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Verbali con le dichiarazioni dell'agente Nucera

una lettura istruttiva: i verbali con le dichiarazioni dell'agente Nucera. Una coltellata, anzi ora che ci ripenso, erano due...

 


Dall’annotazione di servizio, datata 22 luglio 2001 (ore 03.00, uffici della D.I.G.O.S. della Questura di Genova) dell’agente scelto della polizia di stato Nucera Massimo, in servizio al VIl Nucleo Sperimentale Antisommossa del
I° reparto mobile (ex celere) di Roma:

“Dopo aver sfondato la porta al grido di “FERMI POLIZIA!” unitamente all’Ispettore Capo PANZIERI, entravo per primo di slancio nella stanza buia e mi trovavo improvvisamente di fronte ad un giovane dell’altezza di circa m. 1,70, del quale posso riferire solo che indossava una maglia scura, il quale con urla indistinte mi affrontava impugnando un coltello con la mano destra puntandomelo con il braccio teso verso la gola.
Servendomi dello sfollagente in dotazione riuscivo ad allontanare l’aggressore, colpendolo al torace con la punta dello stesso, ed a farlo indietreggiare. QUEST’ULTIMO TUTTAVIA, CON UNA MOSSA FULMINEA, MI COLPIVA VIGOROSAMENTE AL TORACE FACENDO AL CONTEMPO UN RAPIDO SALTO ALL’INDIETRO.
I colleghi che mi seguivano dappresso, tra cui lo stesso Ispettore PANZIERI, intervenivano in mio ausilio e bloccavano lo sconosciuto dopo averlo atterrato. Il medesimo veniva quindi immediatamente preso dagli altri colleghi e portato al piano terra nel punto di raccolta.
Immediatamente dopo che la persona era stata accompagnata fuori, grazie al riflesso della luce proveniente dal corridoio mi avvedevo, prima di uscire dalla stanza, che sul pavimento in corrispondenza del punto dove si sono
svolti i fatti sopra narrati, era presente il coltello impugnato dalla persona che mi aveva affrontato, e pertanto lo raccoglievo.
Dopo aver dato uno sguardo anche al locale dei bagni riscendevo verso il pian terreno ma, giunto all’altezza del primo piano, rinfoderando alla cintura lo
sfollagente in dotazione notavo, all’altezza del punto dove ero stato precedentemente colpito, un evidente taglio sulla giubba della mia divisa.
Infilavo quindi immediatamente la mano sinistra all’interno della giubba in corrispondenza del taglio ed avvertivo nettamente al tatto un solco anche sul corpetto interno di protezione in materiale plastico. Mi aprivo pertanto la
predetta giubba e constatavo sul corpetto due incisioni, una della lunghezza di circa 7 – 8 cm. e l’altra, molto più piccola, di circa 1 cm. Ricollegandomi a quanto avvenuto in precedenza, mi rendevo conto solo in quell’istante di essere stato colpito con la punta del coltello con il quale ero stato minacciato e che poi avevo rinvenuto sul pavimento. …”




Deposizione di NUCERA (testimone) al pm Francesco Lalla 30 luglio 2001:

“… Non ho potuto identificare chi mi ha colpito perché il fatto è avvenuto appena io sono entrato in una stanza buia al secondo piano. Ho visto il coltello, ho colpito istintivamente il mio aggressore con il manganello di
servizio e poi ho proceduto all’interno della stanza, sempre al buio. Ho perso quindi di vista il mio aggressore. In un secondo momento, rinfoderando il manganello, mi sono accorto della lesione al giubbotto protettivo. Erano inutili ulteriori tentativi di identificare l’aggressore. Ho potuto solo precisarne l’altezza, parametrata alla mia.
… Si dà atto dell’apertura di corpo di reato costituito da una scatola, in cui è contenuta una giubba leggera di colore blu scuro, che il Nucera riconosce essere l’indumento da lui usato nell’occasione descritta. Il giubbetto presenta una lacerazione nella parte frontale sinistra, verticale, vicino alla cucitura centrale, della lunghezza di circa dieci centimetri. Nella scatola vi è anche un corpetto protettivo che il Nucera indossava sotto il giubbetto prima descritto, corpetto di plastica rigida, consistente, con una lacerazione trasversale di circa sette centimetri. …”


Deposizione di Nucera (testimone) al pm Enrico Zucca, 12 dicembre 2001:

