più probabilmente era
scostato. Ma questa assenza di
lacerazioni nel tessuto permette anche di
escludere qualsiasi evento accidentale
intercorso tra lo sparo e l'arrivo dei
soccorsi. Qualsiasi altra possibile
causa accidentale avrebbe interessato anche il
tessuto, sia che si trattasse di una caduta
violenta a terra (che comunque non è avvenuta),
sia che si trattasse di un urto contro una parte
meccanica sotto il pianale del defender
(poggiapiedi, coppa dell'olio ecc.), sia infine
che si trattasse di un urto contro oggetti
volanti non identificati (frammenti del presunto
calcinaccio, sassi volanti vari).
Dell'eventualità che la ferita fosse
presente *prima* del colpo di pistola non merita
neppure discutere: non si trattava di una ferita
sanguinante e se prodotta prima dello sparo
avrebbe dovuto inondare di sangue il volto,
avere un edema, e comunque avrebbe lasciato
tracce sul passamontagna. Niente di
accidentale può aver prodotto quella
ferita. Servono almeno 2 mani per
fare un'operazione di scostamento e
contemporaneamente produrre la ferita, e
gli eventi accidentali hanno una mano
sola.
Quella ferita
viene prodotta tra la riconquista della piazza e
l'arrivo dei soccorsi. Nel periodo cioè
in cui la piazza è sotto il pieno controllo
delle forze dell'ordine. Il minuto che
precede la riconquista della piazza ha infatti
un'ampia documentazione fotografica e
testimoniale: i manifestanti cercano di
soccorrere Carlo, ma nessuno gli toglie o scosta
il passamontagna. L'unico che tocca il capo, con
una mano sola, è un manifestante inglese che
cerca di tamponare il sangue che esce dal volto
e poi sente il polso, altri accennano a
trascinare Carlo per le gambe, ma desistono per
la carica dei poliziotti.
I fatti
crudi messi in fila sono questi: quella
ferita profonda è stata prodotta
intenzionalmente scostando il
passamontagna e con certezza nel lasso di tempo
che intercorre tra la riconquista della piazza
da parte della polizia e l'arrivo dei soccorsi,
in concomitanza con il pestaggio di Paoni, con
la presenza in Piazza Alimonda di 2 o 3 VQA
della Polizia di Stato e, come vedremo tra poco,
di un Tenente Colonnello dei Carabinieri e di
altri ufficiali inferiori che assistono
impassibili a tutto, anche all'aggiustamento della scena di
un omicidio prima dell'arrivo degli
inquirenti.
Torniamo un momento
a Paoni. Nella foto B1 lo vediamo a mani
alzate. Di li a poco inizierà il pestaggio.
Nella sequenza della riconquista della
piazza lo vediamo mentre scatta foto sopra il
corpo di Carlo. In concomitanza con la
B1 viene scattata, da altra
angolazione questa foto:
Vediamo Paoni mentre chiede soccorso rivolto
verso P.zza Tommaseo. E' rivolto all'indietro
rispetto a Carlo e urla, facendo un gesto non
equivoco con la mano:
<<venite!>>. Un cc
salta letteralmente il corpo di Carlo per
aggredire il fotografo. A chi urla Paoni , visto
che l'ambulanza non è ancora stata chiamata e lì
non c'è? In Pzza Tommaseo c'è polizia, digos e
anche altri carabinieri. Forse si intravede
qualche pompiere o protezione civile, qualche
tuta arancione. Forse urla al collega greco.
Sono i primi momenti concitati e ancora la
pietra non è arrivata vicino alla fronte di
Carlo. Non servirà. Chi doveva venire non
viene, o non serve, e il pestaggio sarà
solenne. Non esiste, che si sappia, una foto
in cui sia riconoscibile il carabinere che lo
trascina sopra il corpo di Carlo e
successivamente lo raggiunge nell'ambulanza per
*scusarsi* e restituire i rottami della nikon.
Ma è certo che tanta libertà d'azione non
sarebbe stata concessa all'iniziativa di un
militare di leva. Come minimo si tratta di un
sottufficiale che tra l'altro indossa un
corpetto particolare con due righe di anelli sul
dorso, e che hanno molti ma non tutti.
Tuttavia questa foto è importante per
un'altra ragione: si vede anche la parte
posteriore del casco di un ufficiale dei cc.
