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A
Carlo Giuliani, ucciso dallo Stato
Nuova
stesura
A un
anno dalla morte di Carlo Giuliani, ammazzato dalla polizia
mentre manifestava la sua protesta per l’ingiustizia
sistemica, ripresentiamo il tragico elenco degli uccisi
dallo Stato - una folla di persone, spesso giovanissime come
Carlo, falciate in circostanze simili. L’elenco,
purtroppo, si è ulteriormente ampliato dalla prima stesura.
Non passa mese difatti, mentre procediamo nella cronologia
storica esposta su questo sito, senza che la nostra ricerca
ci faccia imbattere in nuove vittime, spesso sconosciute o
del tutto dimenticate; così come in pesanti maltrattamenti
e sevizie praticati nelle caserme di Ps o Cc a danno di
fermati a qualunque titolo (ne presentiamo, accanto a quello
degli uccisi, un primo parziale, esemplificativo elenco) o
violenti pestaggi di manifestanti. Quando avremo ultimato
l’apposizione di parole- chiave per aiutare il lettore a
districarsi nella mole di dati, digitando "repressione
armata" avrete un quadro ancor più tremendo; la
elencazione riportata di seguito smentisce peraltro, da sé
sola, l’immagine di libertà civile e democrazia che la
propaganda di Stato da quasi sessant’anni martella,
sostituendo la realtà con i propri stereotipi. Uno Stato
autoproclamatosi democratico che da sempre, in barba ai
principi enfaticamente proclamati nelle sue stesse carte,
apre il fuoco su folle di manifestanti che osano esercitarli
chiedendo libertà, lavoro, pace, diritti, giustizia;
addestra i suoi agenti a reprimere qualunque esternazione di
dissenso riesca fastidiosa, pestando con eguale ferocia
uomini, donne, ragazzini, vecchietti, ammalati; riserva
trattamenti indegni di un paese civile, fino alla tortura, a
molti fra coloro che, a torto o a ragione, vengono condotti
nelle caserme o nelle carceri; copre infine ogni delitto ed
ogni abuso col silenzio e, quando non vi riesce, con la
menzogna. L’unica forma di ‘democrazia’ dimostrata
dallo Stato verso i manifestanti, sta nella ‘parità di
trattamento’ che evidenzia Vincenzo Vinciguerra nel suo
ottimo commento "Sceneggiate": uccisioni, pestaggi
ed altre nequizie sono stati perpetrati nel tempo ai danni
di operai, contadini che hanno reclamato lavoro, salario,
perfino l’acqua; militanti di sinistra -ma anche di
destra, le volte che hanno arrecato fastidio allo Stato:
qualche missino, i monarchici ai tempi del referendum del
46- così come irredentisti altoatesini, separatisti
siciliani, oppositori della globalizzazione, ragazzi dei
centri sociali. E nessun funzionario di polizia, ufficiale
dell’esercito o dei carabinieri, semplice agente o milite,
ha mai riportato una condanna penale significativa, né ha
mai varcato la soglia di un carcere per aver ucciso (tantomeno
per aver pestato o torturato). Quando, dinanzi alla evidenza
delle prove, la magistratura ha dovuto suo malgrado
procedere contro gli appartenenti alle forze di sicurezza,
ha pronunciato la sentenza più iniqua, la più offensiva:
eccesso colposo in legittima difesa. La condanna: sei mesi
di reclusione con tutti i benefici di legge. E lo stesso è
accaduto nei casi che questo elenco non riporta, di
uccisione di cittadini in operazioni di ordine pubblico di
tipo diverso, in virtù delle leggi speciali, dove ‘inciampamenti’,
‘errori’, ‘tragiche fatalità’ sono stati portati in
soccorso degli agenti. Sei mesi di reclusione virtuale,
neanche registrati nel certificato penale perché cancellati
dalla non menzione, in aggiunta alla condizionale eccetera,
sono stati il maggior prezzo della vita di un cittadino
italiano.
La
macchina di Stato e l’informazione, dai primissimi minuti
dalla morte di Carlo Giuliani ad ora, hanno prodotto,
continueranno a produrre la retorica e le menzogne di
sempre, con le modalità di sempre: la valanga di parole sul
povero carabiniere, ragazzo anche lui, che avrebbe avuto
paura dei contestatori cattivi, l’arcinota fotografia di
Carlo con in mano l’estintore (peraltro lanciato prima
dagli agenti, ma questo particolare è stato subito
rimosso), le ultime mirabolanti volute, balzi e rimbalzi del
proiettile… Sempre lo Stato si è camuffato dietro storie
di agenti e proiettili inciampati o volati in improbabili
traiettorie contorsionistiche, ha coperto con la
‘legittima difesa’ parimenti improbabili ‘poveri
poliziotti’, armati fino ai denti. La verità di Stato sarà
scritta nella sentenza, come sempre, come sempre creduta da
coloro che hanno interesse a rimuovere la realtà.
L’immagine dell’arma puntata contro il ragazzo, -non in
aria o alle gambe per diradare i manifestanti, ma alla testa
di Carlo, dunque per uccidere, e le altre immagini che
dimostrano l’aggressione degli agenti, sono invece la
verità reale, per chi desidera vederla naturalmente; nulla
possono avere in comune, queste due ‘verità’ così
divaricanti.
Chi può
credere davvero che i ricorsi alla magistratura,
accompagnati da civili, educate proteste ed appelli alla
democrazia, indurranno uno Stato siffatto ad ammettere la
verità sulla morte di Carlo Giuliani e a punirne i
responsabili? Trecento, trecentocinquanta morti ammazzati
per aver esplicitato un dissenso, insieme alle loro famiglie
e ai loro amici, sono stati sbeffeggiati dalla così detta
giustizia italiana (diamo diversi esempi nell’elenco,
tratti dalle sentenze, di queste ‘verità di Stato’) e
con loro i morti da legge Reale e seguenti, le migliaia e
migliaia di pestati, lesionati: non certo per essere stati
tutti maleducati nel presentare le loro istanze allo Stato!
Ma, scartata la illusoria speranza di avere giustizia per le
vie ufficiali, resta la possibilità ben più reale di
conquistare consapevolezza, per sé stessi anzitutto, e poi
diffonderla fra le persone, sopra tutto giovani, affinché
in tanti si impadroniscano di quelle memorie che il regime,
la sua informazione e le così dette opposizioni hanno fatto
di tutto fa per cancellare. Ai giovani compagni di Carlo
Giuliani, quelli ancora capaci di indignarsi e non cedere
all’indifferenza, chiediamo di assumersi in prima persona
questa responsabilità, di non lasciare sepolti nell’oblio
questi caduti, che si possono e si devono ricordare insieme
alle vittime delle stragi di una odiosa e devastante guerra
politica, dei quali questo sito pure porta la memoria. Si può
ricordare Carlo, assai meglio che con inutili appelli alle
istituzioni, dedicandogli una giornata della memoria dove
ogni manifestante porti un cartello col nome di una di
queste vittime, la data e il luogo in cui sono state
falciate, ed il ricordo di coloro dei quali non ci è stato
neppure dato il nome…
Ricordiamoli
26 luglio
1943
|
A La Spezia,
la polizia spara sui dimostranti uccidendo 2
operai.
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26 luglio
1943
|
A Savona,
nel corso di una manifestazione antifascista
dinanzi alla caserma della milizia, la milizia
portuaria apre il fuoco, uccidendo 2 donne e
ferendo 7 persone.
|
26 luglio
1943
|
A Torino,
una manifestazione favorisce l’evasione di 300
detenuti dal carcere Le Nuove, senza perdite.
Viene però ucciso un fascista ed i giorni
successivi, in scioperi e manifestazioni, i
lavoratori torinesi avranno morti e feriti, in
numero imprecisato.
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26 luglio
1943
|
A Cuneo, nel
corso di una manifestazione antifascista, gli
alpini aprono il fuoco sui dimostranti,
uccidendone 1 e ferendone 2.
|
26 luglio
1943
|
A Milano,
nel corso di scontri seguiti allo svolgimento di
alcuni comizi antifascisti, le forze di polizia
aprono il fuoco uccidendo 4 dimostranti e
ferendone 31. Rimane ucciso anche un fascista.
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26 luglio
1943
|
A Faenza, le
forze di polizia aprono il fuoco su dimostranti
antifascisti uccidendone 1 e ferendone 5.
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26 luglio
1943
|
A Sesto
fiorentino (Firenze), la polizia apre il fuoco sui
dimostranti uccidendo un ragazzo.
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26 luglio
1943
|
A Monfalcone,
per stroncare le agitazioni operaie, le forze di
polizia sparano uccidendo un operaio e ferendone
altri 3.
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27 luglio
1943
|
A Sarissola
di Busalla (Genova), la polizia interviene contro
gli operai in sciopero, uccidendone uno.
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27 luglio
1943
|
A Sestri
Ponente (Genova), nel corso di uno sciopero le
forze di polizia aprono il fuoco ferendo
gravemente un dimostrante, che morirà il 2 agosto
successivo.
|
27 luglio
1943
|
A Genova, le
truppe aprono il fuoco sui cittadini che
manifestano per la caduta del regime uccidendone
tre.
|
27 luglio
1943
|
A
Massalombarda, in scontri tra fascisti e militari,
perdono la vita 4 persone e 11 rimangono ferite.
|
27 luglio
1943
|
A Milano,
l'esercito spara sui manifestanti, in via Carlo
Alberto, provocando 2 morti e 20 feriti. Sempre a
Milano, il carcere di San Vittore entra in rivolta
a seguito dell’ammutinamento dei detenuti
politici, provocando l’intervento della 7°
Fanteria che fa uso delle armi, uccidendo un
detenuto e ferendone 14.
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27 luglio
1943
|
A Lullio
(Bergamo), scontri tra dimostranti antifascisti e
forze di polizia si concludono con un manifestante
ucciso.
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27 luglio
1943
|
A Bologna,
per stroncare una manifestazione operaia
intervengono reparti dell’esercito e forze di
polizia, che aprono il fuoco uccidendo un
dimostrante e ferendone altri 3.
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28 luglio
1943
|
A Reggio
Emilia, un reparto militare apre il fuoco sugli
operai delle Officine Reggiane che intendono
sfilare in corteo per le vie della città,
chiedendo la pace. Muoiono Antonio Artioli,
Vincenzo Belocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti,
Armando Grisenti, Gino Menozzi, Osvaldo Notari,
Domenica Secchi e Angelo Tanzi. Altre 42 persone
restano ferite.
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28 luglio
1943
|
A Bari, in
piazza Roma un reparto militare apre il fuoco su
un corteo guidato da Luigi De Secly, liberale, e
Fabrizio Canfora, azionista, che si dirige verso
il carcere cittadino per chiedere la liberazione
dei detenuti politici. Il bilancio è di 19 morti
e 36 feriti (secondo altra fonte, 60 feriti).
Muoiono Fausto Buono, Gaetano Civera, Francesco De
Gerolamo, Giuseppe Di Tulli, Graziano Fiore,
Nunzio Fiore, Michele Genchi, Vittorio Giove,
Giuseppe Gurrado, Paolo Ladisa, Michele La Ghezza,
Angelo Lo Vecchio, Giovanni Nicassio, Tommaso
Piemontese, Giuseppe Potente, Gennaro Selvaggi,
Francesco Sgrana, Francesco Tanzarella, Vincenzo
Tropete.
