Questo
articolo e' stato scritto da me, con l'ausilio indispensabile e
prezioso di Luciano Di Cocco, in settembre (tranne ovviamente il
P.S). Alcuni punti sono stati forse superati dai fatti, ma ritengo
comunque utile riproporlo, aggiornandolo ove possibile,
soprattutto alla luce delle nuove foto pubblicate sul sito del
fotografo Devin Asch. Quando lo scrissi lo inviai ad alcuni
giornali, siti di controinformazione e ai legali del Genoa Social
Forum. Alcuni media ne hanno usato parti, ma nessuno lo ha
pubblicato integralmente.
Sia
io che Luciano siamo oggi lieti di riproporlo a Sherwood, poiché
riteniamo che la funzione da essa svolta sinora sia stata di
indispensabile e preziosa critica e controinformazione.
Noi ci limitiamo a proporre delle ipotesi. Non conosciamo nessuna
verità segreta, né siamo preventivamente convinti che debba
esservene una. Più semplicemente, non intendiamo rinunciare
all'esercizio dell'analisi critica e indipendente e all'impegno al
fianco di chi combatte il Pensiero Unico della Ragione Economica.
Come ormai molti sanno, l’episodio di Piazza Alimonda va
inquadrato nelle conseguenze dell’attacco inutile e
violentissimo che le forze dell’ordine hanno scatenato contro il
corteo dei disobbedienti che stava dirigendosi pacificamente verso
la Zona Rossa, lungo via Tolemaide. Io ero lì, come
corrispondente dell’Ora di Palermo, e posso testimoniare della
brutalità di quegli attacchi, conditi di violenze indiscriminate,
anche verso noi giornalisti, spesso intimiditi e scacciati. Piazza
Alimonda è collegata a via Tolemaide da una strada piuttosto
stretta e in fondo alla Piazza erano presenti mezzi ed uomini
delle forze dell’ordine. Una parte del corteo, stretto davanti e
dietro dalle cariche, è fuggito verso Piazza Alimonda, dove si è
accorto di essere rimasto imbottigliato a causa dei cordoni che
chiudevano gli sbocchi della Piazza, con una tecnica, inutile
quanto pericolosa, già adottata negli scontri di marzo a Napoli
in Piazza Municipio.
E’
allora che i manifestanti, anche per proteggere il corteo da
attacchi laterali che l’avrebbero portato al massacro , hanno
iniziato a tentare di costruire delle piccole barricate. A questo
punto è partita una carica da parte dei Carabinieri, appoggiata,
in coda, da due jeep. Una carica sbagliata per almeno due ragioni:
la prima è che chiaramente non vi era volontà offensiva da parte
di quanti si trovavano in Piazza Alimonda in quel momento, la
seconda è che la presenza alle loro spalle del grosso dei
manifestanti la rendeva estremamente pericolosa per gli
attaccanti. Come era facile immaginare, infatti, la rabbia dei
manifestanti e il loro numero soverchiante non hanno avuto molte
difficoltà a bloccarla e a contrattaccare. Testimoni che
c’erano hanno parlato di una reazione estremamente decisa di
quei giovani, che si sentivano, tra l’altro, sul punto di essere
messi in un angolo e massacrati, come era già successo e stava
succedendo a molti altri di loro, lì a Foce e in tutta la ex Zona
Gialla di Genova. I carabinieri hanno dovuto precipitosamente
arretrare e, a quanto riferiscono testimoni oculari, a quel punto
le due Jeep si sono trovate in chiara difficoltà. Una ha fatto
immediata marcia indietro sfuggendo all’assalto, l’altra,
stretta all’angolo dalla prima, come si vede chiaramente nel
video di Michelangelo Ricci e dalle foto che seguono, è rimasta
incastrata contro un cassonetto dei rifiuti contro cui ha sbattuto
violentemente. Così, mentre la maggioranza dei manifestanti
continuava a confrontarsi con assi e sassi con i carabinieri a
piedi che fuggivano via dalla piazza, alcuni di loro, dopo aver
inseguito la prima jeep che è sfuggita hanno attaccato il secondo
mezzo. Le foto che seguono, e che precedono immediatamente queste
righe sono tratte dal sito devinasch.tripod.com dove sono disponibili anche diverse altre
immagini degli avvenimenti.