“La porta era chiusa. Con un calcio l’ho sfondata. Sono entrato dentro urlando “fermi, Polizia”, avevo lo sfollagente puntato davanti a me a difesa, per tutta la sua lunghezza. Nella stanza era buio quasi totale, perlomeno
rispetto all’ambiente dal quale provenivo. HO VISTO DAVANTI A ME UNA SAGOMA, L’HO COLPITA DI ISTINTO E NEL CONTEMPO HO SENTITO UN COLPO AL PETTO. LA SAGOMA AVEVA UN BRACCIO PROTESO IN AVANTI, HA URLATO, … . Non ho avuto
contezza se impugnasse qualcosa ed in particolare un coltello, anche se il gesto era inequivoco. In questo senso preciso quanto dichiarato nella mia relazione scritta. AL MIO COLPO LA PERSONA È CADUTA A TERRA, SUBITO SONO
INTERVENUTI I COLLEGHI DIETRO DI ME CHE L’HANNO TRASCINATA VIA, IO HO FATTO ALTRI DUE PASSI PER ESPLORARE LA STANZA … . MI SONO GIRATO E HO VISTO PER TERRA, NEL LUOGO DEL CONTRASTO AVUTO CON LA PERSONA CHE MI AVEVA COLPITO, UN COLTELLO, CHE HO RIPOSTO IN TASCA. SONO USCITO, HO AVUTO IL TEMPO DI ISPEZIONARE IL BAGNO ADIACENTE, POCHI SECONDI PRIMA DI SENTIRE L’ORDINE VIA RADIO DEL COMANDANTE FOURNIER DI ABBANDONARE L’EDIFICIO.
ADR. HO QUINDI AVUTO MODO DI RENDERMI CONTO DELL’ACCADUTO, SCENDENDO LE SCALE MI SONO TOCCATO LA GIUBBA E HO SENTITO CHE ERA TAGLIATA. In effetti si notava una evidente lacerazione. Visionata la stessa si poteva notare un taglio
irregolare, nel giubbotto protettivo che indossavo al di sotto erano presenti invece due tagli, uno giù grande ed uno più piccolo, come ho descritto nella relazione. … “


IL 23 MAGGIO 2002 INTERVIENE IL Repatro investigazioni scientifiche dei Carabinieri, incaricato da Zucca, CON LA PERIZIA firmata dal ten col Luciano Garofano (comandante) e dal capitano Adolfo Gregori.

Estratti:

“Le prove sperimentali di taglio effettuate hanno sempre dimostrato, al contrari di quanto osservato sui reperti., un pressoché perfetto allineamento tra le lacerazioni presenti sul giubbotto e quelle sottostanti prodotte sul paraspalle” (pag 16)
“I tagli presenti sul gibbotto non risultano allineati a quelli sottostanti presenti sul paraspalle. Esiste pertanto una evicente incompatibilità tra i tagli presenti sugli indumenti in reperto e quelli ottenuti sperimentalmente
secondo le dinamiche che è stato possibile evincere dalle affermazioni del Nucera” (pag. 19)

E allora arriva la seconda versione, non più una coltellata ma due.

Interrogatorio dell’indagato NUCERA davanti ai pm E. ZUCCA e dott. F. CARDONA
ALBINI, 7 ottobre 2002:

“La porta era chiusa, si trattava di una porta di legno a due battenti. L’ho sfondata io con un calcio e sono entrato per primo seguito a breve distanza dai colleghi. Mi sono trovato in un’aula completamente buia. Nel corridoio
invece c’era abbastanza luce, nel senso che erano accese alcune lampadine ma la gran parte penetrava dall’esterno. ALL’INTERNO DELL’AULA A DISTANZA DI CIRCA 2 METRI MI SONO TROVATO DI FRONTE UNA PERSONA ALTA CIRCA 1,70 M, DI CUI
NON SONO RIUSCITO A DISTINGUERE BENE IL VISO, SIA PERCHÉ ERA BUIO, SIA PERCHÉ INDOSSAVO IL CASCO PROTETTIVO CHE LIMITA MOLTO LA VISUALE. QUESTA PERSONA COMINCIÒ AD URLARE MA NON SONO RIUSCITO AD INTENDERE COSA PERCHÉ FORSE PARLAVA UNA LINGUA STRANIERA CHE NON HO RICONOSCIUTO, NELLO STESSO TEMPO
TENDEVA IL BRACCIO DESTRO VERSO DI ME. A QUEL PUNTO IO L’HO AFFRONTATO COLPENDOLO AL TORACE COL IL CORPO PROTESO IN AVANTI E IMPUGNANDO IL TONFA ALL’IMPUGNATURA CON LA MANO DESTRA E NELLA PARTE LUNGA CON IL BRACCIO SINISTRO. HO AVUTO LA SENSAZIONE PERÒ DI ESSERE STATO COLPITO ANCHE IO, FORSE
PROPRIO PERCHÉ MI ERO PROTESO TROPPO CON IL CORPO IN AVANTI. LA PERSONA INDIETREGGIANDO SEMPRE CON IL BRACCIO TESO IN AVANTI STAVA PER PERDERE L’EQUILIBRIO ED HA CERCATO A QUESTO PUNTO DI AGGRAPPARSI A ME, AL MIO BRACCIO, SENZA RIUSCIRVI, NEL FRATTEMPO RIUSCENDO PERÒ A SFERRARE UN ALTRO COLPO CHE MI RAGGIUNGEVA SEMPRE NELLA PARTE FRONTALE. Cadeva infine a terra e io nell’impeto l’ho scavalcato, dopodiché i miei colleghi lo hanno immobilizzato, trascinandolo via e lo allontanavano del tutto. Avanzavo ancora per qualche metro, esplorando la stanza che però si rivelava vuota, e ritornavo indietro. Uscendo proprio nei pressi della porta, riuscivo ad individuare nel luogo illuminato un coltello che era a terra; a questo punto ho pensato che fosse l’oggetto con cui ero stato colpito. Girai a destra scendendo dall’altro lato delle scale perché nel frattempo avevo sentito tramite auricolare, l’ordine di Fournier di uscire dall’edificio. Sono sceso velocemente dalle scale. Nella discesa ho intravisto Fournier e non ricordo altri colleghi. Approfittando della maggiore illuminazione, mi sono istintivamente guardato la giubba, mentre riponevo il tonfa alla cintura, rendendomi conto della lacerazione che era presente e così pure nel corpetto protettivo sottostante che avvertivo con la mano. …”.