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28 luglio
1943
|
A Torino,
l'esercito apre il fuoco come il giorno precedente
sui dimostranti contro la guerra, provocando altri
morti e feriti.
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28 luglio
1943
|
A Milano,
nel corso di scontri tra dimostranti antifascisti
e forze di polizia, queste ultime aprono il fuoco,
uccidendo tre manifestanti e ferendone altri 28.
Una rivolta di detenuti politici a San Vittore,
appoggiata dall'esterno, è stroncata
dall'esercito con l'impiego di mezzi corazzati e
di un battaglione di fanteria. Imprecisato il
numero dei morti e dei feriti, mentre 4 detenuti
vengono fucilati dopo un processo sommario.
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28 luglio
1943
|
A Canegrate
(Milano), nel corso di una manifestazione si
arriva allo scontro, e la polizia apre il fuoco
uccidendo un dimostrante.
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28 luglio
1943
|
A Desio
(Milano), le forze di polizia uccidono un
manifestante nel corso di dimostrazioni contro la
guerra.
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28 luglio
1943
|
A Urgnano
(Milano), una manifestazione è repressa dalla
polizia che uccide un dimostrante e ne ferisce un
altro.
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28 luglio
1943
|
A Roma, nel
carcere di Regina Coeli, esplode una rivolta
capeggiata da detenuti politici. L'intervento
delle forze militari e di polizia provoca 5 morti
e decine di feriti.
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28 luglio
1943
|
A Pozzuoli
(Napoli), si arriva allo scontro tra cittadini e
forze di polizia: queste ultime sparano
uccidendone uno e ferendone 2.
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28 luglio
1943
|
A Sestri
Ponente (Genova), proseguono manifestazioni
operaie e scontri: la polizia spara uccidendo un
operaio e ferendone altri.
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28 luglio
1943
|
A Genova,
nel corso di uno sciopero generale si arriva a
scontri, le forze di polizia aprono il fuoco,
uccidendo tre dimostranti e ferendone molti altri.
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28 luglio
1943
|
A Sesto
fiorentino, nel corso di scontri, la polizia
uccide un ragazzo. Viene uccisa una seconda
persona durante il coprifuoco.
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28 luglio
1943
|
A Bologna,
nel corso di una manifestazione operaia, la
polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante.
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28 luglio
1943
|
A Budrione
(Modena), un uomo viene ucciso durante il
coprifuoco.
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29 luglio
1943
|
A Milano,
nel corso dello sciopero generale, le forze
militari e di polizia aprono il fuoco, uccidendo 3
dimostranti e ferendone altri 4.
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29 luglio
1943
|
A La Spezia,
nel corso di una manifestazione operaia, la
polizia apre il fuoco uccidendo 2 dimostranti e
ferendone altri 11
|
29 luglio
1943
|
A Sesto
fiorentino, proseguono gli scontri tra dimostranti
e forze di polizia che, ancora una volta, aprono
il fuoco uccidendone uno.
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29 luglio
1943
|
A Colle Val
d’Elsa (Siena), una manifestazione popolare
viene repressa dalle forze di polizia, che sparano
uccidendo un dimostrante e ferendone altri 11.
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29 luglio
1943
|
A Rieti, nel
corso di una manifestazione, la polizia apre il
fuoco uccidendo 2 dimostranti.
|
29 luglio
1943
|
A Torino,
viene ucciso un uomo durante il coprifuoco.
|
29 luglio
1943
|
A Rufina
(Firenze), 2 uomini vengono uccisi durante il
coprifuoco.
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30 luglio
1943
|
A Milano,
prosegue lo sciopero generale e si arriva a nuovi
scontri nel corso dei quali le forze militari e di
polizia uccidono 5 dimostranti e ne feriscono 3.
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30 luglio
1943
|
A Sassuolo
(Modena), un uomo viene ucciso durante il
coprifuoco.
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1 agosto
1943
|
A San
Giovanni di Vigo di Fassa (Trento), nel corso di
una manifestazione, la polizia apre il fuoco
uccidendo un dimostrante e ferendone un secondo.
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1 agosto
1943
|
A Imperia,
un uomo è ucciso durante il coprifuoco.
|
1 agosto
1943
|
A Milano, un
uomo è ucciso durante il coprifuoco.
|
3 agosto
1943
|
A Napoli,
nel corso di una manifestazione, la polizia apre
il fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone 2.
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5 agosto
1943
|
A Laveno
Mombello (Varese), un uomo viene ucciso durante il
coprifuoco.
|
8 agosto
1943
|
A
Castelnuovo di Traù (Spalato), un uomo viene
ucciso durante il coprifuoco.
|
13 agosto
1943
|
A Milano,
nel corso di una dimostrazione, le forze di
polizia sparano uccidendo 2 dimostranti e
ferendone 7.
|
17 agosto
1943
|
A Torino,
l'esercito spara sugli operai che tentano di
uscire dalla fabbrica della Fiat - Grandi motori,
provocando 2 morti e 7 feriti. La città risponde
con lo sciopero generale. All’ordine di sparare
sui lavoratori, impartito dal gen. Adami Rossi,
gli alpini rifiutano.
|
24 settembre
1943
|
A Palma di
Montechiaro (Agrigento), per stroncare la
manifestazione della popolazione contro il
richiamo alle armi, reparti militari aprono il
fuoco uccidendo un uomo e una donna.
|
18 dicembre
1943
|
A Montesano
(Salerno), nel corso di una rivolta durata 2
giorni, la popolazione occupa gli uffici pubblici
distruggendo i documenti riguardanti le tasse e il
razionamento, cercando anche di impadronirsi delle
armi custodite nella caserma dei carabinieri. La
rivolta avvenuta "su probabile istigazione di
elementi comunisti", scrivono i carabinieri
nel loro rapporto, si conclude con un bilancio di
8 morti, 10 feriti e 55 arrestati.
|
13 gennaio
1944
|
A
Montefalcone Sannio e a Torremaggiore (Foggia), si
verificano rivolte contadine che vengono represse
con estrema violenza da reparti dell’esercito e
della polizia che fanno uso delle armi da fuoco,
provocando un numero indeterminato di morti e
feriti.
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29 marzo
1944
|
A Partinico
(Palermo), nel corso di una manifestazione contro
il carovita e gli accaparratori di grano, un
sottufficiale dei carabinieri uccide Lorenzo
Pupillo, minorenne. Negli scontri muore anche il
maresciallo dei carabinieri Benedetto Scaglione.
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21 aprile
1944
|
A Roma, la
polizia apre il fuoco contro le donne che
manifestano per la mancanza di cibo, uccidendo
Caterina Martinelli.
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27 maggio
1944
|
A Regalbuto
(Enna), nel corso di un raduno separatista al
quale partecipano Andrea Finocchiaro Aprile, Luigi
La Rosa, Santi Rindone, Bruno di Belmonte,
Guglielmo Carcaci, Concetto Gallo, Concetto
Battiato e Isidoro Piazza, si verificano gravi
incidenti nel corso dei quali perde la vita, sotto
il fuoco dei carabinieri, il segretario della
locale federazione del Pci Santi Milisenna. Altre
2 persone rimangono gravemente ferite.
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28 maggio
1944
|
A Licata
(Agrigento), polizia e carabinieri sparano sulla
folla che protesta per il ritorno all'ufficio di
collocamento del dirigente fascista, provocando 3
morti, 18 feriti e procedendo all’arresto di
altri 120 dimostranti.
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15 ottobre
1944
|
Una
manifestazione di contadini ad Ortucchio
(L'Aquila), diretta ad occupare terre incolte (fra
le quali un appezzamento del principe Torlonia),
è stroncata da carabinieri e guardie campestri
che aprono il fuoco, provocando 2 morti (fra i
quali Domenico Spera, militante Pci), 4 feriti
gravi e molti altri più lievemente.
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19 ottobre
1944
|
A Palermo,
un plotone di fanteria del 139° Rgt della
divisione Sabauda apre il fuoco sulla folla che
dimostra, pacificamente, per il pane. 23 morti e
158 feriti sono il bilancio della strage.
Rimangono uccisi: Giuseppe Balistreri, Vincenzo
Cacciatore, Domenico Cordone, Rosario Corsaro,
Michele Damiano, Natale D’Atria, Giuseppe
Ferrante, Vincenzo Galatà, Carmelo Gandolfo,
Francesco Giannotta, Salvatore Grifati, Eugenio
Lanzarone, Gioacchino La Spisa, Rosario Lo Verde,
Giuseppe Maligno, Erasmo Midolo, Andrea Olivieri,
Salvatore Orlando, Cristina Parrinello, Anna
Pecoraro, Vincenzo Puccio, Giacomo Venturelli,
Aldo Volpes.
|
20 ottobre
1944
|
Sulla stampa
appare un comunicato del governo sul massacro
avvenuto a Palermo il giorno precedente: "In
occasione di una dimostrazione diretta ad ottenere
miglioramenti di carattere economico, compiuta
ieri a Palermo da impiegati delle banche e
dell’esattoria, gruppi estranei, sobillati da
elementi non ancora chiaramente individuati,
prendevano l’iniziativa per inscenare una
manifestazioni sediziosa. Davanti alla sede
dell’Alto Commissariato venivano esplosi colpi
d’arma da fuoco contro reparti dell’Esercito,
che erano così costretti a reagire. Si deplorano
16 morti e 104 feriti. L’ordine pubblico è
stato ristabilito. Il Comitato provinciale di
liberazione nazionale si è subito riunito ed ha
dichiarato di mettersi a disposizione
dell’Autorità governativa locale per la ricerca
dei responsabili della manifestazione
sediziosa".
|
ottobre 1944
|
A Licata
(Agrigento), nel corso di una manifestazione di
contadini, i carabinieri aprono il fuoco
uccidendone due, ferendone 19 e provvedendo a
denunciarne altri 80.
|
6 novembre
1944
|
A Roma, un
agente di Ps uccide con un colpo di pistola
Giorgio Misiti, mentre tracciava scritte anti
monarchiche sui muri.
|
14-15
dicembre 1944
|
A Catania,
una folla tumultuante manifesta contro il richiamo
alle armi devastando il Municipio, la sede del
Banco di Sicilia dove sono ubicati gli uffici
dell’esattoria comunale, e recandosi dinanzi
alla sede del Distretto militare, dal cui interno
i militari esplodono colpi di arma da fuoco che
uccidono il giovane Antonio Spampinato. Sono
tratti in arresto 53 manifestanti, fra i quali gli
studenti separatisti Egidio Di Mauro, Salvatore
Padova da Ispica, Giuseppe La Spina; fra coloro
che risultano denunciati a piede libero vi sono
Concetto Gallo, i fratelli Gullotta, Michele
Guzzardi, Giuseppe Galli, Isidoro Avola, Guglielmo
Paternò Castello.