2 stelloni, cioè Tenente
Colonnello. Il Ten. Colonnello Truglio,
l'ufficiale dei cc più alto in grado nelle
strade durante il G8. Che sia Truglio è certo,
dato che è l'unico che ha due stelloni sul casco
in tutta Genova ed era presente solo un minuto
prima. Il VQA Lauro dice alla Commissione
parlamentare che Truglio era venuto a
rinfrancare la truppa durante una pausa e
se ne era andato, e che è stata una sorpresa
ritrovarselo in coda al plotone durante la
ritirata precipitosa da cui nascono i fatti.
Truglio è presente anche al
pestaggio e nei momenti in cui compare il sasso,
e vede. Ora lo sappiamo con certezza.
Anche altri ufficiali dei carabinieri
paracadutisti faranno capolino nei minuti
successivi.
La foto rettangolare è tratta
dalla biografia dell'allora colonnello (ora
generale) Leonardo Leso, comandante del nucleo
logistico-addestrativo e quindi dei CCIR. Al
di la della somiglianza, documenta la divisa
degli ufficiali dei parà che hanno il basco
di quel colore.
|
Chi e' Mister 17? Vice Questori
Aggiunti di PS al G8 ce n'erano naturalmente
molti. Il colonnello Tesser presenta alla
commissione parlamentare d'inchiesta la lista
dei funzionari di Polizia che sono transitati
per Pzza Alimonda nel pomeriggio del 20 luglio:
7 ufficiali di vario rango.
dott. Angelo
Gaggiano, primo dirigente, grado una torre e 3
stelle, sigla radio G 3 dott. Mondelli,
primo dirigente, grado una torre e 3 stelle,
sigla radio G 11 dott. Sposi, commissario
capo, grado una torre e 1 stella, sigla radio G
167 dott. Fiorillo, vice questore
aggiunto, grado una torre e 2 stelle, sigla
radio G 84 dott. Fabozzi,
vice questore aggiunto, grado una torre e 2
stelle, sigla radio G 110 dott.
Carrozzo, commissario capo, grado una torre e 1
stella, sigla radio G 170 dott.
Lauro, vice questore aggiunto, grado una torre e
2 stelle, sigla radio G 103
Tre
VQA transitati, a detta di Tesser. Di Lauro (col
casco normale) sappiamo. Quindi Mister 17
potrebbe essere Fiorillo (che dichiara di aver
avuto un casco Ubbot, ovvero proprio il tipo di
casco di Mister 17), Fabozzi, oppure anche
qualcun altro. Ci sono filmati che mostrano
un VQA con quel segno particolare sul retro del
casco Ubbot in P.zza delle Americhe poco prima
delle 15.00 (e coincide con la relazione di
servizio di Fiorillo, che era li in quel momento
assieme a Gaggiano che vedete nella foto con la
fascia tricolore) . Questo VQA ha un segno
distintivo: la spallina destra coi gradi è
assente, mentre è presente la sinistra.
Fabozzi nella
relazione di servizio riferirà
di essere arrivato in Piazza Alimonda quando
erano già presenti i soccorsi medici. Quindi a
passamontagna sollevato. E' da notare che
nelle foto B1 e
successive quello che finora abbiamo chiamato
Mister 17 ha la spallina destra coi gradi ben
visibili. Quindi potrebbero esserci almeno due
VQA in divisa e con casco ubbot in P.zza
Alimonda . In uno dei girati del video
Solo Limoni si vede Mister 17 (o uno dei
due) senza la spallina destra. Forse sono
presenti due VQA in divisa in P.zza Alimonda, ed
entrambi hanno quel segno sulla parte posteriore
del casco ubbot. Oppure ad un certo momento le
spalline con i gradi spariscono.
Frame tratti dai girati di Solo
Limoni
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2 o 3 Vice Questori Aggiunti della Polizia di
Stato e l'ufficiale dei carabinieri più alto in
grado nelle strade di Genova al G8 (Truglio)
assistono ai calci di cui ci parla Bruno Abile
(e conferma l'autopsia), e agli eventi che
produrranno la grave ferita lacero-contusa sulla
fronte di Carlo, senza intervenire e senza
relazionarne per iscritto.