Sempre durante l’interrogatorio fanno anche il filmino, Nucera e i due pm. Estratti di quello che dice il ragazzo:

“… Tenendo conto che questa è la porta, la sfondai con un calcio, poi impugnavo con la mano destra il manico del tonfa appunto, quindi in questa posizione e con la mano sinistra la punta più lunga del manganello Dunque entrando trovai, di fronte a me, a un metro e mezzo, questo personaggio, con il braccio teso, con il braccio destro teso verso di me. A quel punto avanzai, con il busto, lo colpii in questo modo, molto rapidamente, al torace e siccome il mio compito era quello di atterrarlo, avanzai, continuai ad avanzare colpendolo in questo modo e spingendolo via. Lui perse l’equilibrio.
Sentii un colpo qui al torace. Dopo fatto questo movimento, lo sorpassai in questo modo e andai dalla parte destra perché la stanza si apriva da quella parte. …
… quando io l’ho colpito in questo modo, sono avanzato, lui m’ha colpito da quest’altra parte, per vincere la sua resistenza ho fatto questo, ho cercato di spingerlo via, avanzando con questo braccio qua. Lui perdeva l’equilibrio,
ha tentato di aggrapparsi, a questo braccio, lo ha solo sfiorato con la mano, in questo modo. Cadendo giù io gli sono andato sopra in questo modo qui, quindi lui ce l’avevo sotto, è scivolato con questa mano e con l’altra m’ha colpito di nuovo. Io poi l’ho vinto e sono andato avanti. Questo è il movimento.”




E a questo punto Carlo Torre, il perito che ha già partorito la teoria del calcinaccio assassino nel procedimento per l’omicidio di Carlo Giuliani, può fare una nuova perizia per il gip nell’ambito dell’incidente probatorio.

Estratti:

“Nella annotazione di servizio del 22 luglio 2001 si riferisce di un solo colpo avvertito dall’agente NUCERA. Come si è detto la lesività riscontrata sugli indumenti è invece rapportabile a due diversi colpi di coltello. Ne
deriva che il contenuto di questa annotazione non è da giudicare compatibile con quanto rilevato nel corso di questa perizia.
(…)
Il verbale di interrogatorio del 7 ottobre 2002 è più dettagliato; vi viene fatto riferimento a due distinti colpi. Il primo derivando (nella fase iniziale del rapporto tra le due persone) da una sorta di “scontro” tra la
mano armata protesa dello sconosciuto ed il proprio petto che avanzava, il secondo contestuale alla (vibrato nel corso della) caduta all’indietro dello sconosciuto, che avrebbe contemporaneamente tentato di aggrapparsi all’avambraccio dell’agente. Massimo NUCERA aggiunge dettagli sulla propria
posizione: su come impugnava il “tonfa” e sul fatto che aveva il busto proteso in avanti (dalla trascrizione della relativa registrazione risulterebbe anche una direzione dei colpi – almeno del secondo – anche dal basso). Altri elementi utili alla valutazione del caso derivano dalla visione (e dall’ascolto) della videoregistrazione eseguita nella stessa data.
(..)
Gli elementi tecnici acquisiti in questa perizia indicano che si trattò di due distinte azioni esplicate dalla lama di un coltello. Ciascuna essendosi iniziata con un colpo “di punta” diretto dall’avanti all’indietro, dal basso
in alto e da sinistra a destra. Esiste quindi compatibilità tra i dati obiettivi e le dichiarazioni dell’agente NUCERA: egli racconta di due colpi di coltello impugnato con la mano destra da persona che lo fronteggiava. La direzione dei tramiti si adatta bene ad una tale dinamica; così come vi si
adatta bene il fatto che l’arma fosse impugnata essendo il filo della lama rivolto in basso (ed un poco a sinistra): il coltello viene “naturalmente” impugnato in quel modo. Anche le tracce presenti sul paraspalle sono compatibili con questo racconto (...)
(…)
CREDO, IN SINTESI, DI DOVERE CONCLUDERE CHE ESISTE COMPATIBILITÀ TRA QUANTO DESCRITTO (E RECITATO) DALL’AGENTE NUCERA IL 7 OTTOBRE 2002 E QUANTO OBIETTIVATO NEL CORSO DI QUESTA PERIZIA".