|
17 dicembre
1944
|
A Pedara,
nella mattinata vengono lanciate 5 bombe a mano in
due piazze del paese, per protesta contro il
richiamo alle armi dei giovani. A Vizzini, nel
pomeriggio, i carabinieri aprono il fuoco contro i
dimostranti intenti ad incendiare la sede del
Municipio, uccidendone 2.
|
4 gennaio
1945
|
A Ragusa,
l’esercito spara sulla folla che tenta di
bloccare un camion che trasportava giovani verso
il fronte, ferendo gravemente un ragazzo e
uccidendo il sacrestano della chiesa di san
Giovanni, con una bomba a mano che gli stacca la
testa. La rivolta dei ‘non si parte’, lungi
dal sedarsi, si inasprisce.
|
5-6 gennaio
1945
|
A Ragusa, i
rivoltosi si impadroniscono di alcuni quartieri,
elevando barricate ed iniziano la resistenza
armata. La rivolta è guidata da militanti
socialisti e soprattutto comunisti, ignari delle
posizioni del partito che ha stigmatizzato la
rivolta come "rigurgito fascista". La
vendetta dell’esercito sarà spietata. Le cifre
ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra
carabinieri e soldati, e 19 morti e 63 feriti fra
gli insorti nella sola Ragusa e provincia, ma
diverse fonti le ritengono cifre sottostimate.
|
11 gennaio
1945
|
A Naro, si
acutizza la rivolta contro la chiamata dei giovani
alla leva. Il bilancio della repressione sarà di
5 morti, 12 feriti e 53 arrestati.
|
12 gennaio
1945
|
A Licata, si
verificano disordini contro la chiamata alla leva,
nel corso dei quali viene ucciso un manifestante.
|
18 gennaio
1945
|
A Roma,
ingenti forze di polizia e dell'esercito
rastrellano le borgate Gordiani e Quarticciolo,
procedendo all'arresto di centinaia di militanti
Pci e di renitenti alla leva. Un sottufficiale dei
carabinieri uccide, nei locali in cui veniva
trattenuto in stato d'arresto, Arduino Fiorenza,
comunista.
|
21 gennaio
1945
|
A Cagliari,
si verificano violenti incidenti fra le forze di
polizia e gli studenti che manifestano contro il
richiamo alle armi. Un agente di Ps muore a
seguito del lancio di una bomba a mano da parte
dei manifestanti, mentre numerosi fra questi
ultimi vengono feriti dai colpi di arma da fuoco
sparati dagli agenti. La città è infine
presidiata dall’esercito.
|
7 marzo 1945
|
A Roma, nel
corso di una manifestazione organizzata dal Pci
per protestare contro la fuga del generale Roatta
dall'ospedale militare del Celio e chiedere
l’inasprimento delle sanzioni epurative contro i
fascisti, si arriva allo scontro e alla morte,
davanti al Quirinale, di un manifestante, Giuseppe
Lasagna Mancini, per la esplosione anticipata di
una bomba.
|
11 marzo
1945
|
A Palermo,
la folla assalta gli uffici delle imposte e la
sede dell’ispettorato dei dazi e consumi,
dirigendosi poi verso la prefettura. Negli scontri
che ne seguono con le forze di polizia, rimangono
uccisi un commissario di Ps ed un giovane operaio.
|
2 maggio
1945
|
A Gravina di
Puglia (Bari), si arriva a scontri fra la
popolazione e la polizia. Appartenenti alle forze
di polizia uccidono Vincenzo Lobaccaro,
bracciante, omonimo di un ex confinato
antifascista e scambiato per quest’ultimo.
|
1 luglio
1945
|
A Minervino
Murge (Bari), in incidenti fra militanti comunisti
e carabinieri, con uso di armi da fuoco da
entrambi i lati, rimane ucciso un dimostrante
|
2 luglio
1945
|
A Minervino
Murge (Bari), i carabinieri assediati nella loro
caserma aprono il fuoco, nel tentativo di aprirsi
un varco, contro la popolazione che circonda lo
stabile, uccidendo un manifestante.
|
11 settembre
1945
|
A Piazza
Armerina (Enna), nel corso di uno scontro con
dimostranti, un carabiniere uccide il militante
socialista Giovanni Pivetti.
|
25 settembre
1945
|
A Lecce, nel
corso di una manifestazione di operai edili
dinanzi alla Prefettura, si arriva allo scontro e
i carabinieri sparano, uccidendo Francesco Schifa,
Oronzo Zingarelli e Nicola Favatano e ferendo un
numero imprecisato di altri dimostranti.
|
2 ottobre
1945
|
A Piazza
Armerina (Enna), le forze di polizia caricano e
procedono a numerosi arresti fra i contadini e i
lavoratori che da 2 giorni manifestano contro il
carovita e la mancanza di lavoro; la carica
provocano un morto e diversi feriti.
|
30 novembre
1945
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A Molfetta
(Bari), una manifestazione di ‘frantoiani’ è
duramente repressa dall’intervento delle forze
di polizia. Anche a Bisceglie, Corato, Bitonto,
tutti in provincia di Bari, si sono susseguite in
queste settimane manifestazioni per richiedere
lavoro e più umane condizioni di vita, represse
dalle forze di polizia con l’uso di armi da
fuoco che provocano numerosi feriti e morti.
|
dicembre
1945
|
A San
Severo, San Marco in Lamis, Torremaggiore,
Martinafranca, tutti in provincia di Foggia e ad
Ostuni (Bari), manifestazioni contadine vengono
soffocate dalle forze di polizia che, in diverse
circostanze, uccidono tre contadini e ne feriscono
altri 2.
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5-6 marzo
1946
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A Andria
(Bari), una manifestazione di disoccupati si
trasforma in una vera e propria insurrezione. Le
forze di polizia sparano uccidendo 4 dimostranti e
ferendone un centinaio, ma infine vengono
disarmate e tenute in ostaggio. Il giorno
successivo, 6 marzo, per l’intervento di
rinforzi, le forze di polizia uccidono altri 3
dimostranti. Muoiono anche 1 appuntato dei
carabinieri e 2 militi. L'insurrezione avrà
termine la sera del 6 per l’arrivo di
preponderanti forze militari e di polizia.
Racconterà nelle sue memorie il ministro degli
Interni, Romita "Voglio i responsabili,
tutti, nessuno escluso, dissi: nel volgere di
poche ore furono fermate centinaia di
persone…". La rivolta viene condannata dal
segretario Cgil Di Vittorio, che invita i
rivoltosi a rientrare nell’ordine. Andria è
l’episodio culminante di una lotta
pre-insurrezionale che serpeggia in centinaia di
località in tutta la Puglia: da Bari a Foggia, da
Lecce a Ceglie, da Spinazzola a Bisceglie, con
decine di morti e centinaia di feriti.
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12 marzo
1946
|
A Palermo,
disoccupati e reduci di guerra tentano di
assaltare la Prefettura per protestare per la
mancanza di lavoro. Le forze di polizia aprono il
fuoco, uccidendo Giuseppe Maltesi e un altro
dimostrante e ferendo 30 persone. Negli scontri
muore anche il commissario di Ps Calderone.
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21 marzo
1946
|
A Messina,
nel corso di una manifestazione di protesta contro
la disoccupazione e l’assenteismo del governo,
le forze di polizia sparano uccidendo il soldato
di leva Salvatore Caramanna ed un bambino, e
ferendo altri 24 dimostranti.
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30 marzo
1946
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A Foggia,
reduci e disoccupati assaltano il treno
Bologna-Bari asportando generi alimentari, dopo
aver danneggiato gli uffici annonari, quelli delle
tasse ed il consorzio agrario. Le forze di polizia
sparano, uccidendo un dimostrante e ferendone 18.
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3 aprile
1946
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A Molfetta
(Bari), manifestanti attaccano il Municipio,
saccheggiano magazzini e alcuni pastifici. La
polizia interviene facendo uso delle armi da fuoco
ed uccidendo 3 dimostranti.
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4 aprile
1946
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A Cerignola
(Foggia), la polizia reprime una manifestazione di
contadini, facendo uso delle armi da fuoco e
provocando la morte di 2 dimostranti.
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20-25 aprile
1946
|
A Milano,
esplode la rivolta dei detenuti di San Vittore nel
quale sono rinchiusi sia fascisti che partigiani,
che viene domata solo con l’intervento
dell’esercito e di reparti alleati, con un
bilancio di 5 morti e circa 200 feriti.
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aprile 1946
|
A Scrutto di
San Leonardo, un soldato americano uccide con un
raffica di mitra l’ex partigiano Ivo Primosig,
mentre issava su un palo una bandiera jugoslava.
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6 giugno
1946
|
A Napoli,
una folla di monarchici tenta di assaltare la
caserma dei carabinieri di Capodimonte per
impadronirsi delle armi. Nel corso degli scontri,
gli agenti uccidono con una raffica di mitra,
Carlo Russo: aveva solo 14 anni. Per effetto
dell’esplosione di una bomba, muore Ciro Martino
e altre 6 persone rimangono ferite.
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8 giugno
1946
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A Napoli,
nel corso di ulteriori scontri, la polizia uccide
Gaetano D’Alessandro di 16 anni, che manifestava
a favore della monarchia.
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12 giugno
1946
|
A Napoli,
una folla di monarchici si accalca dinanzi la
federazione del Pci in via Medina, dopo che
dall’interno della sede avevano sparato contro
Mario Fioretti, che tentava di togliere la
bandiera rossa, uccidendolo. La polizia spara a
sua volta contro i dimostranti, uccidendo Michele
Pappalardo, Felice Chirico, Guido Beninanto,
Vincenzo di Guida, Francesco d’Azzo e Ida
Cavalieri. Giorgio Amendola, presente
all’interno della federazione, viene arrestato
dagli alleati e poi rilasciato a seguito
dell’intervento della Questura.
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5-6 agosto
1946
|
A Caccamo
(Palermo), a causa della requisizione del grano
esplode il risentimento dei contadini affrontati,
armi alla mano, dalle forze di polizia. Il
bilancio degli scontri che ne seguono è di 18
morti e un centinaio di feriti fra i contadini, e
di 4 morti e 15 feriti fra le forze di polizia.
|
17 settembre
1946
|
Nelle Puglie
e in Calabria, i contadini occupano 75.000 ettari
di terre, in 72 comuni. Alcide De Gasperi ordina
di "procedere energicamente a carico dei
responsabili di occupazioni arbitrarie". E
così sarà, le forze di polizia spareranno
implacabilmente, provocando morti e feriti.
|
30 settembre
1946
|
A Crotone,
una manifestazione di protesta degli operai
Montecatini è stroncata dall’intervento della
polizia che apre il fuoco ferendo gravemente 3
giovani, uno dei quali morirà poco dopo in
ospedale.
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9 ottobre
1946
|
A Roma, nel
corso della manifestazione indetta dagli operai
del Genio civile, dinanzi al Viminale si arriva
allo scontro. L’intervento di reparti di
cavalleria e di ulteriori rinforzi di polizia
evita la invasione del palazzo e, mentre gli
operai si ritirano, viene aperto il fuoco contro
di loro. Il bilancio finale è di 3 operai uccisi
(Enrico Costantini, Giuseppe Grossetti, Adolfo
Scurti), 82 feriti tra i dimostranti e 59 tra le
forze di polizia.