Come
ho già detto le foto che possediamo di questo attacco, pur non
essendo in grado di risolvere tutti i dubbi, offrono però alcuni
particolari incontrovertibili e piuttosto inquietanti.
a)La
jeep è duramente attaccata di lato da due individui con in mano
un’asse di legno e un palo di ferro, mentre dietro sono visibili
solo alcuni manifestanti, per lo più armati di pietre. Nessuno fa
nulla contro gli attaccanti laterali che proseguono indisturbati.
b)La
pistola di Placanica è già puntata e caricata ben prima che
Carlo Giuliani prenda tra le mani il famoso estintore, e questo
indipendentemente dal fatto, che personalmente giudico poco
rilevante, che l’estintore sia stato lanciato prima dai
manifestanti, o che invece provenga dall’interno del Defender.
Le immagini di Radio Sherwood sono inequivocabili. In una
l’agente sembra caricare l’arma,in un’altra la stringe a due
mani, stando di sbieco, come sbilanciato.
c)L’agente,
inizialmente, impugna la pistola tenendola appoggiata al ginocchio
e puntandola all’esterno, probabilmente contro un ragazzo con
felpa grigia, che non appena la vede scappa, inciampando,
verosimilmente proprio nell’estintore che poi sarà raccolto da
Giuliani e che sta rotolando da quelle parti
d)Della
presenza dell’arma si accorgono in molti, non solo il ragazzo
con la felpa grigia, tanto che addirittura coloro che sono sul
lato della jeep sembrano interrompere il loro attacco. Uno si gira
dietro, come a rispondere a qualche avvertimento dei manifestanti
che si intravedono dietro di lui in questa ed in un’altra foto.
e)La
jeep sembra essere abbandonata al suo destino dai colleghi,
nonostante in una delle foto si veda che erano in tanti e
piuttosto vicini, probabilmente gli stessi militari che si
scorgono sfilare nel filmato della Rai, mentre ripiegano incalzati
dai manifestanti, dietro il muso della jeep. A questo punto
l’agente avrebbe sparato a Giuliani, che, raccolto
l’estintore, era ormai a un passo dal Defender. Legiitima
difesa, dunque… Queste almeno la ricostruzione ufficiale.
Ma
proviamo a guardare insieme quest’immagine che pur essendo da
tempo a disposizione di tutti su un sito Rai, è stata sinora
stranamente ignorata
Come
si vede nell’immagine, Carlo è ancora ad una distanza
abbastanza rilevante dalla Jeep. Posto che un Defender è lungo
3,99 metri, si può ipotizzare che il ragazzo si trovi, in questo
momento, a circa 4 metri dal mezzo militare. Ora, come accertato
da Luciano Di Cocco, professionista informatico con esperienza di
perizie legali, che mi sta dando un prezioso aiuto nella
ricostruzione di quei momenti, questa foto è praticamente
contemporanea alla notissima foto della Reuter, come è facile
notare confrontando la posizione di alcuni dei manifestanti
ritratti in entrambe, ad esempio quella dei due assalitori
laterali, di quello con la felpa grigia, o la posizione
dell’estintore brandito da Carlo. L’ottica adottata dal
fotografo Reuter, probabilmente un teleobiettivo, schiaccia Carlo
sulla jeep, facendolo sembrare molto più vicino di quanto non
fosse.
La domanda successiva è, ovviamente: dopo quanto tempo il
carabiniere ha sparato contro Carlo Giuliani? Avendo a
disposizione macchine complesse e filmati digitalizzati questo
momento potrebbe essere probabilmente stabilito con buona
certezza, ma, anche senza tutto questo, un risultato lo si può
ottenere incrociando, con un po’ di acume, le immagini VHS del
video RAI, quelle dello speciale della trasmissione Terra! e le
foto in nostro possesso. Si stampa la foto di RaiNetNews. Si
guardano preliminarmente i video. Il fatto che la foto sia presa
quasi dallo stesso punto ci aiuterà. Si identifica che i
riferimenti in movimento meglio contrastati sono il braccio destro
del ragazzo con la maglietta rossa, la gamba destra della ragazza
di spalle con lo zainetto e la gamba destra del ragazzo col casco
azzurro che lancia un sasso ai carabinieri fuori campo, tutti
presenti sia nella foto che nei video. Si cerca, col fermo
immagine del video-registratore, il fotogramma che meglio risponde
a questo incrocio di tre oggetti in movimento. Quello che si
ottiene è il momento in cui probabilmente è stata scattata la
foto. “Sulla mia clip – mi riferisce Luciano – scegliendo
tra i due possibili fotogrammi il primo, quindi il più prudente,
ottengo 14”:10 centesimi,sebbene il successivo (14:14) mi sembri
più probabile”. A questo punto, si tratta di trovare il lampo
dello sparo nei filmati. Così si sarà individuato il lasso di
tempo che separa il momento della foto che ritrae Carlo, con
l’estintore in mano a circa 4 metri dal Defender, da quello
dello sparo.