Quando Lauro
urla sei stato tu col tuo sasso non è uscito di
senno. Ha un problema grave da risolvere, da
giustificare, e non è solo la morte di un
manifestante, che anzi dal suo punto di vista (e
da quello dei giudici) è persino
legittima. Lui non vuole coprire il colpo di
pistola allo zigomo con il sasso. Lui
deve giustificare la ferita in fronte con
il sasso. Una ferita di cui non
avrebbe dovuto sapere, visto che non
erano ancora arrivati i soccorsi e un
passamontagna integro la ricopriva. Quello
che accade dopo è molto più grave ed
inaccettabile dello sparo in faccia ad un
ragazzo. E' incredibile al punto da generare
anche una scusa incredibile, ma impellente.
Sparare e uccidere è accettabile dal punto
di vista di Lauro, quello che succede dopo non
lo è più, deve essere accollato a qualcuno, e
capita al primo manifestante che ha la forza di
rompere quel silenzio irreale con un grido:
ASSASSINO!
Sia come sia Lauro non è il solo a parlare di
sasso. Nella sua relazione di servizio e in
commissione parlamentare ribadisce chiaramente
il concetto di NON aver comunicato con la
centrale operativa via radio e di essersi
relazionato solo con un suo parigrado col
telefonino. La versione del sasso risale però
in qualche modo la scala gerarchica e arriva in
questura per essere rapidamente spesa come prima
giustificazione verso le ore 18.00. A
quell'ora un giornalista di radio popolare
arriva in questura dopo che si è sparsa la
notizia di un manifestante morto ed assiste ad
una conferenza stampa abbastanza informale, in
cui l'addetto spiega (in inglese) ai giornalisti
esteri che un manifestante è deceduto colpito da
una pietra. Terminata la comunicazione in
english la conferenza stampa si chiude
senza interlocuzione in italiano coi giornalisti
italiani. Alcuni dei corrispondenti a questo
punto abbozzano una protesta e telefonano a
Sgalla (nocchiero mediatico della polizia
dell'intero G8), il quale conferma e aggiunge
che si stanno facendo accertamenti. Chi ha
fornito la versione dei fatti alla questura?
In Piazza Alimonda un ufficiale di polizia
ha validato una versione in cui un sasso giocava
un ruolo, se viene spesa in una qualche forma in
questura. Dura pochissimo, poco dopo le 18.00
i lanci di agenzia già parlano della pistola e i
giornalisti strappano il foglietto con i primi
appunti e li riscrivono, ma la versione del
sasso lascia una traccia, un percorso ufficiale.
Qualcuno titolato a spendere versioni parla di
un sasso. Le notizie di Lauro arrivano in
questura di rimbalzo, tramite un collega, e un
relata refero non puo essere sufficente
per partorire una versione, per quanto
settimina, per la stampa estera. Altri ufficiali
devono aver confermato.
In quei momenti
la scientifica sta facendo i primi rilievi, la
ferita in fronte si è palesata pubblicamente ai
soccorritori, che ne parlano ai cronisti ansa, e
nessuno può giurare su quanto questa abbia
contribuito ad accorciare l'agonia di Carlo
Giuliani. Su quanto, in definitiva, abbia
concorso alla sua
morte.
In regione frontale mediana si
osserva una ferita lacero contusa di forma
irregolarmente stellata inserita in un'area
escoriata di circa cm. 3x2. Il fondo della
ferita è sottominato con presenza di lacinie
connettivali. Ai lati di detta lesione
si osservano altre piccole contusioni escoriate
a stampo, di forma irregolare
recita
l'autopsia.
Tecnicamente la cosa
più verosimile è che negli attimi immediatamente
successivi alla riconquista della piazza da
parte delle forze dell'ordine, poco più di un
minuto dopo lo sparo, qualcuno afferri la testa
di Carlo nell'unico punto non inzuppato di
sangue, la sommità del passamontagna. Nel farlo
afferri la stoffa, che in questo modo si ritrae
scoprendo una porzione di qualche centimetro di
fronte, e infine sferri un paio di colpi più
leggeri di assestamento prima di affondare
quello che produrrà la ferita grave. Non
sappiamo chi è stato. Sappiamo però come si
chiamano i suoi superiori (che hanno visto) e
anche chi gli paga lo stipendio: lo stato
italiano.
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