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19 ottobre
1946
|
A Roma, una
folla di disoccupati tenta l’assalto al palazzo
del Viminale, sede della presidenza del Consiglio
e del ministero dell’Interno. Negli incidenti
con la polizia, si registrano un morto ed un
centinaio di feriti.
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27 dicembre
1946
|
A Bari, ad
una manifestazione contro la disoccupazione
seguono scontri, nel corso dei quali le forze di
polizia aprono il fuoco uccidendo lo studente
universitario Domenico Liaci ed un operaio. Altri
25 dimostranti rimangono feriti insieme a 6
agenti.
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20 febbraio
1947
|
A Taranto,
inizia il processo a carico del sottotenente
Calogero Lo Sardo, di 3 sottufficiali e 17 soldati
ritenuti responsabili della strage di Palermo del
19 ottobre 1944, quando aprirono il fuoco sulla
folla che manifestava pacificamente, uccidendo 26
persone e ferendone altre 158.
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22 febbraio
1947
|
Il Tribunale
militare di Taranto proscioglie, dopo 3 giorni di
processo, il sottotenente Lo Sardo, 3
sottufficiali e 17 soldati responsabili della
strage di Palermo del 19 ottobre 1944, per
sopravvenuta amnistia.
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7 marzo 1947
|
A Messina,
nel corso di uno sciopero generale contro il
carovita e per aumenti salariali, i carabinieri
caricano e uccidono gli operai comunisti Biagio
Pellegrino e Giuseppe Maiorana e feriti altri 3
dimostranti.
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marzo 1947
|
Ad Andria
(Bari), la polizia carica una manifestazione per
il lavoro, provocando morti e feriti.
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12 aprile
1947
|
A Petilia
Policastro (Catanzaro), nel corso di una
manifestazione di protesta, la polizia spara
uccidendo Francesco Mascaro e Isabella Carvelli, e
ferendo molti altri manifestanti.
|
22 aprile
1947
|
A Roma, una
dimostrazione di protesta contro le precarie
condizioni di vita è repressa dalla polizia con
l’uso di armi da fuoco, che provocano un numero
imprecisato di vittime.
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29 aprile
1947
|
A Potenza,
una manifestazione contadina per il lavoro viene
stroncata dalla polizia che, quando la folla tenta
di occupare la prefettura, apre il fuoco uccidendo
uno studente liceale e ferendo altri 14
dimostranti.
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31 maggio
1947
|
Il
colonnello D’Ambrosio che, come Pm militare,
aveva impugnato la sentenza del Tribunale militare
di Taranto che proscioglieva per amnistia i
responsabili della strage del 19 ottobre 1944,
rinuncia al ricorso senza alcuna motivazione. Il 4
giugno, la sentenza passa in giudicato.
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7 giugno
1947
|
A Messina,
durante una manifestazione contro la
disoccupazione, i carabinieri aprono il fuoco
uccidendo Ludovico Maiorana, Antonio Pellegrini e
Carlo Rocco.
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4-5 agosto
1947
|
A Caccamo
(Palermo), si verificano violenti scontri fra la
popolazione e le forze dell’ordine, in seguito
alla requisizione del grano: 12 braccianti e 4
militi restano uccisi.
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15 novembre
1947
|
A Cerignola
(Foggia), nel corso di una manifestazione
contadina, la polizia apre il fuoco uccidendo
Domenico Angelini e Onofrio Perrone. Per reazione,
i dimostranti danneggiano il palazzo di un agrario
e le sedi di alcuni partiti. Anche 2 agenti di Ps
rimangono uccisi negli scontri. 114 lavoratori
vengono incriminati.
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18 novembre
1947
|
A Corato
(Bari), nel corso di uno sciopero generale la
polizia apre il fuoco contro i contadini uccidendo
Diego Masciavè, sindacalista Cgil, il bracciante
Pietrino Neri e la contadina Anna Raimondi. Altri
10 manifestanti rimangono feriti. A Trani, nel
corso del medesimo sciopero generale, la polizia
carica ferendo gravemente due dimostranti. A
Bisceglie (Lecce), la polizia apre il fuoco su una
folla di disoccupati che chiedono lavoro.
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20 novembre
1947
|
A
Campisalentino (Lecce) nel corso di una
manifestazione di contadini che contrappone
crumiri e scioperanti, i carabinieri sparano
contro questi ultimi, uccidendo Antonio Augusti e
Santo Niccoli e ferendo altri 7 dimostranti.
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25 novembre
1947
|
A Bisignano
(Caserta), nel corso di una manifestazione ostile
dinanzi alla sede dell’Uomo qualunque, la
polizia apre il fuoco sui dimostranti uccidendo
l’operaio Rosmundo Mari, e ferendone numerosi
altri.
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5 dicembre
1947
|
Ad
Agrigento, una manifestazione di disoccupati è
repressa dalla Celere con l'uso di armi da fuoco.
Viene ucciso un dimostrante e feriti gravemente 3
donne e un bambino.
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5 dicembre
1947
|
A Roma, nel
corso di uno sciopero degli edili le forze di
polizia aprono il fuoco, nel quartiere di
Primavalle, sui manifestanti, uccidendo
l’operaio Giuseppe Tanas e ferendone altri 2.
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21 dicembre
1947
|
A Canicattì,
nel corso di uno sciopero i carabinieri,
intervenuti a proteggere la sede dell’Uomo
qualunque, aprono il fuoco uccidendo Giuseppe
Amato, Salvatore Lauria e Giuseppe Lupo, ferendo
gravemente 9 persone e lievemente altre 11.
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8 febbraio
1948
|
A Cerignola
(Foggia), la polizia spara nel corso di una
manifestazione di militanti di sinistra
uccidendone 5.
|
30 marzo
1948
|
A
Pantelleria, una manifestazione contro l’iniquità
delle sanzioni fiscali è repressa dalle forze di
polizia con l’uso di armi da fuoco che provocano
la morte di Antonio Valenza, Giuseppe Pavia e
Michele Salerno.
|
13 aprile
1948
|
Ad Andria
(Bari), nel corso di uno sciopero agricolo
represso dalle forze di polizia, viene ucciso a
colpi di moschetto il bracciante Riccardo Suriano,
rimasto isolato dai suoi compagni perché stordito
dai gas lacrimogeni.
|
20 maggio
1948
|
A Trecenta (Ro),
nel corso dello sciopero indetto dai braccianti
nell’azienda dei conti Spoletti, i carabinieri
intervengono arrestando il contadino Bruno
Barberini, per poi aprire il fuoco contro la massa
di braccianti in attesa nella piazza del paese,
uccidendo Evelino Tosarello, comunista, e ferendo
gravemente Vanilio Pagaini e Silvio Berterelli.
|
4 giugno
1948
|
A Spino
d’Adda (Cremona), nel corso di una
manifestazione di braccianti contro gli agrari, i
carabinieri aprono il fuoco uccidendo il contadino
Luigi Venturini.
|
2 luglio
1948
|
A San
Martino in Rio (Re), nel corso dello sciopero, i
carabinieri intervenuti in forza per reprimerlo
uccidono il contadino Sante Mussini, schiacciato
da una autoblinda.
|
14 luglio
1948
|
A Roma, una
folla straboccante invade piazza Esedra e piazza
Colonna per protestare contro l’attentato a
Palmiro Togliatti. Scontri si accendono in diverse
zone della città, nel corso dei quali le forze di
polizia uccidono l’operaio edile Filippo Ghionna
e un secondo manifestante, mentre 30 risultano i
feriti di entrambi i lati e 160 gli arrestati.
|
14 luglio
1948
|
A Napoli,
nel corso di un comizio a piazza Dante di protesta
contro l’attentato a Togliatti, la polizia
carica senza preavviso i partecipanti, ferendone
20 e uccidendo lo studente Giovanni Quinto e
l'operaio Angelo Fischietti.
|
14 luglio
1948
|
A Taranto,
nel corso dello sciopero dei cantieri navali e
delle officine per protesta contro l’attentato a
Togliatti, le forze di polizia caricano i
manifestanti dinanzi alla sede della Camera del
lavoro, uccidendo l’operaio Angelo Gavartara e
ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente
ferito l’agente di Ps Giovanni D’Oria, che
morirà qualche giorno più tardi in ospedale.
|
14 luglio
1948
|
A Livorno si
ingaggia una vera battaglia di strada; i
dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano
pattuglie di agenti di Ps. Nel corso degli scontri
che ne seguono, viene ucciso un operaio ed altri
18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche
l’ agente di Ps Giorgio Lanzi, e altri 4
rimangono feriti.
|
14-15 luglio
1948
|
A Genova,
esplode la rivolta operaia per l’attentato
contro Palmiro Togliatti. Migliaia di manifestanti
affluiscono in piazza De Ferrari, poi viene
attaccata la caserma della polizia a ponte Spinola,
presa ed incendiata una camionetta della polizia e
presi in ostaggio 6 celerini, devastata la sede
del Msi in via XX settembre, dove i manifestanti
bloccano 5 autoblinde della polizia, saltando
sulle torrette e disarmando gli occupanti. Tutte
le fabbriche sono ferme e un comizio alle 17 vede
la partecipazione di 100.000 lavoratori; mentre in
tutta la città accadono episodi di
fraternizzazione fra operai e soldati. Sorgono
barricate, difese da mitragliatrici, radio e
giornali passano sotto il controllo della Camera
del lavoro. La rivolta si estende a Sestri
ponente, Bolzaneto, Chiavari, Nervi. Alle 13 del
15 luglio il prefetto dichiara lo stato
d’assedio e viene scatenata una repressione
durissima, mentre i dirigenti di Pci, Psi e Cdl
invitano i dimostranti a desistere. La polizia fa
uso massiccio di armi da fuoco che uccidono, nel
primo giorno della rivolta, Biagio Stefano e
Mariano d’Amori e, il giorno seguente, Angiolina
Alice Roba, mentre 43 sono i manifestanti feriti.
|
15 luglio
1948
|
A Bologna,
nel corso della manifestazione di protesta per
l’attentato a Togliatti, la Celere apre il fuoco
uccidendo un operaio e ferendone gravemente altri
11.
|
15 luglio
1948
|
A Porto
Marghera (Venezia), i manifestanti comunisti
provvedono a disarmare agenti di Ps e carabinieri,
ma in uno scontro a fuoco la polizia uccide
l’operaio Cesare Pietro e ne ferisce un secondo.
|
15 luglio
1948
|
A Gravina di
Puglia (Bari), i manifestanti invadono il
pastificio Divella e nel successivo intervento le
forze di polizia uccidono a colpi di moschetto il
bracciante comunista Michele d’Elia.
|
16 luglio
1948
|
Il ministro
degli Interni Mario Scelba comunica il bilancio
ufficiale degli incidenti seguiti all’attentato
contro Palmiro Togliatti: 7 morti e 120 feriti tra
le forze di polizia; 7 morti e 86 feriti tra i
cittadini.
|
19 luglio
1948
|
A Siena, nel
corso dei funerali dei 2 rappresentanti delle
forze di polizia rimasti uccisi a Abbadia San
Salvatore il 15 luglio, la polizia invade la sede
della Confederterra e uccide il capo lega di
Torrenieri Severino Meattini, malmenando i
presenti e arrestando il segretario.
|
24 luglio
1948
|
A Gravina di
Puglia (Bari), nel corso di una manifestazione di
braccianti le forze di polizia, intervenute con
l’abituale violenza, uccidono l’attivista
sindacale Luigi Schiavino e, sempre negli stessi
giorni, il bracciante Bonifacio Loglisci.
|
12 ottobre
1948
|
A Tricarico
(Matera), la polizia apre il fuoco sui
partecipanti ad una manifestazione di sinistra,
uccidendone 3.
|
15 ottobre
1948
|
A Dairago di
Arconate (Mi), nel corso di una manifestazione, le
forze di polizia aprono il fuoco uccidendo Pietro
Paganini, presidente dell’Anpi di Dairago.
|
16 ottobre
1948
|
A Pistoia,
nel corso di una manifestazione degli operai della
san Giorgio e della Smi in lotta contro la
smobilitazione, le forze di polizia sparano
uccidendo l’operaio Ugo Schiano e ferendone
altri 3.
|
24 novembre
1948
|
A Bondeno
(Ferrara), nel corso di una manifestazione per
richiedere la gestione diretta del collocamento al
lavoro, le forze di polizia aprono il fuoco
uccidendo il contadino Fernando Ercolei e
ferendone altri 10.