“Lo speciale di Terra! asserisce di aver identificato la
fiammata. Sinceramente – mi comunica Luciano e io ho verificato
che è così – sulla registrazione VHS il lampo uscire dalla
pistola non riesco a vederlo. In compenso, esattamente nello
stesso fotogramma (e nel successivo), si vedono chiaramente i due
lunotti laterali posteriori illuminarsi del riflesso della
fiammata.”
E’ lo sparo. Sul timecode si ottiene un tempo sconvolgente:
14:48. Nell'ipotesi più prudente, cioè, sarebbero passati appena
38 centesimi di secondo tra la foto e lo sparo, probabilmente,
opina Luciano, qualcosa di meno. “Tenendo presente che solo i
migliori tiratori al mondo riescono a segnare un tempo, tra la
decisione di sparare, premere il grilletto, e far sì che
l'otturatore colpisca il detonatore, inferiore ai 2 decimi di
secondo, se ne dedurrebbe che, a tutti gli effetti pratici,
possiamo prendere la foto come corrispondente alla decisione,
conscia o inconscia che sia, di sparare.”
Il che significa che c’è la buona probabilità che il
carabiniere prema il grilletto quando Carlo è ancora tanto
lontano dalla jeep che, a parlare di legittima difesa, si
rischierebbe davvero l’acrobazia etico-giurica.
Ma altre domande occorrerebbe farsi e fare. Perché, visto che
appena prima gli è bastato brandire l’arma per far fuggire i
manifestanti, il militare decide stavolta di sparare a un ragazzo
che è ancora piuttosto distante da lui? Quante probabilità ci
sono in un contesto del genere, di colpire qualcuno alla testa
senza mirare? Perché, vista la distanza che ancora separava Carlo
dalla jeep, il Placanica non ha sparato in aria?
Sempre visionando i filmati della scena, si verifica che, a
distanza di circa 1 secondo e 9 decimi, il carabiniere esplode un
nuovo colpo di pistola. Il momento deve essere probabilmente
individuato, come suggerisce Luciano Di Cocco, tra queste due
immagini successive
Contro
chi spara e perché? Forse contro il ragazzo col casco rosso che
fugge piegato su se stesso come capita di fare per correre ed
evitare di essere colpiti? Per quale ragione, visto che alla prima
esplosione tutti scappano via, come è facile verificare
osservando con attenzione i filmati?
Certo è che il lasso di tempo tra il primo e il secondo sparo,
praticamente 2 secondi, mi sembrerebbe davvero troppo grande per
far pensare che il militare stia sparando a caso, preda di una
sorta di riflesso automatico, perché ha perso la testa e contrae
il dito sul grilletto senza rendersene conto. Giuliani, per altro
verso, è ormai a terra, accanto alla ruota della jeep e al suo
inutile estintore, e certo non costituisce più un pericolo.
Questo secondo colpo, inoltre, è stato sparato prima o dopo che
la jeep si è disincastrata – posto che lo sia mai stata – dal
cassonetto dei rifiuti? Certo è che, appena dopo i due colpi, con
inquietante puntualità, il Defender si libera e, travolgendo due
volte il corpo di Carlo, esanime al suolo, si mette in salvo,
coprendo i pochi metri che lo separano dai cordoni delle forze
dell’ordine.
Ma
ad altre domande ancora spero voglia rispondere l’inchiesta:
prima di tutto, perché Carlo raccoglie quell’estintore, mentre
molti altri, praticamente tutti quelli che si accorgono
dell’arma in mano al carabiniere, fuggono? Non vede la pistola?
Forse, ma tutti intorno a lui scappano via, qualcuno certamente
deve urlare degli avvertimenti, visto che anche i due personaggi
di lato alla jeep interrompono repentinamente il loro assalto…
Inoltre, la postura assunta da Carlo nel raccogliere l’estintore
farebbe pensare che egli, in quel momento, abbia alzato la testa a
guardare qualcosa. La pistola in pugno al carabiniere? E’ poi
davvero così improbabile l’ipotesi che Carlo, accortosi del
fatto che il carabiniere sta per sparare, raccolga l’estintore e
tenti di lanciarlo contro il militare per impedirgli di fare
fuoco, proteggendo così se stesso e gli altri manifestanti vicini
al Defender?