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17 febbraio
1949
|
A Isola Liri
(Frosinone), nel corso di una manifestazione di
protesta organizzata da operai in sciopero, i
carabinieri aprono il fuoco provocando il
ferimento di 35 dimostranti, dei quali 7 in gravi
condizioni, e la morte dell’operaio Tommaso
Diafrate, travolto da un automezzo dei militi.
|
17 marzo
1949
|
A Terni, nel
corso di una manifestazione di protesta contro il
Patto atlantico, le forze di polizia sparano
uccidendo l’operaio delle Acciaierie Luigi
Trastulli e ferendone altri 12.
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4 aprile
1949
|
A Mazara del
Vallo (Trapani), viene strangolato nella locale
caserma dei carabinieri il bracciante Francesco La
Rosa, che era stato convocato per un
interrogatorio.
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19 aprile
1949
|
A Mazara del
Vallo (Trapani), nel corso di una manifestazione
di braccianti, la polizia apre il fuoco uccidendo
un contadino.
|
17 maggio
1949
|
A Molinella
(Bologna), nel corso di uno sciopero generale dei
braccianti in Val Padana, è ferita da un colpo di
fucile al braccio la socialista Adele Toschi e la
mondina Maria Margotti viene falciata da una
raffica di mitra, mentre altre 30 persone sono
ferite.
|
3 giugno
1949
|
A Forlì,
nel corso dello sciopero alla Mangelli, le forze
di polizia intervenute a difesa dei crumiri
uccidono l’operaia Jolanda Bertaccini e
feriscono il bracciante Antonio Magrini a colpi
d’arma da fuoco.
|
12 giugno
1949
|
A Gambara
(Brescia), nel corso di uno sciopero di
braccianti, un carabiniere fracassa la testa con
una fucilata a Marziano Girelli.
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17 giugno
1949
|
A Minervino
Murgia, nel corso di incidenti tra forze di
polizia e braccianti, rimane ucciso Felice
Magginelli.
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19 luglio
1949
|
A Bolzano, i
carabinieri uccidono il pubblicista Gaifas, in
circostanze non chiare.
|
26 agosto
1949
|
A Medigliano
(Padova), nel corso di una manifestazione le forze
di polizia aprono il fuoco uccidendo davanti alla
lapide dei caduti il partigiano Bruno Cameran.
|
30 ottobre
1949
|
A Melissa
(Catanzaro), nel corso dell’occupazione della
tenuta Fragalò, incolta, del barone Berlingeri le
forze di polizia aprono il fuoco sui contadini,
uccidendo Giovanni Zito, Francesco Nigro, Angelina
Mauro e provocando altri 15 feriti.
|
31 ottobre
1949
|
A Isola di
Caporizzuto (Catanzaro), la polizia apre il fuoco
sui partecipanti ad una manifestazione di
braccianti, uccidendo Matteo Aceto, organizzatore
di occupazioni di terre. Un altro bracciante viene
assassinato a Bondeno. Nel solo crotonese, sono
stati occupati 6.000 ettari di terra e la lotta ha
coinvolto migliaia di persone.
|
7-9 novembre
1949
|
A Mantova,
si svolge il 2° congresso della Federbraccianti.
Uno dei dati che emerge, limitato all’ultimo
sciopero nazionale, è un bilancio di 7 morti,
1.073 arresti e 7.600 denunce.
|
9 novembre
1949
|
A Crotone
(Catanzaro), nel corso di una manifestazione
contadina, la polizia apre il fuoco uccidendo una
donna.
|
29 novembre
1949
|
A
Torremaggiore (Foggia), nel corso di un comizio di
protesta per delle violenze verificatesi il giorno
precedente a San Severo, le forze di polizia
caricano senza preavviso i partecipanti facendo
anche uso di armi da fuoco, e uccidendo i
braccianti Giuseppe La Medica e Antonio Lavacca,
mentre la sarta Giuseppina Faenza muore a causa
dello spavento; altri 10 i feriti.
|
29 novembre
1949
|
A Bagheria
(Palermo), nel corso di una manifestazione
contadina, i carabinieri intervengono aprendo il
fuoco e uccidendo la contadina Filippa Mollica
Nardo.
|
14 dicembre
1949
|
A
Montescaglioso (Matera), nel corso di un
rastrellamento alla ricerca dei responsabili di
alcune occupazioni di terre, avvenute nei giorni
precedenti, i carabinieri uccidono i braccianti
Michele Oliva e Giuseppe Novello, mentre altri 5
rimangono feriti.
|
9 gennaio
1950
|
Strage della
polizia a Modena, dove i lavoratori del complesso
siderurgico Orsi, dopo il licenziamento di 200
operai su 800 ed una serrata padronale di 40
giorni, si erano avvicinati ai cancelli
nell’intento di riprendere il lavoro. La polizia
apre il fuoco uccidendo Angelo Appiani di 30 anni,
Renzo Bersani di 21, Arturo Chiappelli di 43,
Ennio Garagnani di 21, Arturo Malagoli di 21 e
Roberto Rovati di 36. Altri 51 operai rimangono
feriti.
|
14 febbraio
1950
|
A Seclì
(Lecce), nel corso di una manifestazione di
braccianti in sciopero, la polizia apre il fuoco,
uccidendo Antonio Micali.
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2 marzo 1950
|
A Petralia
(Palermo), nel corso di una manifestazione di
protesta, la polizia apre il fuoco sui
dimostranti, uccidendone 2 e ferendone un terzo.
|
14 marzo
1950
|
A Porto
Marghera (Mestre), nel corso di una manifestazione
di protesta contro i licenziamenti degli operai
della Breda, le forze di polizia aprono il fuoco
uccidendo Nerone Piccolo di 25 anni e Virgilio
Scala di 33 e ferendo altri 5 lavoratori. I
lavoratori di Venezia organizzano una
manifestazione di protesta aperta dai parenti
delle vittime che recano gli indumenti degli
operai uccisi, insanguinati e forati dalle
pallottole. Rinvenuti sul luogo della sparatoria 1
Kg. di bossoli di armi automatiche di grosso
calibro.
|
17 marzo
1950
|
A Torino,
nel corso di una manifestazione antifascista, la
polizia carica i partecipanti uccidendo il
pensionato Camillo Corino, 51 anni.
|
21 marzo
1950
|
A Parma, nel
corso di un comizio sindacale, si arriva allo
scontro provocato dalle forze di polizia, che
uccidono l'operaio disoccupato Attila Alberti, 32
anni.
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21 marzo
1950
|
A Lentella (Chieti),
nel corso di una manifestazione si arriva allo
scontro e le forze di polizia uccidono Nicola
Mattia e Cosimo Maciocco.
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23 marzo
1950
|
Ad Avezzano
(Aquila), nel corso di una manifestazione di
protesta per i fatti di Lentella, la polizia apre
il fuoco sui dimostranti, uccidendo Francesco
Laboni.
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23 marzo
1950
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A San Severo
(Foggia), una manifestazione antifascista viene
sciolta dal brutale intervento delle forze di
polizia che aprono il fuoco, uccidendo Michele Di
Nunzio
|
1 maggio
1950
|
A Celano
(Aquila), nel corso di una manifestazione, la
polizia apre il fuoco uccidendo Antonio
Berardicuti e Agostino Paris, mentre altri 12
dimostranti vengono feriti. Il comunista Antonio
d'Alessandro viene ucciso, nelle medesime
circostanze, da fiancheggiatori delle forze di
polizia al servizio degli agrari.
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31 dicembre
1950
|
Secondo
fonti sindacali, il bilancio della repressione a
partire dal luglio 48 alla fine del 50 è di 62
uccisi, 3.126 feriti e 92.169 arrestati per motivi
politici (di cui 19.306 condannati a complessivi
8.441 anni di carcere.
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17 gennaio
1951
|
A Adrano (Ct),
la polizia apre il fuoco sui militanti di sinistra
che protestano contro la visita di Eisenhower,
uccidendo Girolamo Rosano, bracciante 19enne
iscritto alla Cisl e ferendo altre 11 persone fra
i quali, gravissimo, il 16enne Francesco Greco.
Una donna muore per attacco cardiaco, poco dopo la
sparatoria. La prima carica, con uso di armi da
fuoco, avviene davanti alla Camera del lavoro dove
i manifestanti si stavano concentrando, la seconda
contro il corteo, effettuata con mitra e
lacrimogeni. Secondo il quotidiano "L’Unità"
si sarebbe sparato anche dal balcone di tale
Filadelfio Cancio, iscritto al Msi e
dell’avvocato Danielo, già segretario del
Fascio.
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18 gennaio
1951
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A Comacchio
(Ravenna), una manifestazione di protesta contro
Eisenhower, la Nato e per le precarie condizioni
dei braccianti agricoli, viene stroncata dalle
forze di polizia con estrema violenza e l'uso di
armi da fuoco. Nella carica, ordinata verso
mezzogiorno dai carabinieri, all’incrocio fra
corso Garibaldi e via Bonnet, rimane ucciso il
bracciante Antonio Fantinuoli di 61 anni, decine i
feriti fra i quali gravemente Gaetano Farinelli e
il 17enne Eros Bonazza.
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18 gennaio
1951
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A Piana
degli Albanesi, i manifestanti che protestano
contro la visita del generale Eisenhower, al grido
di "non daremo i nostri figli alla guerra
americana" e "via lo straniero",
vengono caricati dai carabinieri con bombe
lacrimogene. I dimostranti riescono a spegnerle e
continuano la protesta. Il maresciallo dei
carabinieri, a questo punto, ordina il fuoco e un
milite spara al bracciante Domenico Lo Greco,
padre di 4 figli che, portato in ospedale, muore
qualche ora dopo.
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19 marzo
1952
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A Villa
Literno (Ce), nel corso di una manifestazione
contadina indetta per protestare contro le
ingiuste assegnazioni delle terre già
dell’Opera nazionale combattenti, le forze di
polizia caricano e uccidono Luigi Noviello, padre
di 8 figli, feriscono gravemente Armando Vitiello
e provocano diversi contusi.
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24 marzo
1952
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A Bologna,
la Corte di assise si pronuncia sulla strage del 9
gennaio 1950 a Modena, scrivendo fra l’altro:
"..Quando la pressione aggressiva era quasi
cessata e la folla stazionava compatta ma inerte,
l’uccisione di Renzo Bersani ed Ennio Garagnani
deve ritenersi conseguenza di uso frettoloso e
lesivo delle armi, senza alcuna necessità perché
i colpiti stavano allontanandosi; ma le indagini
non hanno dato alcun risultato perché nessuno di
coloro che avrebbero assistito all’uccisione…è
stato in grado di fornire elementi utili per la
identificazione degli sparatori o dell’unico
sparatore…".
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7 maggio
1952
|
A
Villamarzana (Rovigo), una riunione indetta
all’interno di una palestra per discutere la
richiesta di lavori di sistemazione nelle zone
disastrate e protestare contro la decisione
prefettizia di ridurre l’assistenza, viene
dispersa dalla polizia che fa irruzione nel locale
malmenando i presenti e fermando 11 persone, fra
le quali il vice sindaco comunista Paiola e il
dirigente della locale Coldiretti, Munari. Per lo
spavento, muore in seguito a un attacco cardiaco
Giovanni Sicchieri.
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30 marzo
1953
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A Bitonto,
durante la protesta nazionale contro la ‘legge
truffa’, la polizia caricando i manifestanti,
colpisce a morte Francesco Ricci di 57 anni, che
morirà alcuni giorni dopo.
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13 luglio
1953
|
La Corte
d’appello di Bologna conferma la sentenza di 1°
grado e condanna alla modica pena di 6 mesi e 15
giorni di reclusione il carabiniere Francesco
Galeati, uccisore della mondina Maria Margotti,
non infliggendo alcuna condanna a carico dei
superiori del Galeati.
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5 novembre
1953
|
A Trieste,
la polizia alleata spara sui manifestanti a favore
del ritorno della città all’Italia, uccidendo
lo studente di 16 anni Pietro Addobbati e il
lavoratore Antonio Zavadil, e ferendo oltre 100
persone di cui uno, Domenico Scoroglia,
gravemente. Il fuoco viene aperto davanti alla
chiesa di S.Antonio, con inseguimento dei
dimostranti anche all’interno del tempio dove si
erano rifugiati per trovare scampo.
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6 novembre
1953
|
A Trieste,
la polizia alleata apre ancora il fuoco sui
dimostranti pro-Italia uccidendo Saverio Montano,
Erminio Bassa, Francesco Paglia e Leonardo Manzi
di 15 anni, e ferendo altre 80 persone. I dati
ufficiali parlano di 82 feriti fra i dimostranti,
oltre ai 6 morti, 79 fra i poliziotti e di 55
fermati come bilancio delle due giornate.
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16 febbraio
1954
|
A Milano,
nel corso di una manifestazione dei lavoratori
dell’Om, le forze di polizia, capeggiate dal
commissario Allitto, aprono il fuoco in piazza
Sant’Ambrogio, mentre una delegazione di
lavoratori attende di essere ricevuta dalla
presidenza dell’azienda, uccidendo l'operaio
Ernesto Leoni e abbandonandosi ad aggressioni
brutali, con l’inseguimento degli operai fin
dentro la basilica.
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17 febbraio
1954
|
A Mussumeli
(Cl), nel corso di una manifestazione popolare di
protesta per la cronica mancanza di acqua e la
pretesa dell’Ente acquedotti di riscuotere
comunque le bollette, le forze di polizia aprono
il fuoco sulla folla davanti al Municipio,
uccidendo Onofria Pellicceri, Giuseppina Valenza,
Vincenza Messina e Giuseppe Cappalonga di 16 anni.
Fra i numerosi feriti, 9 sono gravi e fra loro un
bambino di 7 anni, Baldassare Mistretta.
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17 febbraio
1954
|
A
Barrafranca (Enna), i carabinieri sparano contro i
partecipanti ad una manifestazione contadina,
uccidendo un bambino di 5 anni.
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31 marzo
1954
|
A distanza
di poco più di un mese dall’eccidio, 2.300
poliziotti invadono Mussomeli (Caltanissetta)
perquisendo decine di abitazioni ed operando una
trentina di arresti fra coloro che si erano
adoperati per evitare il massacro o l’avevano
denunciato: fra gli altri, i consiglieri comunali
Calogero Amico e Vincenzo Consiglio, comunisti, il
segretario della Cdl Salvatore Guarino ed il
consigliere democristiano Giovanni Vullo che aveva
sottoscritto un dettagliato esposto alla Procura
della repubblica.
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19 ottobre
1954
|
A
Caltanissetta, viene emessa dal Tribunale una
sentenza per i fatti di Mussomeli dei quali sono
chiamati a rispondere, anziché le forze di stato
responsabili dell’eccidio, 35 cittadini che
manifestavano per la mancanza d’acqua. Viene
condannato il segretario della Camera del lavoro
Salvatore Guarino a 9 mesi e 15 giorni di
reclusione per ‘oltraggio aggravato’; con la
medesima imputazione sono comminate condanne da 6
a 8 mesi per Francesco Catania, Salvatore Mancuso,
Diego Seminatore, Vincenzo Russo, Antonino Collura,
Calogero Castello, Michele Noto, Nicola Cardinali,
Alfonso Caruso, Calogero Amico, Vincenzo
Consiglio, Vincenza Randasso, Vincenza Giovino,
Calogero Immermano, Giuseppe Savia, Vincenzo
Lobrutto, Giuseppe Di Liberto, Marcangelo Lo
Presti, Salvatrice La Rocca, Giuseppe Bonfanti,
Calogero Castello, Gaetano Barba, Eraldo
Martinassi, Giovanni Calà, Concetto Evelino,
Angela Torquato, Giovanna Giovino.
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31 dicembre
1954
|
Secondo
stime dello storico Sereni, la repressione di
classe nel periodo 1 gennaio 1948-31 dicembre 1954
fornisce il bilancio che segue: 75 morti, 5.104
feriti, 148.269 arrestati, 61.243 condannati a
20.426 anni di carcere e 18 condanne
all’ergastolo. I dati sono parziali perché
riferiti a 38 province soltanto.
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4 febbraio
1956
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A Venosa
(Potenza), nel corso di uno sciopero dei
braccianti, le forze di polizia aprono il fuoco
sui dimostranti, uccidendo Rocco Girasole.
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7 febbraio
1956
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A Andria
(Bari), la polizia apre il fuoco su una
manifestazione di braccianti, uccidendo Domenico
Ruotolo e ferendone vari altri.
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20 febbraio
1956
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A Comiso,
un’assemblea di braccianti che protestano per la
mancanza di lavoro viene assalita dalle forze di
polizia, che uccidono Paolo Vitale e Cosimo De
Luca.
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14 marzo
1956
|
A Barletta
(Bari), una folla di circa 4.000 persone accalcata
dinanzi alla sede della Pontificia opera di
assistenza per ritirare pacchi di viveri ed
indumenti, viene caricata dalle forze di polizia
che aprono il fuoco, uccidendo Giuseppe Di Corato,
Giuseppe Spadaro e Giuseppe Lojodice e ferendo
gravemente altri 6.
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30 gennaio
1957
|
A Palermo,
divampa una rivolta all’interno del carcere
dell’Ucciardone. L’intervento della polizia
provoca la morte di un detenuto ed il ferimento di
altri 20.
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9 settembre
1957
|
A San Donaci
(Brindisi), nel corso di una manifestazione di
viticultori, la reazione di un gruppo di giovani
all’arresto di una donna provoca la spropositata
reazione della polizia che apre il fuoco,
uccidendo Luciano Valentini, Mario Celò e Antonio
Carignano.
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31 gennaio
1959
|
A Palermo,
esplode una rivolta nel carcere dell’Ucciardone
contro le disumane condizioni di vita. Le forze di
polizia intervengono facendo largo uso delle armi
da fuoco, uccidendo un detenuto e ferendone
gravemente altri 7
|
30 ottobre
1959
|
A Spoleto,
una manifestazione di protesta per la chiusura del
cotonificio è caricata dalle forze di polizia che
lanciano candelotti lacrimogeni, il fumo dei quali
provoca la morte dell’operaio Arcangelo Fiorelli
che, arrampicato su un palo della luce per ragioni
di lavoro, precipita al suolo.
|
5 luglio
1960
|
A Licata,
una manifestazione popolare contro il carovita e
la mancanza di lavoro è caricata selvaggiamente
dalla polizia. Rimane ucciso Vincenzo Napoli,
mentre cercava di difendere un bambino tenuto
fermo ad un muro e picchiato dai celerini.
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7 luglio
1960
|
A Reggio
Emilia, la polizia interviene contro una massa di
cittadini che segue, all’esterno del teatro dove
si svolge, un comizio contro il governo Tambroni.
Per disperdere la folla di circa 20.000 cittadini,
oltre ai caroselli con le jeep la polizia apre il
fuoco uccidendo Lauro Farioli, Ovidio Franchi,
Marino Serri, Emilio Reverberi e Afro Tondelli. 21
risultano i feriti. Viene arrestato, dopo la
strage perpetrata dalla polizia, Alberto Bedini.
Gli agenti inquisiti saranno assolti
definitivamente nel luglio 1960.
|
8 luglio
1960
|
A Palermo,
il centro è presidiato fin dalle prime ore del
mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero
generale proclamato dalla Cgil. Alle violente
cariche i dimostranti rispondono. Restano uccisi
Francesco Vella, organizzatore delle leghe edili,
mentre soccorre un ragazzo colpito da un
lacrimogeno, Giuseppe Malleo, Rosa La Barbera e
Andrea Cangitano di 18 anni, non si sa se da
poliziotti o mercenari. Una manifestazione indetta
alle 18 davanti a municipio, questura e prefettura
viene respinta con l'impiego di armi da fuoco. Gli
scontri continuano fino a notte, seguiti da
rastrellamenti e pestaggi dei fermati. Bilancio:
300 fermi, centinaia di feriti e contusi, 40
persone medicate per ferite da armi da fuoco.
|
8 luglio
1960
|
A Catania,
nel corso dello sciopero contro il governo
Tambroni, le forze di polizia caricano i
manifestanti con lancio di candelotti lacrimogeni.