Ma di punti oscuri, in questa storia, ne restano ancora molti:
perché gli occupanti della Jeep non fuggono? Un episodio simile
era avvenuto poco prima in corso Torino. Gli occupanti del mezzo
erano fuggiti, illesi, mentre la rabbia dei manifestanti si
accaniva sul mezzo, e l’avevano potuto fare grazie all’arrivo
di qualche loro collega che aveva sparato semplici gas urticanti,
che certo sono fastidiosi, ma assai meno di una pallottola calibro
9. Non lo fanno perché hanno paura dei dimostranti – eppure
sono armati, e sono in 3 - oppure si sentono ormai abbandonati dai
colleghi, che pure sono vicinissimi a loro, o per quale altro
motivo?
Mi
verrebbe in mente di fare anche una serie di altre strane domande
del tipo: quando un militare ha l’autorizzazione ad abbandonare
il mezzo? Chi deve dare quest’ordine? Qual’era la catena di
comando su quella jeep? Quali gli ordini di ingaggio ricevuti a
proposito della protezione del mezzo loro affidato?
Ma
c’è di più. Nel corso delle ricerche che stiamo svolgendo per
cercare di capire i come e i perché della morte di Carlo Giuliani
avevamo preso contatto col fotografo Devin Asch, che è in
possesso di una serie di scatti riguardanti i momenti della morte
di Carlo. Tra queste una, che all’inizio non ci era sembrata
particolarmente rilevante, scattata, a quanto iferisce lo stesso
Asch nei momenti che dividono il primo e il secondo passaggio
della jeep sul corpo riverso di Carlo. Poi però Panorama ha
pubblicato la foto che ritrae Placanica al suo arrivo
all’ospedale e allora tutto è cambiato. Sia perché, come mi ha
immediatamente suggerito Paolo Montevecchi, che sta svolgendo una
ricerca parallela alla nostra, vi sono alcune somiglianze tra il
carabiniere che la foto di Asch ritrae all’interno della jeep
mentre si tampona una ferita sanguinante alla parte sinistra del
capo e il profilo di Placanica, sia perché tale ferita sembra
essere molto simile a quella che Placanica presenta nella immagine
pubblicata da Panorama. Ciò ci ha obbligato a porci una serie di
domande, alcune certamente inquietanti
1)Se
Placanica fosse quello raffigurato nella foto di Devin Asch, con
la mano sulla parte sinistra del capo è evidente che non potrebbe
essere lui ad aver sparato a Carlo Giuliani. Chi spara è
l’altro militare, che impugna la pistola in una postura, tra
l’altro, compatibile con le altre foto già conosciute del
fatto. Un’ipotesi, ovviamente, ma se non fosse così, le
coincidenze sarebbero davvero numerose. Nella stessa jeep si
sarebbero trovati 2 carabinieri che si assomigliavano ed entrambi
feriti allo stesso luogo: parte sinistra del capo. Possibile
certo, ma quanto probabile?
2)E’ da notare che il Placanica appare ferito alla parte
sinistra del capo. Ora, se fosse lui quello che ha sparato,
dovremmo ammettere che il carabiniere è stato ferito proprio dal
lato più protetto della jeep. Come si nota in varie foto,
infatti, il lato destro posteriore della jeep, all’altezza della
prima metà del finestrino laterale posteriore, è protetto da uno
scudo che appare poi ancora integro nelle foto inviateci da Devin
Asch.