Un edile disoccupato, Salvatore Novembre, rimasto
isolato viene massacrato a manganellate e finito a
colpi di pistola. Altri 7 manifestanti rimangono
feriti.
|
11 maggio
1961
|
A Sarnico (Bs),
una manifestazione di protesta da parte degli
operai contro i licenziamenti, viene stroncata dai
carabinieri che aprono, senza alcuna motivazione
plausibile, il fuoco uccidendo il disoccupato
Mario Savoldi.
|
28 maggio
1962
|
A Ceccano (Frosinone),
i carabinieri aprono il fuoco sugli operai del
saponificio Scala, in sciopero da 34 giorni, che
protestano contro i crumiri assunti dalla
direzione. Viene ucciso l’operaio Luigi
Mastrogiacomo e altri 7 rimangono feriti.
|
27 ottobre
1962
|
A Milano,
mentre è in corso una manifestazione contro il
blocco aeronavale imposto dagli Stati uniti a
Cuba, i reparti della Celere caricano i
partecipanti travolgendoli e uccidono,
schiacciandolo contro un muro, lo studente
Giovanni Ardizzone.
|
14 luglio
1964
|
La Corte
d’assise di Milano, presieduta da Paolo
Curatolo, emette la sentenza a carico dei 63
imputati per i fatti di Reggio Emilia del luglio
1960, assolvendo da ogni addebito i poliziotti che
avevano aperto il fuoco contro i manifestanti.
|
12 settembre
1968
|
A Lodè
(Nuoro), nel corso di una manifestazione, i
carabinieri intervengono aprendo il fuoco sui
dimostranti e uccidendo l’operaio Vittorio Giua.
|
2 dicembre
1968
|
Ad Avola
(Siracusa), la Celere apre il fuoco contro una
manifestazione di braccianti, in agitazione nel
quadro di una settimana di scioperi per il rinnovo
del contratto, uccidendo Giuseppe Scibilia e
Angelo Sigona.
|
9 aprile
1969
|
A
Battipaglia (Salerno) viene caricata violentemente
una manifestazione di operai e braccianti dalla
polizia che spara, uccidendo Teresa Ricciardi e
Carmine Citro, 19 anni, e ferendo molti altri
manifestanti. La manifestazione, che aveva
bloccato il traffico sull’Autosole, era stata
indetta nel corso di uno sciopero cittadino, per
protestare contro la chiusura degli stabilimenti
che davano occupazione alla zona (uno per uno,
hanno chiuso i battenti il tabacchificio Santa
Lucia, Baratta, D’Amato, D’Agostino,
Giambardella e il zuccherificio Ziis) e chiedere
terra e lavoro.
|
23 luglio
1969
|
A
Battipaglia, vengono incriminate 119 persone in
relazione alla manifestazione nella quale sono
stati uccisi Citro e Ricciardi, per blocco
stradale, violenza e resistenza a pubblico
ufficiale.
|
27 ottobre
1969
|
A Pisa, la
polizia carica i manifestanti del movimento,
uccidendo con un candelotto lacrimogeno sparato a
tiro teso ed altezza d'uomo lo studente Cesare
Pardini; numerosi altri manifestanti rimangono
feriti. Vengono spiccati 12 mandati di cattura per
‘radunata sediziosa, resistenza, violenza
privata, lesioni aggravate, danneggiamento
aggravato, detenzione, uso e trasporto di
materiali esplosivi’ ; 5 manifestanti (3 operai
e 2 studenti) sono arrestati e tradotti nel
carcere di Livorno, gli altri 7 si rendono
latitanti.
|
28 ottobre
1969
|
Il ministro
degli interni, Franco Restivo, intervenendo al
Senato per riferire sull’uccisione da parte
della polizia dello studente Cesare Pardini, a
Pisa, afferma :"Questi avvenimenti, che
purtroppo hanno avuto la loro vittima, ci
ammoniscono ad opporci all’eversivo operare di
minoranze di facinorosi che, trasformando anche le
più civili manifestazioni in violenti tumulti,
perseguono il fine di turbare gli animi, di
esasperare le passioni e di attentare all’ordine
democratico".
|
30 novembre
1969
|
A Napoli,
nel carcere di Poggioreale, si uccide Domenico
Criscuolo, tassista incarcerato in occasione di
una manifestazione sindacale caricata dalla
polizia, il 13 ottobre. Aveva appena avuto un
colloquio con la moglie, che non sapeva come
procurarsi il denaro per vivere, insieme ai 5
figli.
|
14 luglio
1970
|
A Reggio
Calabria, si verificano dimostrazioni e scontri
tra forze di polizia e popolazione alla notizia
che è stata prescelta la città di Catanzaro come
capoluogo di regione. Nel corso degli scontri la
polizia uccide il ferroviere Bruno Labate.
|
27 settembre
1970
|
A Reggio
Calabria, nel corso di incidenti con i
manifestanti per ‘Reggio capoluogo’, la
polizia uccide Angelo Campanella.
|
9 novembre
1970
|
Ad Avola
(Siracusa), il giudice istruttore Dionisio
Mangiacasale invia 85 mandati di comparizione ad
altrettanti braccianti, per i reati di ‘blocco
stradale’, ‘resistenza a pubblico ufficiale’,
‘violenza’, a seguito della repressione
poliziesca del 2 dicembre 1968
|
12 dicembre
1970
|
A Milano, la
polizia guidata dal vice questore Vittoria carica
con lacrimogeni e pestaggi un corteo indetto dalla
sinistra extraparlamentare nell'anniversario della
‘strage di Stato’, e per solidarizzare con i
militanti dell’Eta sotto processo a Burgos,
uccidendo Saverio Saltarelli di 22 anni,
provocando decine di feriti fra i quali il
giornalista Giuseppe Carpi, colpito da un
proiettile. Per la morte di Saltarelli saranno
successivamente inquisiti il capitano dei
carabinieri Antonio Chirivi e il capitano di Ps
Alberto Antonietti.
|
2 febbraio
1971
|
A Foggia,
nel corso di uno sciopero la polizia apre il fuoco
uccidendo il bracciante Domenico Centola.
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6 giugno
1971
|
A Milano,
nel corso dello sgombero di una palazzina Iacp di
via Tibaldi, occupata da decine di famiglie
operaie, il denso fumo provocato da decine di
candelotti lacrimogeni sparati dalle forze di
polizia provoca la morte di Massimiliano Ferretti,
di 7 mesi, malato di cuore e affetto da bronchite.
|
12 giugno
1971
|
A Palermo,
un attivista del Partito repubblicano, Michele
Guaresi di 32 anni, viene ucciso con un colpo di
pistola da un agente di Ps perché sorpreso ad
affiggere manifesti elettorali del suo partito
dopo il termine consentito.
|
17 settembre
1971
|
A Reggio
Calabria, nel corso di incidenti con dimostranti
per Reggio capoluogo, le forze di polizia fanno
uso di armi da fuoco uccidendo Carmelo Jaconis.
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11 marzo
1972
|
A Milano, la
Questura autorizza un raduno della maggioranza
silenziosa che raccoglie alcune centinaia di
persone a piazza Castello; a margine di questa
manifestazione, vengono malmenati un cronista del
"Giorno" e un fotografo. La Questura
vieta per contro la piazza alla sinistra
extraparlamentare che vuole manifestare per la
libertà di Valpreda e contro il governo Andreotti
e la ‘strage di Stato’. I giovani si radunano
egualmente in vari punti della città ed impegnano
la polizia, tenendo il centro per tutto il
pomeriggio. Rimane ucciso da un candelotto
lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo dalla
polizia, il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la
sua morte verrà incriminato per ‘omicidio
colposo’, il capitano di Ps Dario Del Medico,
condannato in primo grado e, infine, assolto in
appello perché ‘il fatto non costituisce
reato’) e si contano 40 feriti. Nei giorni
seguenti, perquisizioni a tappeto, la Questura
annuncia 99 arresti: fra essi, il nostro compagno,
Luigi Cipriani, ‘comandante’ delle forze di
piazza, che dovrà rendersi latitante per sfuggire
all’arresto, nonché l’avvocato Leopoldo Leon,
non presente ai fatti, che raccoglieva
testimonianze sul comportamento della polizia, per
‘concorso ideologico nei reati di resistenza
aggravata e devastazione’.
|
5 maggio
1972
|
A Pisa, le
forze di polizia caricano i militanti della
sinistra extraparlamentare che contestano il
comizio del missino Niccolai, provocando decine di
feriti e procedendo a 20 arresti. Fra questi,
l’anarchico Franco Serantini di vent’anni, che
al momento del fermo viene selvaggiamente percosso
con i calci dei fucili, pugni e calci. Morirà due
giorni dopo nel carcere di Pisa, privo di cure,
per frattura della scatola cranica. Il pretore
condannerà il capitano di Ps Amerigo Albini e
l’agente Giovanni Colantoni a 6 mesi e 10 giorni
di reclusione per ‘falsa testimonianza’. Anche
a Bergamo, le forze di polizia caricano
violentemente i militanti di sinistra che
contestano il comizio del missino Tremaglia,
provocando il ferimento di 15 giovani.
|
23 gennaio
1973
|
A Milano, in
serata 100 poliziotti agli ordini del vice
questore Paolella e Cardile e del tenente Vincenzo
Addante circondano la Bocconi contro una
manifestazione di studenti del movimento, indetta
per protestare contro i provvedimenti repressivi
della libertà di riunione, adottati sulla scia di
quelli alla Statale. Un agente di Ps apre il fuoco
contro i manifestanti in fuga, colpendo a morte lo
studente Roberto Franceschi. Rimane ferito anche
l’operaio Roberto Piacentini, al quale una
pallottola sfiora un polmone. Il giorno
successivo, in gravissime condizioni, verrà
incriminato per ben 5 reati. Si verifica nei
giorni successivi un rimbalzo di responsabilità
per l’intervento della polizia fra il rettore
Giordano Dell’Amore e la Questura, che avanza la
versione dell’ ‘agente in preda a raptus’.
|
24 febbraio
1974
|
A Firenze,
nel corso di una protesta inscenata dai detenuti
nel carcere cittadino Le Murate, un secondino
uccide con una raffica di mitra Giancarlo Del
Padrone, di 20 anni, mentre altri 4 rimangono
feriti.
|
10 maggio
1974
|
Ad
Alessandria, una rivolta dei detenuti che avevano
preso degli ostaggi, viene stroncata dal
procuratore generale di Torino, Carlo Reviglio
Della Veneria e dal generale dei carabinieri Carlo
Alberto Dalla Chiesa che ordinano un attacco
militare che si conclude con l’uccisione di 2
detenuti, di 2 secondini, del medico del carcere e
di una assistente sociale.
|
8 settembre
1974
|
A Roma, si
rinnovano gli interventi repressivi della polizia
nel quartiere san Basilio contro gli occupanti di
case, anche con l’uso di armi da fuoco che
uccidono il militante di sinistra Fabrizio Ceruso.
|
17 aprile
1975
|
In molte
città, si svolgono manifestazioni di protesta per
l’uccisione di Claudio Varalli da parte del
fascista Braggion. A Milano, la manifestazione è
repressa dalla polizia con ampio uso di armi da
fuoco. Un manifestante, l’insegnante Giannino
Zibecchi di 27 anni, è ucciso da un camion dei
carabinieri guidato dal milite Sergio Chiairieri,
salito sul marciapiede per caricare i
partecipanti. I tre militi inquisiti per
l’uccisione saranno definitivamente scagionati
nel novembre 1980.
|
18 aprile
1975
|
A Firenze,
una manifestazione antifascista organizzata
dall’Anpi è attaccata dalla polizia con l’uso
di armi da fuoco. Un agente di Ps, Orazio Basile,
uccide Rodolfo Boschi e ferisce Alfredo Panichi.
Al processo che ne seguirà, l’agente sarà
condannato a 8 mesi con la condizionale per
‘eccesso colposo di legittima difesa’; 10 anni
di reclusione sono inflitti invece a Francesco
Panichi, imputato di reati minori.
|
16 maggio
1975
|
A Napoli, la
polizia carica i disoccupati che hanno occupato la
sala consiliare del Comune, provocando 34 feriti e
travolgendo con un automezzo Gennaro Costantino,
determinandone la morte. Numerosi sono gli
arrestati fra i dimostranti, che si sono difesi
con sassaiole, impegnando la polizia in scontri.
|
7 luglio
1975
|
A Roma, il
vicebrigadiere di Ps Antonio Tuzzolino, recatosi
con altri nell’appartamento di Anna Maria
Mantini, sospettata di appartenere ai Nap, la
uccide con un colpo di pistola in fronte, senza
alcuna motivazione logica essendo la ragazza
disarmata. La comunicazione giudiziaria a suo
carico il giorno successivo, non avrà alcun
seguito rivestendo un carattere meramente formale.
Lo stesso giorno nella capitale, un agente di
Ps uccide Rosaria Palladino di 25 anni, perché
aveva sospettato che tenesse nella borsetta una
pistola.
|
16 luglio
1975
|
Il
quotidiano comunista "L’Unità"
riporta uno stralcio dell’ordinanza istruttoria
sulla morte di Saverio Saltarelli, che vede come
indiziati di reato il capitano dei carabinieri
Antonio Chirivì e il capitano di Pubblica
sicurezza Alberto Antonietti. Il magistrato
ammette che da parte degli organi giudiziari e di
polizia "è evidente che fu posto in essere
un ostruzionismo sottile, bizantino, fondato su
manipolazioni procedurali, che ha avuto quale
unico effetto quello di allontanare nel tempo
l’accertamento della verità".
|
22 novembre
1975
|
A Roma, nel
corso di una manifestazione a favore della
liberazione dell’Angola dal dominio portoghese,
i carabinieri aprono il fuoco uccidendo il
diciottenne Pietro Bruno e ferendo gravemente
altri 3 militanti di sinistra. Per l’uccisione
di Bruno saranno inquisiti il sottotenente dei
carabinieri Saverio Bosio, il carabiniere Pietro
Colantuono e l’agente di Ps Romano Tammaro. Il
giudice istruttore Pasquale Lacanna nella sua
ordinanza di proscioglimento scriverà: "se
per la difesa dei superiori interessi dello Stato,
congiuntamente alla difesa personale, si è
costretti ad una reazione proporzionata alla
offesa, si può compiangere la sorte di un
cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore
degli anni ma non si possono ignorare fondamentali
principi di diritto. La colpa della perdita di una
vita umana è da ascrivere alla irresponsabilità
di chi, insofferente della civile vita
democratica, semina odio tra i cittadini".
|
14 marzo
1976
|
A Roma,
davanti all’Ambasciata spagnola è stata indetta
una manifestazione antifranchista dalla sinistra
rivoluzionaria e movimento studentesco, caricata
dalla polizia che si lancia in caroselli al Pincio
ed uccide un anziano, l’ingegner Marotta, che
passeggiava in via Belvedere, e ferisce uno
studente.
|
7 aprile
1976
|
A Roma, in
occasione della trattazione in Cassazione del caso
Marini, per il quale è riconfermata la condanna,
manifestano gli anarchici e la sinistra
rivoluzionaria dinanzi al ‘Palazzaccio’ e al
ministero di Grazia e giustizia. Il secondino
Domenico Velluto, in servizio dinanzi al
ministero, spara contro alcuni giovani che avevano
lanciato delle bottiglie molotov contro
l’edificio, uccidendo con un colpo alla nuca il
21enne Mario Salvi.
|
1 luglio
1976
|
A Milano,
viene condannato per omicidio colposo, in
relazione alla morte di Saverio Saltarelli, il
capitano di Ps Alberto Antonetti a 9 mesi con la
concessione delle attenuanti generiche, la
sospensione condizionale della pena e la non
menzione.
|
19 gennaio
1977
|
Il Tribunale
di Pisa modifica la sentenza emessa dal pretore il
1 ottobre 1975, assolvendo il capitano di Ps
Amerigo Albini e l’agente Giovanni Colantoni
accusati di ‘falsa testimonianza’ per la morte
di Franco Serantini.
|
11 marzo
1977
|
A Bologna,
la polizia carica i militanti di sinistra e del
movimento che manifestano per le vie cittadine. I
carabinieri aprono il fuoco, uccidendo Pier
Francesco Lorusso di Lotta continua. I giovani
continuano a manifestare, caricati a più riprese.
Sono arrestate in seguito agli scontri 45 persone
fra cui Renato Resca, Nicola Rastigliano, Diego
Benecchi, Alberto Armaroli, Mauro Collina,
Raffaele Bertoncelli, Giancarlo Zecchini, Albino
Bonomi, Fausto Bolzani, Carlo Degli Esposti, fra
gli altri. Per la morte di Lorusso sarà inquisito
il capitano dei carabinieri Pietro Pistolese.
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22 marzo
1977
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A Roma,
l’agente di Ps Claudio Graziosi è ucciso su un
autobus mentre tenta di arrestare Maria Pia
Vianale, senza darsi conto che accanto vi è un
suo compagno armato. In seguito al fatto, la
polizia scatena una caccia all’uomo, nel corso
della quale viene uccisa ‘per errore’ Angelo
Cerrai. .
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8 aprile
1977
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A Firenze,
è condannato in relazione all’uccisione di
Boschi, qualificata come ‘omicidio colposo in
eccesso di legittima difesa’, l’agente Orazio
Basile alla pena assai mite di 8 mesi con la
condizionale.
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12 maggio
1977
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A Roma, la
polizia carica una dimostrazione pacifica,
organizzata dai radicali per ricordare la vittoria
del referendum sul divorzio, facendo largo uso di
armi da fuoco ed uccidendo Giorgiana Masi,
diciannovenne, e ferendo altri 7 giovani, tra i
quali Elena Ascione. Fra gli agenti di Ps che
aprono il fuoco viene ritratto in una foto
Giovanni Santone, in forza alla squadra mobile.
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7 luglio
1977
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A Roma, il
Tribunale assolve il secondino Domenico Velluto
dall’accusa di ‘omicidio preterintenzionale’
nei confronti di Mario Salvi, per "aver fatto
uso legittimo delle armi".
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22 ottobre
1977
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La sezione
istruttoria della Corte di appello di Bologna
annulla il mandato di cattura a carico del
carabiniere Massimo Tramontani, accusato di aver
ucciso Francesco Lorusso l’11 marzo 1977.
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7 gennaio
1978
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A Roma, in
via Acca Larentia, le forze di polizia
intervengono contro i militanti del Msi che
manifestano per protestare contro l’uccisione di
Stefano Bigonzetti e Francesco Ciavatta da parte
di avversari politici rimasti ignoti. La polizia
fa uso delle armi da fuoco e uccide Stefano
Recchioni: per questa morte sarà inquisito il
capitano dei carabinieri Sivori, successivamente
prosciolto da ogni addebito.
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3 gennaio
1979
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A Roma, una
pattuglia di carabinieri ferisce in modo grave,
sparandogli, Alberto Di Cori, impegnato a
tracciare scritte sui muri nelle vicinanze della
residenza privata di Giulio Andreotti.
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10 gennaio
1979
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A Roma, nel
corso di incidenti con le forze di polizia, viene
ucciso con un colpo di pistola alle spalle, il
militante missino Alberto Giaquinto, di 18 anni.
La polizia si discolperà affermando che il
giovane era armato, ma sarà smentita dalle
risultanze processuali.
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18 luglio
1979
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A Milano, al
processo per la morte di Franceschi, sono assolti
gli agenti incriminati per la impossibilità, a
giudizio del Tribunale, di stabilire la dinamica
dei fatti; assolti con formula dubitativa anche i
manifestanti Piacentini e Cusani. L’unica
condanna è per ‘falsa testimonianza’, al
capitano Savarese e all’agente Puglisi.
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1 febbraio
1980
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A Roma, i
carabinieri uccidono Maria Minci, nel quartiere
Montesacro, nel corso, affermeranno
successivamente, di un’operazione anti
terrorismo, per ‘errore’.
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6 gennaio
1981
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A Roma, nel
corso di un controllo anti- terrorismo, la Digos
uccide ‘per errore’ Laura Rendina.
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28 luglio
1981
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A San
Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), agenti di
polizia in borghese appostati sotto l’abitazione
di Roberto Peci, uccidono Vincenzo Illuminati che,
in compagnia della fidanzata, non si era fermato
all’alt temendo di avere a che fare con dei
banditi.
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3 dicembre
1981
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A Roma, il
giudice istruttore Ettore Torri rinvia a giudizio
per ‘eccesso colposo nell’uso delle armi’
l’appuntato di Ps Alessio Speranza che, il 10
gennaio 1979, aveva ucciso sparandogli alla nuca,
il giovane missino Alberto Giaquinto,
diciassettenne.
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9 marzo 1985
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A Trieste,
nel corso dell’operazione finalizzata
all’arresto dell’autonomo Pietro Maria Greco,
alla quale partecipano l’agente di Ps Mario
Passanisi, il vice ispettore Giuseppe Guidi,
l’agente di Ps Nunzio Romano in forza al Sisde
ed altri, il giovane viene ucciso benché non
avesse opposto resistenza e fosse disarmato.
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20 febbraio
1986
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A Milano, la
polizia uccide nel corso di un’operazione di
ordine pubblico il militante di Democrazia
proletaria Luca Rossi.
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20-21 luglio
2001
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A Genova, in
una città blindata in occasione del vertice dei
G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno
precedente con il ‘corteo dei migranti’,
mentre la città è affollata di giovani e non,
che hanno risposto all’appello lanciato dal
‘Genoa social forum’, dalle ‘Tute bianche’,
Rifondazione comunista, Campo antimperialista e
altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare
lo strapotere dei grandi. Oggi le ‘Tute
bianche’ hanno inscenato lo sfondamento della
rete che protegge la ‘zona rossa’ nel giorno
della ‘disobbedienza civile’. Da una
camionetta di carabinieri, circondata da alcuni
ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte
un proiettile che colpisce alla testa Carlo
Giuliani, 23 anni. Per inscenare l’incidente,
non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la
retromarcia e la camionetta passa sul corpo del
ragazzo, già caduto a terra in una pozza di
sangue. Il giorno seguente, 200.000 persone
accorrono per la dimostrazione finale unitaria e
per protestare contro l’uccisione del ragazzo.
Le forze di polizia prendono a pretesto l’azione
di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le
vetrine di alcune banche e bruciano macchine di
lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e
pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti,
per la gran parte indifesi e privi di servizi
d’ordine. Diverse testimonianze parlano di
infiltrati. La giornata si chiude con un altro
pestaggio nelle scuole messe a disposizione dal
Comune per accogliere i giovani, operato dalle
forze di polizia, che operano decine di arresti e
provvedono altresì ad effrangere, nella scuola
adibita a sede del Genoa social forum i computer,
asportare il materiale fotografico e video che gli
organizzatori hanno raccolto per documentare le
violenze della polizia e la morte del giovane.
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