Tale
tipo di ferita sarebbe invece compatibile con la posizione del
secondo militare che probabilmente potrebbe essere stato seduto
nel sedile immediatamente dietro l’autista, posizione
comprensibile alla luce della necessità di fronteggiare
l’assalto che stava avvenendo e che proveniva soprattutto dal
lato destro della jeep. Se il Placanica fosse stato seduto lì e
avesse appena girato il volto a guardare cosa accadeva dietro,
ecco che avrebbe potuto ragionevolmente essere colpito alla parte
sinistra del capo. L’unica altra possibilità per giustificare
la ferita del Placanica, se fosse lui quello con la pistola in
mano, è, almeno a quanto ci raccontano le foto, che egli sia
stato, per qualche ragione sbalzato all’indietro e colpito
mentre era all’altezza della parte anteriore del finestrino
laterale destro, contro la quale si accanivano gli assalti di due
manifestanti. Ma in questo caso la pistola sarebbe sparita dal
lunotto posteriore, a meno che tutto non fosse accaduto prima che
Placanica impugnasse l’arma. Possibile, ma, anche in questo
caso, non molto probabile. Da notare questo passaggio
dell’interrogatorio di Placanica. “mi hanno colpito con una
grossa pietra in testa di colore bianco con i lati taglienti; mi
hanno colpito con la pietra che non veniva lanciata, per ben due
volte, la pietra mi ha colpito in testa ferendomi” Potrebbe
forse trattarsi dell’asse di legno che un manifestante scagliava
contro il finestrino laterale? Certo è che, sia dai filmati che
dalle foto, è probabilmente da escludersi che un manifestante
possa essersi avvicinato tanto alla jeep da poter colpire, e per
ben due volte, il Placanica con una pietra alla tempia sinistra,
oltretutto senza lanciarla. Il Placanica era all’interno e certo
non sporgeva la testa. E allora?
Inoltre in un altro punto dell’interrogatorio Placanica afferma:
“l'ho sentito fermarsi (si riferisce all’autista, Cavataio)
per fare salire un'altra persona; questo collega ci ha offerto
copertura con lo scudo, sistemandolo come lunotto posteriore,
perché il lancio di pietre continuava.” Ora di tutto ciò non
c’è traccia nelle immagini. Nella seconda foto di Devin Asch si
vede invece che uno scudo viene utilizzato per difendere il
finestrino laterale posteriore destro dai manifestanti.
Insomma è come se Placanica in parte dicesse la verità, ma
mescolando ciò che avviene di lato e ciò che accade al
posteriore della jeep.
3)Ma
perché Placanica avrebbe dovuto assumersi responsabilità non
sue? Forse perché ciò che può essere comprensibile come moto di
paura in un giovane di leva, non avrebbe alcuna giustificazione se
commesso da un militare ben più esperto? Allo stato nessuno può
dirlo, posto che l’ipotesi più su formulata possa essere mai
confermata. Intanto Luciano Di Cocco mi fa notare che il
Carabiniere che spara sembra avere il volto coperto da un
passamontagna, come si vede nella foto 9 dello slide show di Radio
Sherwood. Occorrerebbe chiedersi se tale passamontagna fosse a
Genova nella dotazione dei Carabinieri lanciagranate come
Placanica. Ma io non ricordo di aver visto, né personalmente, né
in materiale video, carabinieri che indossassero passamontagna.
Chi altri, nel corpo dei Carabinieri, indossa abitualmente
passamontagna…? Da notare anche quanto dichiara la fotografa
autrice dello scatto di Panorama: “Ricordo che Placanica
piangeva come un bambino, era sotto shock. Due carabinieri l'hanno
aiutato a sedersi sulla barella, sul poggiatesta di quello che
credo fosse il suo sedile c'era molto sangue».
Chi
erano i 2 carabinieri che lo accompagnavano? Gli stessi che erano
nella jeep, cioè Cavataio e l’altro, che a quanto afferma il
Gen. Siracusa si chiamerebbe Dario Raffone? Ma se fosse così,
perché uno dei due, quello che era seduto dietro con Placanica,
non è ferito? Nella foto di Devin Asch costui (se non è il
Placanica stesso) si tiene la mano insanguinata contro la parte
sinistra del capo. Inoltre Placanica in interrogatorio dichiara
che anche il collega era ferito. “il mio amico è rimasto
colpito da una pietra sotto l'occhio all'altezza dello zigomo”.
Infine
a me pare che la fondina di uno dei 2 militari che lo accompagnano
sia vuota, quello posto a sinistra in basso, ma la mediocre qualità
della foto non permette certezze. Se fosse vuota, perché il
militare non avrebbe con sé l’arma d’ordinanza?
PS.
10 Dicembre 2001. Alla luce delle notizie di queste ultime ore che
dicono che i due bossoli ritrovati – uno nella jeep e uno
all’esterno – non sono stati esplosi dalla stessa arma,
sarebbe interessante appurare se il bossolo ritrovato fuori dalla
jeep e ritenuto a bassissima compatibilità con l’arma di
Placanica, sia invece compatibile con la pistola in dotazione di
Raffone..
|